Il 5 giugno è la giornata mondiale dell’Ambiente. Ed il 5 giugno rappresenta l’occasione per fare il punto della situazione sullo stato di salute dei nostri ecosistemi e dell’inquinamento che (s)preme la produzione di beni e servizi forniti dal capitale naturale.
Focus per questa edizione è “Beat Plastic Pollution”:  lotta alla plastica negli oceani, arrivata ad un punto tale da compromettere la vita marina. “A questi ritmi avremo più plastica che pesci nei nostri mari entro il 2050“, ammonisce l’Unep.
Sull’argomento anche l’Onu, attraverso il segretario generale António Guterres, ha voluto far sentire la propria voce chiedendo a tutti i governi del mondo di bandire, entro breve tempo, l’uso della plastica monouso: “Abbiamo il dovere di proteggere la nostra unica casa” (video).

Appelli per la tutela dell’ambiente che arrivano da ogni parte del globo, Italia compresa. Come quello diffuso da Earth Day Italia attraverso i ragazzi degli Stati Generali dell’Ambiente dei Giovani. Un video girato durante il Festival di Educazione alla Sostenibilità, a cui hanno partecipato 2,500 studenti, diretto al nuovo governo per il raggiungimento dei 17 Obiettivi di Sviluppo Sostenibile dell’Agenda 2030 al motto di “sfida individuale, guadagno globale” (video).

Viene buttata una quantità di plastica sufficiente a fare 4 volte il giro della Terra.
Nel mondo, ogni anno, solo il 5% della plastica prodotta è effettivamente avviata a riciclo. Per avere un’idea, basti pensare che la plastica in mare aumenta al ritmo di un camion scaricato al minuto. Se parliamo solo di shopper, sono 500 miliardi quelli utilizzati. Un problema grave, che noi italiani conosciamo da vicino, anche per via dei costi legati alla filiera illegale che sottrae preziose risorse allo Stato.
In generale, il 50 % della plastica che utilizziamo è monouso, in pratica “usa e getta”, oppure non riciclabile. Un problema su cui le istituzioni sembrano, finalmente, iniziare ad aprire gli occhi.

L’Europa e l’Italia ci provano 
È di qualche giorno fa la notizia – 28 maggio – che la Commissione Europea ha avanzato nuove proposte per ridurre sostanzialmente l’utilizzo di plastica monouso, responsabile numero uno del “marine litter” (definizione che identifica il fenomeno dei rifiuti in mare).
La nuova strategia, se dovesse passare, obbligherà gli Stati membri a raccogliere il 90% delle bottiglie di plastica monouso entro il 2025. Nello specifico, la Commissione ha messo “sotto accusa” alcuni tipi di prodotti in plastica. Si tratta di cotton fioc, posate, piatti, cannucce, agitatori per bevande e bastoncini per i palloncini: devono essere realizzati attraverso l’uso di materiali biodegradabili o comunque più sostenibili. Adesso toccherà al Parlamento e al Consiglio esprimere un parere sulla proposta avanzata.
Prima ancora dell’Europa, però, è stato proprio il nostro Paese, il primo nel continente, a far diventare legge una proposta che prova ad evitare i danni legati a cotton-fioc e microplastiche nei cosmetici. Dal 2019 dovranno essere messi in commercio soltanto cotton-fioc che rispondono al criterio della biodegradabilità e dal 2020 tutti i cosmetici venduti nel nostro Paese dovranno essere privi di elementi in plastica.

Cosa possiamo fare noi?
Nella logica che ognuno di noi è responsabile, almeno in piccola parte, della produzione di rifiuti in plastica e del giusto smaltimento, magari alimentando la filiera virtuosa dell’economia circolare, l’ENEA ha diffuso, a questo link,  una breve guida per supportare “innovazioni e consigli per uno stile di vita sostenibile”. Azioni quotidiane che possono essere riassunte con lo slogan “Segui i consigli PURE tu: Privilegia, Usa, Riduci, Evita”.

Il CNR ha organizzato per il 5 giugno una giornata dal titolo “Fatti di plastica” presso la Casa dell’architettura- Acquario Romano, in collaborazione con l’Ordine degli Architetti PPC di Roma e Provincia. Incontri, interviste, presentazioni, narrazioni, video-documentari e testimonianze hanno sottolineato la necessità di ridurre l’impatto della plastica sugli oceani e di  stimolare lo sviluppo di idee innovative su come ridurre l’immenso volume di plastica che già è presente negli oceani mondiali e, in misura rapidamente crescente, nel nostro Mediterraneo. Ospiti dell’evento sono stati associazioni, istituzioni, enti di ricerca, artisti e cittadini interessati a condividere le proprie esperienze per far emergere le soluzioni che possiamo intraprendere per contribuire a combattere l’inquinamento da plastica. Per approfondire, l’articolo su FVA New Media Reseach.

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