Educazione al clima, noi siamo i primi al mondo ad introdurla. Ne parlano tutti, dagli USA alla Nuova Zelanda, noi invece parliamo di crocifissi e merendine.

‘Sviluppo Sostenibile’, ecco come il ministro dell’istruzione Lorenzo Fioramonti, il 5 novembre scorso, ha ribattezzato la (vecchia) ‘nuova’ ora settimanale obbligatoria di educazione civica, rendendo pubblici i suoi obiettivi riguardo la sensibilizzazione e la preparazione delle nuove generazioni sui punti dell’Agenda 2030, nonché sull’individuale impegno nel rispetto della salute del nostro pianeta; materia che tornerà nelle aule a partire da settembre 2020, un programma che sarà progettato con l’aiuto di un gruppo di esperti appositamente convocati come consulenti dello staff ministeriale (fra i quali Jeffrey D. Sachs, direttore dell’Harvard Institute for International Development, e Kate Raworth dell’Environmental Change Institute dell’Università di Oxford) con l’aiuto dei quali entro gennaio,”sarà tutto pronto per formare gli insegnanti”.

La sensibilizzazione sugli argomenti inerenti al clima, ai cambiamenti climatici, alla scienza e alla resilienza, inseriti nel programma dell’ora di educazione civica è solo l’inizio, questo è un vero e proprio esperimento pilota definito dallo stesso Ministro ‘un cavallo di troia’ pronto ad infiltrarsi e formare una rete interdisciplinare mirata a preparare questa generazione alla lotta per l’ambiente, “la scienza ci ha avvertito, i prossimi 10 anni sono cruciali” “non possiamo aspettare le prossime” ha dichiarato il vice presidente di Legambiente Edoardo Zanchini, precisando comunque che le responsabilità verso il nostro pianeta non si possono semplicemente scaricare sulle generazioni più giovani.

Nella lunga intervista rilasciata al New York Times e a BBC il Ministro non ha risparmiato una stoccata indirizzata agli ex alleati di governo che, come purtroppo sappiamo hanno sempre girato la testa dall’altra parte quando si trattava di cambiamenti climatici; in ogni modo Fioramonti ha dichiarato delle modalità didattiche differenti a seconda della fascia di età a cui le lezioni di ‘Sviluppo sostenibile’ saranno indirizzate, ciò ovviamente come accennato prima restaurerà anche i programmi didattici di altre materie quali scienze matematica e geografia (che per anni è stata una materia sottostimata).

Ovviamente il progetto del Ministro della pubblica Istruzione è stato lodato immediatamente da tutti, specialmente all’estero: se ne scrive su tutte le più autorevoli testate, canali, agenzie del mondo (Reuters, CBS, The Guardian, Washington Post, Independent, The Telegraph, ABCnews, Forbes, il neozelandese Stuff, su riviste come Marie Claire ecc. E’ una notizia: l’Italia è il primo paese al mondo a farlo.

Nel nostro paese, intanto, pare esserci un puntuale e tremendo ostracismo e ostruzionismo verso chi cerca, come Fioramonti, di portare innovazione e sostenibilità, non altrimenti che per ignoranza, per paura del ‘diverso (dal solito)’, infatti, curioso e triste aneddoto: se cercate Fioramonti su google.it il primo risultato dei suggerimenti nella barra di ricerca, accostato al nome del ministro, è la parola ‘crocifisso’, tra l’altro argomento per il quale si è semplicemente espresso da laico funzionario di Governo quale è. In second’ordine, la questione “tassa sulle merendine”. Poco invece sul primato. Noi, che dovremmo vantare in tutta Europa e in tutto il mondo una tale iniziativa politica, un primato mirato a attuare l’Agenda2030 e mantenere gli accordi di Parigi del 2015 e le promesse di istruire meglio il popolo sulle conseguenze dei cambiamenti climatici, fatte proprio con quegli accordi, la lasciamo in disparte, come fosse secondaria o di poco peso, politico e sociale. Quantomeno, il nostro Ministro si consolerà sapendo che almeno all’estero verrà ricordato per questo “Il cittadino del ventunesimo secolo deve essere un cittadino sostenibile”

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