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Nonostante l’odio sia un fenomeno antico e radicato nella società dall’alba dei tempi negli ultimi anni se ne sta diffondendo una nuova forma, sempre più acefala e decentrata. La causa principale della diffusione di questo nuovo odio è la possibilità che offrono i social media e internet di esprimersi senza confronto diretto. La capacità della rete di aggregare persone distanti tra loro, ma con idee comuni, nonostante abbia permesso la creazione di molte comunità volte al miglioramento sociale, ha altresì permesso l’aggregazione di comunità di odiatori: rafforzati dall’anonimato che lo schermo offre e dalla mancanza di una normativa specifica, vomitano odio contro chiunque possano raggiungere nella loro navigazione online, concentrandosi soprattutto su minoranze o chiunque la pensi in modo diverso dal loro.
Negli ultimi anni, i social media hanno favorito il raggruppamento e l’organizzazione di frange estremiste della società reale, che grazie a internet si sono potuti incontrare, ma anche lo sfogo di pensieri razzisti, misogini, omofobi e negativi in generale che, nonostante la loro latenza nella società attuale, hanno trovato una forma più organizzata grazie a blog tematici, volti al raduno di un gran numero di persone con le stesse idee di intolleranza verso il prossimo.
Ma come fare a combattere questo fenomeno sociale che sembra quasi essere la piaga del secolo? Il modo migliore è ovviamente il non fomentare l’odio, rispondendo in maniera pacifica e dialogante all’odiatore, argomentando il perché la sua idea sia sbagliata piuttosto che rispondere a nostra volta con dell’ulteriore odio. Questa soluzione, che si rivela essere la più empatica, spesso risulta inutile nei casi di odiatori più accaniti: in questi casi la cosa migliore da fare è l’immediata segnalazione alla piattaforma del commento incriminato affinché si proceda alla rimozione da essa del contenuto stesso o, nei casi di reiterazione, dell’utente.
Ovviamente a questa “cura” va aggiunta una prevenzione ulteriore che consiste nell’educare i bambini sin da piccoli alla tolleranza e al rispetto del prossimo anche in rete, luogo che ormai in numero sempre maggiore frequentano. Non solamente con l’intervento da parte dei genitori, responsabili delle interazioni online dei minorenni e quindi addetti a controllarne i comportamenti, ma anche con il supporto statale che, mediante campagne di sensibilizzazione, istruisca i più giovani all’utilizzo dei social media. L’autorità statale dovrebbe inoltre intervenire nel vuoto legislativo all’interno della rete internet, in cui sono ancora presenti troppe zone d’ombra che permettono il libero accesso alla rete anche a soggetti recidivi nell’odio e la crescita di movimenti spesso contrari alle leggi statali stesse, come, ad esempio, i neofascisti: proibiti dalla costituzione italiana, ma molto floridi in rete, dove si possono liberamente aggregare e coltivare i loro ideali di intolleranza e oppressione.
In conclusione serve un intervento coordinato delle autorità statali e internazionali come, ad esempio, l’Unione Europea insieme alle piattaforme private nel prevenire i comportamenti d’odio ormai diffusissimi in rete e al contempo evitare che la libertà di espressione, concetto sacro alle democrazie occidentali, non sia in alcun modo intaccata da una qualsiasi forma di censura.
Claudio Berioli 4P Liceo Alessi
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