Ancona, 2 giugno 2015 (dal nostro inviato) – Ecco alla Goletta verde, che è attraccata al Porto di Ancona. La possibilità di visitarla mi è stata offerta da Giornalisti Nell’Erba, poiché ho vinto il primo premio della sezione internazionale di GNE9 con il video “The Lords of the Seeds”.
Goletta verde è una barca di Legambiente il cui equipaggio è costituito da un capitano, un marinaio e cinque collaboratori dell’associazione ambientalista. Legambiente ha il quartier generale a Roma, ma ha anche sedi regionali e circoli locali che fungono da sentinelle sul territorio e colgono l’occasione dell’arrivo della barca per fare attività di sensibilizzazione ambientale.
Goletta Verde è al suo 30° anno di attività: nasce per monitorare il funzionamento dei depuratori a mare e la predisposizione delle città marittime all’incremento delle necessità di depurazione dovuta ai flussi turistici estivi. In origine effettivamente le golette erano due, una percorreva l’Adriatico e l’altra il Tirreno, poi per problemi di contenimento di costi ne è rimasta solo una.
Il compito dell’imbarcazione è quello di rendere nota la qualità delle acque di balneazione durante i mesi estivi alternando annualmente i tragitti da est a ovest e da ovest ad est di modo da ottenere, nel corso del tempo, dati più completi e significativi. Il lavoro di prelievo e analisi invece è effettuato da un team di biologi marini che viaggia con laboratorio mobile via terra una settimana avanti all’imbarcazione; tale laboratorio può eseguire i controlli in condizioni adeguate non possibili sull’imbarcazione. Il monitoraggio è esclusivamente microbiologico (es. streptococchi fecali ed escherichia coli ecc) perché, date le limitate risorse economiche disponibili, non è possibile avere a disposizione un centro analisi molto sofisticato.
Le rilevazioni che Legambiente conduce si propongono come una fotografia dello stato mare – con indicazioni della data del prelievo e delle condizioni metereologiche – che non mira a sostituirsi al lavoro delle agenzie regionali dell’ambiente, ma si propone di difendere i diritti dei cittadini. Infatti lo scopo principale della goletta è quello di fare attività di sensibilizzazione informando le persone in merito alle condizioni del mare e di stimolare le amministrazioni a prendersi cura dell’ambiente.
Oltre al monitoraggio microbiologico, attualmente Goletta verde sta portando avanti altre iniziative: la prima è il monitoring del ‘sea littering’, ovvero il controllo dei rifiuti abbandonati in mare. Una direttiva EU prevede che entro il 2020 gli stati adottino delle leggi per la tutela del mare e a tale scopo la comunità europea ha chiesto un monitoraggio dei rifiuti presenti nelle acque. Tale monitoraggio è eseguito con binocolo e GPS e carte scientifiche su cui segnare le rilevazioni: lo scopo è quello di arrivare a pubblicare un documento, a ottobre prossimo, per stimolare gli enti locali ad attivarsi con iniziative più avanzate volte ad ottenere una mappa completa dei rifiuti in mare.
Un’altra importante campagna molto attuale è quella di informazione sul problema del Sea Drilling, ovvero le esplorazioni di ulteriori 36.823 kmq di Mar Adriatico, che andrebbero ad aggiungersi alle piattaforme di estrazione di gas già presenti sia nelle nostre acque che nelle acque croate, tramite la tecnica dell’air gun. Questa tecnica, pericolosa per la fauna ittica, era originariamente contemplata nella lista degli ecoreati, ma ne è stata esclusa dal governo Renzi, quindi oggi è, purtroppo, lecito usarla.
UN PO’ DI STORIA
La Goletta, originariamente, era una barca da lavoro a vela della metà degli anni 30’, trasformata, poi, nella metà degli anni 40’ in un peschereccio a motore. Alla fine degli anni 80’, l’imbarcazione venne spostata da Cattolica a Rimini per essere demolita, ma giunta a destinazione una cooperativa sociale locale, essendosi accorta delle caratteristiche originarie dell’imbarcazione, e, visto che il prezzo per comperarla era irrisorio (un milione delle vecchie lire) decise di acquistarla e successivamente di restaurarla. I tre anni di lavori di ristrutturazione sono stati finanziati da un progetto sociale per il recupero di tossico-dipendenti. Dal 1993 fino al 2007 la Goletta è appartenuta alla cooperativa, ma a partire dal 2007-8 è stata venduta dalla cooperativa, che non poteva più mantenerla, a Legambiente per conservarne la spiccata funzione sociale.
DOMANDE
Ho approfittato della visita per chiedere alcune informazioni sulla sostenibilità della goletta. Ho scoperto che l’imbarcazione non è ancora attrezzata per usare totalmente fonti rinnovabili che richiederebbero modifiche molto importanti. Per un periodo a bordo è stato utilizzato il biodiesel, ma il serbatoio di dimensioni ridotte richiedeva un rifornimento molto frequente che costringeva la ditta che forniva il carburante a seguire la barca via terra con un camion di rifornimento e quindi questa opzione è stata poi scartata: era di fatto poco sostenibile. Una navigazione solo a vela non consentirebbe di rispettare gli appuntamenti presso i vari porti. Al momento sulla goletta, sono presenti solo dei pannelli solari per mantenere le batterie della strumentazione di bordo, però, ovviamente, l’equipaggio pratica la raccolta differenziata, usano tutti prodotti mater-bi in compostaggio e detersivi biodegradabili. E si riutilizzano le bottiglie di plastica riempiendole da una tanica.
La tradizione di togliersi le scarpe è ancora più forte sulla goletta, poiché il rituale (e il rispetto per la coperta in teak della barca) è rafforzato dall’importanza dell’imbarcazione per la difesa del nostro mare. La goletta, infatti, è un simbolo importante che sprona le persone alla protezione dell’ambiente, sfruttando la sua fama e la sua popolarità. Avanti tutta… (ma non le trivellazioni).
Eric Barbizzi
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