5 settembre 2015 – Ieri si è chiuso il penultimo round degli incontri dell’ADP (Ad-hoc Working Group on the Durban Platform for Enhanced Action), ovvero del gruppo di negoziazione impegnato a raggiungere l’accordo di base che consenta a COP21 di arrivare ad un’intesa mondiale per restare sotto i 2 ° C di innalzamento delle temperature. Nella conferenza stampa, tenutasi per illustrarne i risultati, si sottolineino diversi aspetti positivi, come per esempio la grande collaborazione che ha consentito il reperimento di fondi per garantire la partecipazioni delle delegazioni dei paesi più poveri a tutti gli incontri, il raggiungimento di un quadro di insieme delle posizioni dei vari paesi molto chiaro che dovrebbe consentire di accelerare i lavori e permettere ad ogni partecipante di essere in grado di modificare le proprie proposte e, infine, l’impegno la preparazione di un report per ottobre da utilizzare a Parigi. La sintesi dei negoziati a cui si è arrivati si articola in diverse sezioni, che vanno dalle azioni di mitigazione a quelle di adattamento ed agli aspetti finanziari: ognuna di esse presenta criticità specifiche.
Nell’intervento di conclusione dei lavori dell’ADP, l’ambasciatore Perù, che condivide la co-presidenza con la Francia, ha evidenziato, infatti come i ‘progressi raggiunti non siano stati né sufficienti né uniformi ‘ e il ritmo di lavoro ‘non sia né sufficiente né adeguato’. Ha anche ribadito come il documento da preparare debba essere ‘clear, concise, consistent and comprehensive’, ovvero inclusivo e non esclusivo in modo da correggere gli squilibri che lo caratterizzano.
Tale preoccupazione riflette la situazione che emerge dai 25 INDC (Intendend Nationally Determined Contribution – ovvero le dichiarazione delle azioni che ogni paese intende intraprendere per contribuire alla riduzione del CO2 globale) fin ora consegnati, i quali, secondo uno studio di quattro organizzazioni di ricerca sul clima, fanno supporre che, allo stato attuale, non ci siano molte speranze che si possa contenere il riscaldamento globale entro i 2° previsti. Infatti secondo CAT, Climate Action Tracker, autore della ricerca, le emissioni aggregate di 16 INDC esaminati coprono già 64,5% di emissioni che ci possiamo permettere: solo in caso di una riduzione di emissioni di 12-15 giga tonnellate entro il 2025 e di 17-21 giga tonnellate entro il 2030 sarà possibile evitare disastrose conseguenze al nostro pianeta.
Eric Barbizzi
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