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Doveva essere “un dibattito grande quanto il Paese”. Le intenzioni erano buone, buono il lavoro che c’è stato dietro; grafica e sito web funzionali e funzionanti, sistema di elaborazione dati che si trasforma in software; 2040 dibattiti dal vivo tra quelli organizzati dai cittadini e quelli in 40 tappe del tour ufficiale, 1 milione e 300 mila accessi al sito, 115 position paper (tra cui quello della Rete nazionale dei Docenti Giornalisti Nell’Erba per la Cultura Ambientale), 6000 email, 45.000 commenti rapidi, tantissimi like… Insomma, la consultazione sulla buonascuola, dice il ministro Stefania Giannini, è stata la “più grande d’Europa”. Certamente vero, ma i 130 mila questionari compilati corrispondono solo al 1,5% della popolazione scolastica, ossia ad una minima percentuale dei 7,8 milioni di studenti dai 3 ai 18 anni più i 800 mila docenti (genitori esclusi). I dati statistici comunque sono certamente interessanti, da prendere in considerazione.

buonas2 Fuori, un gruppo di docenti in protesta che da mesi cercavano di esser ricevuti dal ministro.

 

buonas3 Dentro, l’accoglienza trionfale della Giannini da parte di un’orchestra di giovani alunni.

I numeri forniti il 15 dicembre dal Miur alla presentazione dei risultati della Buona Scuola, pur se elaborati “in modo scientifico, tanto da divenire un software”, non sono del tutto chiari. Si parla di 4790 proposte totali nel dibattito online (stanze online) ma non abbiamo individuato esattamente cosa si intenda per dibattito e proposte. 2.040 dibattiti sul territorio e 12mila conclusioni dei dibattiti: conclusioni? Si dice di aver raggiunto percentuali variabili di scuole e di docenti nelle varie regioni, ma non si capisce bene cosa si intenda per raggiunti.

I contenuti. Cosa chiedono coloro che hanno compilato i questionari? Ecco i temi ricorrenti: educazione civica, educazione psicologica, intelligenza emotiva, sport, revisione dei cicli e revisione delle materie insegnate. Di cosa hanno parlato di più i coinvolti? Beh, al primo posto c’è la questione della valutazione. Poi, la Formazione dei docenti. A scendere, alternanza, docenti, reclutamento, investimenti, curricolo, lingue, studenti, innovazione, merito, retribuzione, presidi, competenze, organi collegiali, scuola digitale, Gae, edilizia scolastica, programmi… Molti dei “compilanti”, a giudicare dagli argomenti, dovrebbero essere insegnanti. Secondo gli analisti del Miur, sono piaciuti, nella buonascuola, l’obbligatorietà della formazione dei docenti, il ruolo delle reti di scuole, il rapporto tra formazione e crescita professionale. Rischi e dubbi a cui pensano i compilatori sono, invece, il creditificio, l’individuazione dei valutatori, il ruolo del mentor, il rischio competizione e non, la necessità di risorse terze.

Abilitazione: il 72% delle risposte è per cambiare il percorso rafforzando le discipline di base, le lingue e il digitale.

Come far crescere gli stipendi dei docenti? Il 46%  di coloro che hanno compilato il questionario chiede un sistema misto merito/anzianità, il 35% solo per merito, il 14% solo per anzianità. La carriera dei docenti? Non è solo progressione economica: pluralità di ruoli, valorizzare la collegialità e le attività collaborative tra docenti, dicono le conclusioni. “Gli insegnanti quindi devono  essere sempre più competenti, formati e motivati. Ma quale lavoratore e quale uomo può esserlo senza avere una controparte?  Nella riforma non si spiegano le possibilità di avanzamenti di carriera. All’estero gli insegnanti possono avanzare di livello, in Italia, nei fatti, i docenti hanno un contratto bloccato da anni.  E si intende anche abolire lo scatto di stipendio per anzianità? Forse è il caso di cominciare a pensare ai docenti non come a dei volontari o filantropi, ma come dei comuni mortali con esigenze, sensibilità e ambizioni”, dice una docente a nome di tanti.

Cosa significa buon docente? Secondo i partecipanti al sondaggio, è importante la qualità del lavoro fatto in classe, la capacità di collaborare con i colleghi, il lavoro per migliorare la qualità della scuola. Ma gli organi collegiali della scuola, secondo l’89% dei rispondenti, vanno modificati: più dirigenti, uno in ogni scuola, e maggiore partecipazione dei genitori.

E’ emersa forte la necessità di lavorare sul riconoscimento della carriera dei docenti sia per merito che per titoli ma continua a non essere chiaro come e chi dovrebbe valutare i docenti.  Emerge, dalla consultazione, anche la richiesta di una maggiore formazione in particolare per i più giovani. Altra priorità è l’assoluta necessità di una vera conoscenza  di una lingua straniera: “sembra che gli italiani non riescano ad imparare bene una lingua straniera, nessuno ha mai fatto un confronto però tra le ore dedicate a queste materie “fondamentali “ in Italia e quelle di altri paesi europei”, è il commento di una docente.

Importante è stata la richiesta di una Scuola fondata sul lavoro. E’ stato chiesto che i Tecnici e i Professionali possano impostare in modo più efficace l’alternanza scuola lavoro con investimenti ma anche con semplificazione del metodo. Per facilitare questo processo è stato proposto dagli insegnanti di attuare sgravi fiscali per le imprese che investono in percorsi scolastici.

Cosa potenziare? Inglese (92%), Educazione fisica (81%), storia dell’arte (77%) pensiero computazionale (78%). E soprattutto, “inaspettatamente, Educazione civica, come cittadinanza attiva, educazione ambientale, competenze relazionali, educazione all’affettività”, fondamentali per formare un cittadino competente e con capacità critiche. “A sorpresa”, dice il ministro. Altro che sorpresa. Viene richiesto a gran voce il potenziamento di Educazione ambientale. Ma non ci meraviglia che sia stata una richiesta inaspettata: avevamo già notato che la proposta di riforma non citava minimamente l’importanza di una cultura ambientale. Da qui il documento scritto dalla Rete Nazionale Docenti GNE  e inviato per inserire nella scuola questo insegnamento, considerato fondamentale per l’orientamento scolastico e lavorativo dei giovani.

Farà qualcosa il Miur? Ascolterà la voce dei “rispondenti”? Prenderà in considerazione la proposta dei docenti Giornalisti Nell’Erba? Si renderà conto della necessità impellente di formare cittadini consapevoli sulle questioni climatiche, energetiche, sulla cura del pianeta prima che questo ci si avventi contro, come del resto sta già facendo? Introdurrà la Cultura ambientale, come del resto è previsto  dalla Strategia      UNECE           per l’educazione allo sviluppo sostenibile (Vilnius 2005)? Penserà alla formazione anche di quei futuri cittadini-lavoratori che solo nel green avranno sbocchi? Individuerà strategie educative per proteggere e valorizzare il patrimonio territoriale italiano? La Rete nazionale dei Docenti Giornalisti Nell’Erba ha indicato una strada, concreta, realizzabile, senza stravolgimenti. Attende di poterne discutere con il ministro. Accadrà?

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La conclusione del ministro Giannini: “La scuola è la priorità del governo. La consultazione è stato un lavoro enorme, ma ora viene il bello, perché bisogna dare risposte. Nei primi mesi dell’anno si scriverà un provvedimento legislativo che dovrà tener conto delle proposte e delle idee uscite dalla consultazione. Per il 1 settembre 2015 è previsto il passaggio governativo e legislativo della Buona scuola. La consultazione è un pezzo importante ma di un processo più grande il cui obiettivo è un patto educativo”. Un patto che prevede anche il futuro reale degli under 18?

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giornalista professionista, è direttore responsabile di Giornalisti nell'Erba, componente dell'ufficio di presidenza FIMA (Federazione Italiana Media Ambientali) e membro Comitato Scientifico per CNES UNESCO Agenda 2030. Presidente de Il Refuso a.p.s.. In precedenza ha lavorato come giudiziarista per Paese Sera, La Gazzetta e L'Indipendente. Insieme a Gaetano Savatteri ha scritto Premiata ditta servizi segreti (Arbor, 1994). Collabora con La Stampa.

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