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Quanto è pericoloso il TTIP? La trasmissione Report del 19 ottobre non è stata tranquillizzante come la pubblicità della RAI  o le dichiarazioni ufficiali alla conferenza sul trattato del 14 ottobre a Palazzo Colonna. La trasmissione è stata attaccata in un articolo filogovernativo sul Lo Spazio della Politica. Tra le  accuse vi sono l’aver trascurato lo sforzo enorme di trasparenza da parte della UE e il non aver sentito l’opinione di parlamentari europei.

Trasparenza? Se ce n’è stata non è certo nei negoziati: secondo il Corporate European Observatory  infatti dal gennaio 2012 all’aprile 2013 su 130 incontri sul trattato 113 (più del 93%) sono stati quelli con multinazionali grandi lobby (8 presentazioni ufficiali, 105 a porte chiuse), inoltre mentre gli incontri con rappresentanti della società civile si limitavano a sezioni informative quelli con lobby e industrie erano di preparazione per il negoziato; e secondo Friends of the Earth Europe dal luglio 2013 a febbraio 2014 si è protratta l’esclusione di associazioni civili.

Certo che un intervista a dei Membri del Parlamento Europeo sarebbe interessante, soprattutto se si lasciassero parlare quei MEPs che hanno protestato proprio contro il divieto di accedere ai documenti delle negoziazioni.

Un’altra notizia interessante che l’informazione pro-TTIP si è ben guardata dal dare è che le ricerche citate da fonti governative per provare la positività del TTIP, quella del CEPR e di Ecorys possono far sorgere qualche dubbio sulla loro oggettività visto che, non solo entrambe queste società  sono sul libro paga della UE, ma che il CEPR ha tra i suoi sostenitori le maggiori banche europee e anche il Meccanismo Europeo di Stabilità e la JP Morgan.

Le ricerche del CEPR e Ecorys, comunque, usano  modelli economici come il CGE (Computable General Equilibrium) che escludono i tassi di occupazione e disoccupazione, mentre una altra ricerca del Global Development and Environment Institutes Tuft University del Massacchussets fatta da Capaldo usa il modello GPM (Global Policy Model) del’ONU che tiene conto dell’effetto di trattati come il NAFTA su lo spostamento dei lavoratori.  Stando a questa ricerca per ogni posto di lavoro che trattati come NAFTA e, quindi TTIP, creano, ne vengono distrutti quasi 3 (2,8 per precisione): le perdite di posti di lavoro in Europa potrebbero ammontare a  600.000. Un costo insostenibile a meno che gli stati non sostengano economicamente i lavoratori che perdono il posto – il che, data la situazione negativa di tutta l’economia euro e i tagli agli investimenti pubblici chiesti da MES e pareggio di bilancio, sembra improbabile.

Eric Barbizzi

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