
‘Per rientrare all’Hotel Etoile i petrolieri devono passare sui nostri corpi!’ (foto di David Maurel)
21 aprile 2016 – Alla vigilia della cerimonia ufficiale di ratifica dell’Accordo di Parigi prevista a New York per il 22 aprile, giorno dedicato alla terra, più di 300 attivisti del clima hanno disturbato il Summit del Petrolio – in cui ci si interroga su come tutelare i guadagni di questo settore – per ricordare l’impegno di contenimento del riscaldamento sotto i 2° preso lo scorso dicembre.
Decine di persone si sono sdraiate in terra all’interno di sagome di vernice bianca come quelle disegnate dalla polizia intorno ai cadaveri su una scena del crimine: il delitto però questa volta è contro il pianeta, come scritto su dei nastri intorno alla zona della protesta..

Foto di David Maurel
Questo episodio non è che un piccolo assaggio dell’ondata di manifestazioni pacifiche di protesta ambientale che varie organizzazioni come breakfree2016.org, Action Non Violente COP21, Ende Gelände, Reclaim the Power hanno in progetto di attivare tra la fine di aprile e la metà di maggio nei diversi continenti per ribadire che 80% dei combustibili fossili, carbone, gas e petrolio, deve restare dov’è, cioè sotto terra. Si tratta di semplici cittadini che prendono il coraggio a due mani per opporsi proprio là dove spadroneggiano gli inquinatori: questa ondata mondiale di disobbedienza climatica è partita a Parigi durante COP21 e intende rendere la vita difficile a tutte quelle multinazionali del fossile che sono determinate ad incrementare le loro sconsiderate attività estrattive. Questo eterogeneo movimento internazionale per il clima contro l’industria delle energie inquinanti vuole prendere la situazione in mano e tentare di riscrivere la storia con azioni definite ‘indispensabili e necessarie’.
Si inizierà a manifestare il 30 aprile in Galles, per quattro giorni, cioè fino al 4 maggio, vicino a Nant Llesg dove la multinazionale Miller Argent, grazie alla complicità con il governo, ha in progetto di scavare una enorme miniera di carbone nonostante una moratoria per le miniere a cielo aperto votata dall’Assemblea Gallese.
Il 15 maggio i movimenti a supporto della vita in Turchia si incontreranno ad Aliaga, un’area che è il simbolo dell’inquinamento dovuto alle fossili fin dagli anni sessanta per protestare contro l’installazione di nuovi impianti inquinanti che avvelenerebbero aria. acqua e suolo mettendo in pericolo la salute e lasciando solo macerie e scarti come risultati
In Canada, sulle acque e sulle coste di Vancouver, il 13 e 14 maggio gli attivisti del clima manifesteranno contro l’installazione del gasdotto Kinder Morgan la cui approvazione dovrà essere decisa proprio a maggio dalla Commissione per Energia Nazionale: questa infrastruttura, destinata a sfruttare le sabbie bituminose, non farebbe che ritardare la conversione alle energie verdi, oltre che a costituire un potenziale pericolo per sversamenti pericolosi nell’ambiente.

(foto di David Maurel)
Negli Stati Uniti vi è una serie consistente di eventi che vanno da quello del 14 maggio ad Albany, il quale vuole fermare ‘la bomba’ del treno del crudo che la attraversa, a quello del 7 maggio a Philadelphia contro la Philadelphia Energy Solution e altre compagnie di gas e petrolio, a quello di Washington DC del 15 maggio per dire no ad ulteriori estrazioni di fossili, contemporaneo ad una manifestazione simile a Chicago. Denver si mobiliterà invece per due giorni, il 12 e il 14, contro un’asta di carburanti fossili organizzata dal Bureau of Land Mangement per chiedere la sospensione dell’estrazione delle energie inquinanti. Seattle si mobiliterà per tre giorni, il 13,14 e 15, per ribadire che le raffinerie di Shell e Tesoro, le maggiori fonti di inquinamento del nord est, devono lasciare il passo alle rinnovabili. Gli attivisti si mobiliteranno anche a Los Angeles il 14 per contestare la necessità data per scontata che la California non possa fare a meno dell’industria di gas e petrolio.
Il Brasile sta organizzando diverse manifestazioni tra il 2 ed il 15 di maggio sia in Amazzonia che nel sud, nel sud-est e nel nord-est, lo stesso accadrà in Nigeria. In Sud Africa, le azioni saranno due: la prima il 12 di maggio a Emalahleni, dove centinaia di persone si riuniranno per discutere sugli effetti del clima sulle loro vite, mentre la seconda sarà il 14 a Johannesburg, dove è prevista una protesta presso la residenza dei Gupta, una potente famiglia locale che è sospettata di aver ottenuto in maniera illegale una commessa di fornitura alla Eskom, la compagnia elettrica pubblica, grazie all’acquisizione di una miniera di carbone.
Anche le Filippine contano di organizzarsi quanto prima, e l’Indonesia invita i suoi attivisti a tenersi pronti. L’Australia progetta una manifestazione nelle acque del mare di fronte a Newcastle per il 7 maggio, e la Nuova Zelanda sta mettendo a punto i dettagli delle proprie manifestazioni che si terranno a Auckland, Dunedin, Wellington e Christchurch.
Chiunque voglia organizzare la propria forma di protesta, può registrarla sul sito di breakfree2016.org: chissà se Genova e dintorni sono interessati….. . Anche se, visti i risultati del referendum per fermare le trivelle nei nostri mari, forse sarà difficile trovare attivisti che vogliano davvero sganciarsi dal fossile.
(le foto sono del gruppo Les Amis de la Terre, scattate da David Maurel)
Per il clima mi batto con poco. Reagisco al nulla dei politici con un grande impegno a favore della pace che non sanno portare.