25 marzo 2020

Oggi è il Dantedì e ci sono colleghi che hanno organizzato delle bellissime iniziative on-line (#Teamdocenti http://www.giornalistinellerba.it/uscimmoarivederlestelle-teamdocenti-per-il-dantedi/)

Ammiro il loro entusiasmo, il loro spirito di gruppo. Questa è l’Italia da salvare!

Io invece oggi mi sento, come Dante, smarrita in una “selva oscura” .

Non che mi illudessi di poter trovare la diritta via, perché quella era smarrita da tempo, nella scuola in particolare, ma speravo almeno di riuscire ad avere una guida. Certo non potevo pretendere un Virgilio, però mi sarei anche accontentata di un Caronte che a modo suo mi traghettasse verso una nuova realtà.

E invece niente, oggi 25 marzo su RAI 3 una lunga interrogazione parlamentare a risposta diretta su COVID-19 E SCUOLA ha messo in evidenza tutte le falle del nostro sistema insieme ai tanti personaggi che, invece di pensare al bene pubblico, continuano a puntare il dito cavalcando l’onda dei problemi gravi esistenti, senza alcuna volontà di risolverli.  Una gara tra galli con il solo intento di mostrare la propria forza in TV.  Uomini che continuano a scambiare il significato della parola collaborazione con quello di competizione. Uomini piccoli!

E se Dante è stato un poeta veramente illuminato, il suo inferno continua ad essere estremamente veritiero.

La sua descrizione degli IGNAVI è oggi quanto mai attuale. Ed è proprio l’ignavia dei molti che ha consentito, a coloro che Dante avrebbe posto nel nono cerchio, traditori della patria, di continuare a“far finta di fare mentre si beccavano tra di loro. 

Che sia chiaro non voglio generalizzare: ci sono molti politici che stanno dando prova di coraggio e abnegazione. Ma penso a quanto fino ad oggi non è stato fatto.

Nel giro di pochi giorni, “Mister Corona” ci ha obbligati a scoprire che lo smart working  è possibile, che la digitalizzazione della Pubblica Amministrazione è doverosa, che la sanità e la scuola pubblica hanno bisogno di ingenti finanziamenti, che i cittadini che hanno trascorso ore in fila alle poste, dal medico potevano risparmiare il loro tempo. E cosa ancora più triste che i ragazzi che lavorano al call center possono lavorare da casa senza bisogno di morire a 34 anni.

Continuo a pensare a Dante che ha scritto il suo capolavoro in esilio e continuo a sperare che questa costrizione di tutti all’esilio, questa discesa agli inferi, possa aiutare a ritrovare il senno. 

Per ora dalla prof apprendista digitale è tutto.  Io speriamo che lo ritroviamo

23 marzo 2020

I giorni trascorrono e nessuno riesce ad ipotizzare quando tutto questo avrà una fine. La situazione di alcune città è drammatica – sebbene nelle ultime ore si stia assistendo a una lieve flessione nel numero dei contagi – e penso spesso a cosa possano provare i bambini, i ragazzi, davanti ad una TV che ormai sembra in modalità “cronaca di guerra”

In questi momenti mi rendo conto che noi insegnanti siamo degli ottimi distrattori di massa, in senso buono.

Gli alunni mi hanno detto che sentono la mancanza della scuola… Mai avrei pensato di sentire certe affermazioni in precedenza e questo mi dà una grande motivazione a lavorare!

Il mio tempo, come per molti insegnanti, è quasi completamente dedicato ad individuare, creare, nuovi contenuti, materiali per gli alunni, correggere quanto viene da loro inviato, rispondere alle loro richieste d’aiuto e imparare l’utilizzo delle piattaforme a disposizione. 

Devo dire che le piattaforme per la didattica sono piuttosto valide: si entra in un ambiente dove si possono creare diverse sezioni in cui caricare il materiale da fornire agli alunni. A loro volta gli studenti possono inviare i loro elaborati e ricevere le correzioni. Inoltre ci si può collegare in videoconferenza durante la quale si possono vedere video, PowerPoint o fare esercizi, il tutto con la possibilità di guidare i ragazzi. 

Beh, certo a raccontarla così sembra facile, ma muoversi velocemente sul desktop passando da una scheda Chrome ad un PowerPoint e poi di nuovo alla videoconferenza, mentre contemporaneamente si parla e si ascolta, vi assicuro richiede allenamento. 

Ad ogni modo anche i ragazzi, con qualche difficoltà, stanno imparando ad utilizzare la piattaforma e a caricare gli elaborati in formato digitale. Anche questo è apprendimento. 

In dieci giorni hanno fatto grandi progressi se consideriamo che i primi elaborati mi sono arrivati scritti a mano, fotografati e inviati su WhatsApp.

Fin qui tutto bene. Se non fosse per quegli studenti che non hanno a disposizione device o linea internet. Il MIUR ha assicurato assistenza, ma per il momento nulla si è mosso e la preoccupazione sale tra gli insegnanti che hanno sempre avuto ben chiaro l’obiettivo dell’art. 3 della Costituzione Italiana.

Il Ministero dell’Istruzione in una lunga nota ha anche chiesto agli insegnanti di “riesaminare le progettazioni definite ad inizio anno, al fine di rimodulare gli obiettivi formativi sulla base delle nuove esigenze attuali” e ha invitato a “ritornare, al di fuori della logica dell’adempimento della quantificazione, alle coordinate essenziali dell’azione del sistema scolastico”.

Ho riflettuto molto su questa richiesta, e ho ricordato quante volte ho sperato che si potesse fare un serio lavoro di rimodulazione degli obiettivi della scuola italiana, a prescindere dall’emergenza, per tornare alle coordinate essenziali.

Gli alunni italiani sono coloro che hanno il carico maggiore di discipline e contenuti rispetto alle diverse scuole europee, e noi insegnanti credo siamo i più vessati dalla burocrazia.

Sì, è vero, ogni insegnante ha la libertà di insegnamento; sì, è vero, ci sono le Indicazioni Ministeriali NON i programmi. Ma poi il docente entra in un girone infernale formato da: PTOF (Piano Triennale dell’Offerta Formativa), RAV (Rapporto di Auto Valutazione d’Istituto),  programmazioni disciplinari per dipartimento, obiettivi da raggiungere per la prova INVALSI, obiettivi da potenziare per l’ordine di scuola seguente e… Ansia da prestazione… Tanta. Troppa!

Spero che questa esperienza, questo “Virus con la Corona”, che per il momento ci domina,  possa essere utile ad ogni essere umano per comprendere cosa nella vita è veramente importante.

Spero che i Ministri, tutti, colgano l’occasione per riflettere su chi e cosa è veramente necessario per il nostro Paese.

E spero che quanto sta accadendo possa aiutare la scuola e noi insegnanti a ritrovare le coordinate essenziali.

Per ora dalla prof apprendista digitale è tutto.  Io speriamo che capiamo

18 marzo 2020

La didattica a distanza oramai è una realtà in ogni scuola e ha anche una sigla DaD  coniata dal MIUR.

Il Ministro Azzolina ha fatto i complimenti a tutto il personale scolastico e ha anche ribadito che la scuola non prolungherà i tempi in quanto la didattica sta andando avanti. Mi trova perfettamente d’accordo  perché si sta veramente lavorando tutti e  molto quindi allungare i tempi della scuola significherebbe non riconoscere questo lavoro.

Ci sono scuole dell’infanzia e della primaria che stanno creando iniziative bellissime e in questo siamo proprio italiani, l’arte viene fuori.

E ci sono scuole secondarie di primo e secondo grado dove, con diversi tempi, le piattaforme iniziano a funzionare. A volte si sovraccaricano ed  è bello vedere come i ragazzi si industriano per risolvere il problema e non rinunciare al collegamento. 

La piattaforma è diventata luogo di incontro, confronto e spiegazione. La possibilità di escludere il microfono degli alunni, offre a noi docenti quei momenti di calma per poter pensare a quello che diciamo, cosa spesso impossibile in classe, nello stesso tempo ho notato che i ragazzi comunque prestano attenzione e sono più rigorosi tra loro nel richiedere silenzio: “E chiudi sto microfonooo”. 

A volte capita di avere incursioni di persone estranee al collegamento con gli alunni, stanno nascendo i Digital Pirati (cit. di una mia collega).

 Ho pensato che quando tutto questo sarà finito, farò delle flash card con i simboli del microfono spento e altre icone della piattaforma, le userò in ricordo di ciò che è stato e forse non mi dovrò più sgolare.

Certo non si può mentire sul fatto che ci sono ancora alunni privi di strumenti per questo tipo di didattica, ma sono stati stanziati dei fondi e voglio confidare in una veloce risoluzione.

Ad ogni modo siamo stati autorizzati ad utilizzare qualunque strumento per recuperare il contatto con le situazioni più complesse o con le classi ancora non connesse alla piattaforma.

Nell’entusiasmo dell’utilizzo dei nuovi strumenti digitali qualche insegnante non aveva fatto i conti con questo problema, ma adesso, dopo 13 giorni di chiusura della scuola, è necessario dare voce ai ragazzi che ancora non riescono a fruire della classe virtuale e questo non può essere rimandato. 

Così ci sono alcuni insegnanti che si sono messi in moto per offrire una possibilità di contatto a tutti e la possibilità è – ahimè – il tanto temuto gruppo WhatsApp.

Mentre ci  sono altri insegnanti,  partiti al grido “La scuola non si ferma” e muniti sin dal primo giorno di computer, webcam, microfoni e quant’altro, che alla scoperta della necessità di un  contatto alternativo, hanno avuto uno shock. 

Le reazioni a questo shock hanno fatto emergere varie tipologie di docenti:

I fondamentalisti della Privacy “Non darò mai il mio cellulare ad un  alunno”

I negazionisti  ”Non ci credo che non ha il computer è una scusa per non fare niente”

I catastrofisti  “ Se un insegnante dà il proprio telefono si crea un precedente e nessuno più si salverà” 

I complottisti  “Perché tu, collega, hai queste informazioni e io no? Hai contatti che non hai dichiarato?”

E così quegli insegnanti che si erano illusi di assolvere al proprio lavoro solo con la didattica digitale, a distanza, adesso sono in disaccordo con i colleghi che magari sono partiti con meno entusiasmo, ma con più consapevolezza  e, senza tanti schiamazzi, si sono preoccupati, da subito, di avere un contatto con gli alunni, hanno verificato le loro difficoltà, le loro esigenze e hanno iniziato una didattica diversa, mista, che prevedeva classi virtuali e ogni altro strumento, procedendo per gradi con l’intento di non lasciare indietro nessuno.

Si è vero c’è l’alunno che alle 23.30 manda il messaggio WhatsApp con la richiesta di spiegazione su un compito, ed è  vero  che  non  siamo  tenuti  a rispondere, ma… quando si è  sudato le sette camicie  per cercare di motivare i propri  alunni e si ricevono certi messaggi, beh una lacrima silenziosa scende segretamente nel buio della notte.

Per ora dalla prof apprendista digitale è tutto.  Io speriamo che…

13 marzo 2020

Oggi è stata una giornata piuttosto digital-media ho cercato di seguire il frenetico susseguirsi di notizie dall’estero e ho avuto vari attacchi di esterofobia.

Prima notizia della giornata “Sciagura Lagarde” che ha portato al crollo dello Spread italiano, il nostro Presidente, giustamente si è risentito,  sperava in una maggiore disponibilità, ma a quanto dichiarato dall’ex Ministro Greco Varoufakis, l’Ue non è interessata ad agire rispetto a questa emergenza. Forse si sperava che l’Italia agisse come Francia e Inghilterra?

In Francia pare che Macron chiuderà le scuole da lunedì, dopo un megaconcerto a cui parteciperanno anche dall’Inghilterra.

In Inghilterra  stanno affrontando questa situazione da eroi, Johnson ha comunicato con “severità e serietà” che gli abitanti del Regno Unito si devono preparare a “perdere i loro cari”.

Ha anche detto che “prendere misure draconiane non farebbe grande differenza e potrebbe addirittura risultare controproducente” Sembra giusto d’altra parte il dottor Christian Jessen, star del programma tv inglese Embarrassing Bodies, ha detto: “Gli italiani usano il Coronavirus come scusa per non lavorare…”.

In compenso mentre Trump faceva finta di niente in OHIO sono emersi 100mila contagiati.

E poi la notizia che risolleva l’umore: Oggi è arrivato a Fiumicino l’aereo dalla Cina con un Team di 9 esperti e un grande carico di aiuti inviati dalla Croce Rossa Cinese.

Sono in attesa di sentire ancora frasi del tipo: “devono rimanere a casa loro” come anche “i vaccini sono pericolosi”. Ho chiesto ai miei alunni di fare una raccolta di notizie di questi giorni perché per la prima volta sono testimoni di un momento che verrà ricordato nei libri di storia.  Sarà importante anche per riflettere su quanto può essere assurdo negare la memoria dei sopravvissuti nella storia.  Certo che non sarà semplice spiegare tutto  questo a ragazzi di 11,12,13 anni.

Sul fronte scuola è arrivato il momento della riflessione, dopo tanto agitarsi, non fermarsi, vedere i PRO le opportunità da una difficoltà, adesso iniziano a spuntare i CONTRO. E così assistiamo all’effetto boomerang, da alcuni di noi temuto sin dall’inizio: ci sono famiglie in difficoltà perché i docenti, nell’ansia da programma, che ribadisco non esiste in quanto esistono indicazioni curricolari,  stanno riempiendo di compiti gli studenti.

Emergono problemi sulla tutela dei lavoratori della categoria. Infine però veniamo sollevati dal fatto che comunque quello che dobbiamo fare prioritariamente è preservare le relazioni umane. Ed è quello che ho fatto oggi: i miei alunni da desaparecidos si sono trasformati in Digital stalker (cit. di una mia collega) 

Ieri sera dopo lungo scambio di chat (autorizzato) su Whatsapp, avevo comunicato che oggi ci saremmo collegati. Questa mattina hanno iniziato alle 9.00 a chiedere quando e come ci saremmo collegati.  Curiosità? Sicuramente Voglia di rivedersi tutti insieme? Anche Voglia di vedermi?  Forse…

Così oggi dopo aver concordato l’orario in base ai loro impegni via web, lezioni di inglese, musica etc., e dopo aver fatto diversi tentativi ed errori, essere dovuti ricorrere al cellulare in quanto, molti hanno il computer fisso sprovvisto di microfono e video camera, ci siamo finalmente collegati in addirittura due piattaforme.

I ragazzi si sono prestati, hanno scaricato le App necessarie e si sono Connessi,  non tutti però, e questo è un altro grande problema della didattica digitale, l’offerta formativa non è garantita a tutti. Comunque ci siamo finalmente ritrovati, tra rossetti all’ultimo grido, immagini di genitori che scappavano dall’inquadratura e ragazzi che avevano eliminato la videocamera dal collegamento, ho ascoltato le loro voci, le loro richieste e i loro dubbi. Per un momento abbiamo ristabilito la nostra relazione con risate, battute e tutto quello che rende la scuola una società educante. Devo dire che mi ha fatto piacere, ho chiesto loro se stanno studiando e li ho sentiti un po’ incerti nel rispondere, ma ho fatto le mie riflessioni sul momento li ho pungolati alla ricerca dei perché  e questo per oggi mi basta.

Per ora dalla prof apprendista digitale è tutto.  Io speriamo che si connettono tutti.

12 marzo 2020

Oggi mi sono svegliata con lo stupore di stare ancora bene. Nonostante abbia condotto una vita prudente, mi rendo conto che comunque ognuno di noi, nei giorni precedenti, è uscito,  ha avuto contatti.

Ieri sera nuove misure del Governo, ancora più restrittive, comprendo e condivido. Si vive ormai come “color che son sospesi” 

Dopo sette giorni di silenzio assordante ieri i miei alunni più  grandi (13 anni) mi hanno contattato su WhatsApp.  Con gli alunni creo gruppi WhatsApp  per condividere articoli di approfondimento e combattere la disinformazione dilagante, da tempo, quando  ancora la didattica  a distanza non era contemplata. Mi sono resa conto che se rispettati, ben stimolati e incuriositi i ragazzi sviluppano una visione e un pensiero più  attento, più  critico e io faccio educazione civica a tutto tondo. A volte mi è stato addirittura chiesto di entrare nel gruppo WhatsApp di classe utilizzato per lo scambio di compiti, per fare da arbitro alle loro controversie e da supervisore su atteggiamenti di cyberbullismo. Devo dire che ero scettica inizialmente, invece, a dir loro, ha funzionato, in un anno i miei interventi sono stati rari, ma la consapevolezza della presenza di un adulto li ha resi automaticamente educati.

Si è scatenata una controversia in questi giorni sul discorso dei gruppi WhatsApp. Bisogna essere consapevoli che il contratto telefonico dei ragazzi minorenni è a nome dei genitori, pertanto la norma prevede un’autorizzazione degli adulti per l’utilizzo delle chat.

Quando l’ho detto alcuni genitori pensavano che esagerassi, ma è la verità.

Ieri quando mi hanno contattato i ragazzi mi hanno chiesto cosa significasse fare scuola con la classe virtuale, ad alcuni (non a tutti) sono arrivate delle password. Ho spiegato loro che nella nostra scuola è in via di attivazione e comunque per quanto riguarda scuola media e scuola primaria, sarà un modo per comunicare anche in presenza con la classe virtuale, fornire materiale, ricevere loro elaborati, alcuni insegnanti potranno fare delle video-lezioni, gli alunni potranno chiedere spiegazioni. Ovviamente il tutto nella consapevolezza che non tutti avranno la possibilità di collegamenti on-line simultaneamente. Ho approfittato del contatto per spronarli a lavorare, a condividere, a supportarsi, vedremo, ho sempre una grande fiducia in loro.

Nel frattempo oggi si sono susseguiti vari esperimenti per avviare la piattaforma del nostro registro elettronico. Sembra che la piattaforma di Google fosse troppo complicata perché era necessario un account Google per ogni alunno.  Ho seguito tutte le istruzioni inviatemi, ho aperto la piattaforma e sono entrata nella classe virtuale,  utilizzando nel frattempo il gruppo WhatsApp per invitarli al collegamento, e… niente ancora non ci siamo. Non oso immaginare questo iter con gli alunni più piccoli.

Per ora dalla prof apprendista digitale è tutto.  Io speriamo che si connettono

10-11 marzo 2020

Ogni scuola sta distribuendo password, moduli di autorizzazione e tanto altro. I genitori sono disorientati, gli alunni iniziano ad intuire che non sarà una vacanza. Alcuni genitori hanno inviato alle segreterie comunicazione che i propri figli non possono accedere a computer e linea internet, era da prevedere. Comunque  la scuola rimarrà chiusa fino al 3 aprile e si dovrà  attivare in un modo o nell’altro la didattica a distanza per ogni ordine e grado.

Pure all’infanzia?

Il Ministro ha consigliato di non far mancare il contatto con le insegnanti. Non sono sicura che i nostri alunni siano così in astinenza, ma alcuni  genitori sono preoccupati. Ora fare didattica a distanza con bambini  di 3, 4 e 5 anni voi potete comprendere… Ogni insegnante ha a cuore il proprio  lavoro, anzi ho sentito colleghe dell’infanzia che volevano andare a scuola a sistemare le aule, pulire gli armadi, e già su questo ci sarebbe tanto da dire. Ma la didattica  a distanza, il registro elettronico, la classe virtuale…  Pare che ci siano psicologi che raccomandano alle maestre dei piccoli di non far mancare la loro presenza quotidiana. Sembra poi che le famiglie di questi bimbetti possano non saper come intrattenere i propri figli in questi venti giorni senza una guida. Per fortuna ci sono anche psicologi che dichiarano: “Cercare di accompagnare i figli in questo percorso di riconfigurazione del quotidiano può essere un’occasione di confronto e crescita anche per gli stessi genitori”.

Così se a causa del Coronavirus si è compreso l’importanza e il valore della Sanità pubblica forse si riuscirà a comprendere anche l’importanza e la vera missione della Scuola pubblica oltre che il ruolo fondamentale del nucleo familiare.

La scuola sicuramente ha l’obbligo di rimanere vicino, ma deve continuare ad essere una guida, un riferimento etico-culturale che adegua i suoi interventi al contesto di vita degli alunni, e io sono sicura che anche le insegnanti della scuola dell’infanzia troveranno, o hanno già trovato, un modo intelligente per essere vicino a questi bimbi, ma sono anche certa che da questa esperienza le famiglie usciranno più solide.

Digital Docenti

Stiamo diventando quasi tutti digital-docenti alla ricerca della connessione perduta! Alle scuole superiori ogni insegnante sceglie la propria piattaforma, così si possono ascoltare alunni delle superiori, che sembrano i meno sconvolti da questi strumenti, che discutono sulla validità delle diverse piattaforme snocciolando pro e contro come fossero esperti informatici.

Volevo dire al Ministro Azzolina che quest’anno finalmente una competenza raccomandata da tempo dalle Indicazioni Ministeriali sarà probabilmente raggiunta da quasi tutti gli alunni: la competenza DIGITALE 

Gli insegnanti si stanno attivando, ci stanno provando con estrema motivazione e coraggio, sembra che poi il MIUR si sia accorto delle difficoltà pratiche e fino al 31 marzo ha concesso di spendere i soldi del Bonus (che alcuni hanno già speso) anche per webcam, microfoni, penne touch screen, scanner e hotspot portatili. 

Avrei due domande: 

Perché solo fino al 31 marzo? Si pensa che questi strumenti poi debbano essere abbandonati? Finita l’emergenza magari qualche insegnante che ha avuto modo di conoscerli e utilizzarli, potrebbe farsi venire nuove idee, potrebbe sperimentare con gli alunni, fare ricerca. Ecco magari potremmo iniziare a pensare che, come in ogni campo culturale, anche gli insegnanti hanno bisogno di essere ricercatori, e che vanno dati loro spazi, strumenti, momenti di riflessione e di confronto. Si è vero abbiamo gli esperti di neuroscienze, ma gli esperti sul campo siamo noi e ogni nuova scoperta è partita dall’attenta osservazione della realtà, quella vera.

Per ora dalla prof apprendista digitale è tutto.  Io speriamo che mi connetto

9 marzo 2020

Oggi ho scoperto che secondo la Legge 81 in questo periodo la mia prestazione lavorativa può essere considerata in modalità di lavoro agile, anche se la situazione che stiamo affrontando come docenti non è chiara né al momento considerata dal punto di vista normativo.

Per fortuna ho trovato una serie di video che propongono guide in italiano per l’accesso e l’utilizzo della piattaforma di google for education.

Ho ascoltato vari tutorial e ho scoperto che dopo aver fatto una infinità di passaggi, registrazioni e aver ricevuto le autorizzazioni dei genitori posso attivare la google classroom nella quale posso:

– Parlare ai ragazzi in diretta, sperando che tutti si presentino. Non sono obbligati, e qualcuno probabilmente deve aspettare il suo turno al computer: in casa molti in questo momento hanno più figli con le stesse esigenze e anche i genitori ne hanno bisogno lo smart working. 

– Mostrare power point, documentari, documenti, con la mia faccia ridotta ad un francobollo in vista sullo schermo, ma anche senza faccia. Posso parlare ai ragazzi, comunque, almeno con quelli presenti.

– Posso assegnare un compito dando un tempo di scadenza. Se poi lavoro ancora un po’ posso sincronizzare la valutazione e farla finire direttamente sul registro elettronico.

Posso inoltre proporre quiz con google moduli

Infine, cosa importante, posso essere contattata dagli alunni per eventuali spiegazioni, dubbi e necessità. Ecco questa mi è sembrata la cosa più importante.

Per il momento sono arrivata a questo, ma devo dire che non credo che mi collegherò mai in video e i motivi li lascio alla vostra fantasia.

Inoltre per assegnare un compito scritto credo mi basti il registro elettronico, con google classroom posso anche far effettuare il compito in diretta e dare un tempo limite. In alcune scuole superiori stanno mettendo in atto questa tattica dando poco tempo con la speranza che gli studenti non copino… 

Personalmente ho sempre creduto che per la composizione di un testo scritto sia necessario tempo, serenità e possibilità di riflettere. Un tema di letteratura in due ore in una scuola superiore lo trovo veramente surreale considerando che alla maturità vengono concesse da norma 6 ore. 

Magari tutto ciò forse può diventare possibile se l’insegnante anticipa ai ragazzi quale sarà l’autore da trattare nel testo.

Altra cosa, l’idea di google moduli risulta sicuramente una via percorribile, ma non è una novità l’ho usata già in precedenza anche facendo elaborare, ai ragazzi stessi, dei questionari.

Che dire, rimango scettica e continuo a pensare che questa non è un’altra scuola, una scuola innovativa, ma solo un surrogato che si basa su consuetudini e apprendimenti pregressi, un supporto per continuare a pungolare i ragazzi, magari per costringerli a fare ore di didattica in presenza, ognuno nella propria postazione, proprio come prima: una scrivania, una sedia una cattedra/computer. 

Aiuta a fornire insegnamenti divertenti, interessanti e motivanti?

I ragazzi a scuola sono divertiti, interessati e motivati molto più di quanto non si immagini, inoltre sono osservati, accolti, compresi anche con un semplice sguardo. Tutte cose che google classroom non mi consente di fare.

Per ora dalla prof apprendista digitale è tutto.  Io speriamo che posso tornare a scuola

7-8 marzo 2020 – Fine settimana al telefono e al computer a cercare, studiare, capire, domandare e rispondere: ecco cosa ho fatto e cercato di fare da quando è uscito, giovedi 5 marzo, il DPCM del 01/03/2020 per il contenimento del contagio da corona virus e sono state sospese le lezioni in tutte le scuole italiane di ogni ordine e grado.

Oggi è domenica 8 marzo, e mi sembra trascorso quasi un mese. In queste poche ore intercorse ogni docente ha vissuto, chi più chi meno, nel seguente ordine: 

Il giubilo degli studenti che sono usciti per strada a festeggiare, baciandosi e abbracciandosi alla faccia del virus 

Le contestazioni non sempre educate dei genitori italiani in ogni social network  e a volte anche nei canali privati, come se la sospensione fosse stata accordata tra docenti e MIUR per esigenze di riposo dei docenti 

Le migliaia di messaggi whatsapp ad ogni ora del giorno per tutto il venerdì, sabato e domenica, di colleghi che ponevano dubbi e domande più varie e proponevano le soluzioni più artistiche riguardo la scuola a distanza sui famosi gruppi docenti, colleghi che mi dà l’idea per primi non conoscono le norme per la connessione e il diritto alla disconnessione.

Le Circolari del MIUR e delle proprie scuole che invitavano i docenti a “trasformare le difficoltà in opportunità” 

I conseguenti messaggi sui gruppi whatsapp con richieste di indirizzi personali google mail per avviare la didattica a distanza e per la convocazione telematica degli Organi collegiali (e qui sorge uno dei tanti dubbi: ma siamo sicuri che il nostro contratto preveda tutto questo?) 

Presi dall’ansia molti docenti hanno aperto l’unico strumento già a disposizione, il registro elettronico, e hanno cercato di integrare i compiti assegnati con attività di approfondimento, visione film, documentari, lettura di libri, schede di esercitazione etc.

Ma ovviamente tutto questo non è sufficiente, la nostra scuola, la scuola italiana, che negli ultimi 15 anni ha assistito a tagli assurdi di fondi, di personale e chi più ne ha più ne metta, oggi si trova ad essere chiamata a mettere in campo strumenti che non ha, competenze che non ha, una legislazione specifica che non ha.

Il lato positivo è che adesso non ci dobbiamo più preoccupare della sicurezza delle sedi scolastiche, che non avevamo.

Oggi noi insegnanti ci troviamo soli, ciascuno con i suoi strumenti, in parte proprio comprati con il famoso Bonus “non speso in corsi di formazione”. 

Cosa posso usare? Vediamo un po’: un portatile (ma solo se ce l’ho già o se l’ho comprato col bonus fino a qualche tempo fa, che ora non si può più), ma dovrebbe avere videocamera e microfono, uno smartphone (quello ce l’ho, comprato senza bonus), la connessione (sempre che sia almeno un po’ vivace, e dipende dai giorni). 

Ma cosa fare e come?

Il primo pensiero va ai libri adottati con contenuti digitali, peccato che per accedere a questi testi sia per i docenti che per gli alunni sia necessario un percorso fantozziano: ieri, sabato, dopo aver tentato per un’ora con l’aiuto di un amico esperto informatico senza riuscire ad accedere ai contenuti del libro, ho scritto alla casa editrice la quale oggi, domenica, mi ha risposto comunicando di aver sbloccato l’accesso ai miei testi.   

I libri digitali li avevo già scaricati a settembre, ma non avendoli potuti utilizzare a scuola in quanto non ho la LIM in classe, la casa editrice deve aver pensato che non mi servissero e li avrà bloccati… Ha poco senso, ma tant’è: perché fornire contenuti su una piattaforma lentissima e con un iter impossibile? Che senso ha chiedere di digitare codici se poi il libro è bloccato dalla casa editrice? 

Ci sono genitori che quando sentono di dover scaricare un libro digitale sono colpiti da un attacco di panico e forse non hanno proprio tutti i torti.

Altro pensiero della giornata di sabato per affrontare la scuola digitalvirus è stato quello di andare ad analizzare la piattaforma messa a disposizione gratuitamente dal MIUR.  

Ecco le tre proposte che vi si trovano:

la piattaforma INDIRE che propone formazione per la didattica a distanza in data 9 marzo e con ciò mi taccio.

la piattaforma google per la didattica a distanza

la piattaforma microsoft per la didattica a distanza

Un po’ stressata dai tanti messaggi sull’onda “#Lascuolanonsiferma, che comunque un allarme dovrebbe destare, decido di votarmi per tutto il fine settimana allo studio della piattaforma di GOOGLE, visto che non tutti possono usare quella di Microsoft.

Google education a prima vista appare interessante, posso correggere e interagire con gli alunni, ci sono testi di approfondimento, esercizi, giochi etc. 

Peccato che molte attività siano spiegate esclusivamente in inglese e molti contenuti per ragazzi siano appunto in inglese. Per carità, giusto che sappiano anche l’inglese, ma chi insegna italiano in una scuola italiana potrebbe avere qualche problema, o no? Guardo bene e mi accorgo che i contenuti corrispondono ai curricoli europei, ossia – vi prego di credermi – sono minimi rispetto ai contenuti della scuola italiana. 

Ma forse… non è che i libri di testo con tanto di esercizi interattivi possono essere sincronizzati sulla piattaforma di google dove dovrebbe essere attivata la classe virtuale secondo il MIUR? Scoperta tremenda scoperta, ogni casa editrice pare abbia creato una piattaforma propria per la didattica a distanza con tanto di classe virtuale. Non oso pensare all’iter per l’attivazione… e poi una volta stabilito un contatto con la classe virtuale occorre farli spostare da una piattaforma all’altra. 

Sembra che il dubbio sia sorto anche a loro e qualche tentativo di sincronizzazione con google education sia stato fatto, ma solo da parte di alcune case editrici e sarà da vedere come. Vi aggiorno per come riesco.

Ok comunque in qualche modo mettiamo di riuscire ad avere la classe virtuale, quindi ogni insegnante può collegarsi con gli studenti e invitare a lavorare, a seguire le spiegazioni… 

Già, saranno i troppi film che mi si avviano nella testa, ma provo a immaginare quanti alunni non avranno le condizioni per potersi collegare e immagino anche le attività dei miei studenti dietro lo schermo del pc…

Tra sabato e domenica, vengo anche folgorata, come suppongo anche tanti miei colleghi, da un dubbio terribile: come verifico e valuto gli alunni in questo periodo? 

In queste 48 ore, sono in parecchi a scrivere fiumi di inchiostro digitale sui social a questo proposito. Dare compiti e materiale sul registro elettronico non è sufficiente i docenti devono monitorare gli apprendimenti. Orbene come monitorare gli apprendimenti?

Mi faccio inviare su google drive le verifiche scritte? 

In realtà potrebbe essere l’unico mezzo legale per valutare, ma a quanti alunni non passerà per la testa l’idea di leggere, cogliere suggerimenti e revisioni da parte di altre persone, mamma, papà, sorelle, fratelli, nonni, prima di inviare? Oppure forse con tutte le autorizzazioni del caso, posso interrogare via skype, sempre ammesso che ogni studente abbia computer, linea, etc.

Come una doccia gelata, ecco che arriva il ricordo vivo dei colloqui con alcuni genitori che non si spiegano la valutazione negativa dei figli che a casa invece sapevano tutto. E quel ricordo arriva insieme all’immagine di una contrattazione on-line tra l’insegnante e il genitore che sarà presente durante l’interrogazione del proprio figlio via skype.

A questo Virus non siamo pronti. Non sono pronti al nord come al sud i giovani e meno giovani che continuano a frequentare la movida dei locali, non sono pronti i manager che continuano ad andare in Cina con il virus italiano, non sono pronti i politici, non sono pronti i giornali che continuano a dare informazioni che creano problemi di disordine pubblico (Dispositivo dell’art656 Codice penale. Chiunque pubblica o diffonde notizie) false, esagerate o tendenziose, per le quali possa essere turbato l’ordine pubblico, è punito, se il fatto non costituisce un più grave reato….con l’arresto fino a tre mesi o con l’ammenda fino a trecentonove euro), non sono pronte le strutture ospedaliere che hanno dovuto sopportare tagli a dismisura e non è pronta la scuola che mai aveva pensato di poter ovviare al triste ruolo ormai affibbiato da anni, ossia parcheggio per minori più o meno educati. Ma ancora di più non è pronta la scuola che non aveva mai pensato di dover formare dei giovani escludendo la presenza, il contatto visivo, lo scambio di opinioni, di domande, l’aspetto relazionale-empatico dell’apprendimento.

Per ora dalla prof apprendista digitale è tutto. Io spero che me la cavo.

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