Si è appena concluso il discorso del presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump sulle sue decisioni in merito all’Accordo di Parigi e, come ampiamente preventivato, è fuori. O meglio, sono fuori: hanno deciso di ritirare la firma (resta da capire come). Ciò che sorprende (lo fa sempre, ma in modo negativo) sono le parole pronunciate durante la conferenza stampa. Parole che fanno pensare ad un Trump poco informato sia sulla questione climatica che quella economica.

“Per proteggere i suoi cittadini l’America uscirà dall’Accordo di Parigi – afferma Trump – È un trattato svantaggioso, dove i benefici sono solo per gli altri (chiaro il riferimento alla Cina ma anche all’India) e perderemo milioni di posti di lavoro da qui al 2025. Ferro, acciaio, cemento, il carbone e i minatori, Parigi ha messo in crisi molti dei nostri settori economici”.

La Cina deve essere sempre tra i pensieri del tycoon perchè, oltre a fare riferimenti velati, la nomina più volte in modo esplicito continuando la guerra mediatica intrapresa: “Perchè noi dobbiamo diminuire le emissioni mentre la Cina può continuare ad aumentarle per altri 13 anni? È un danno per la nostra economia. Noi non possiamo utilizzare il carbone mentre la Cina può. Il mondo sperava che noi rimanessimo ma così gli Stati Uniti non possono competere. Io sono stato eletto dai cittadini di Pittsburgh, non di Parigi . E fin quando ci sarò io, l’America verrà sempre prima”.

Non sono mancati i riferimenti al settore dell’energia rinnovabile – percentuali in più di rinnovabili nel nostro mix energetico comporterebbero un danno per le nostre aziende causando dei seri blackout – e all’obiettivo deciso a Parigi: “tutto questo per evitare un misero aumento di 2 gradi sul piano globale?”. Non proprio una dichiarazione da climatologo perché, evidentemente, non conosce le conseguenze di quanto dice.

Insomma, per Trump l’ex presidente Obama ha negoziato un trattato dannoso per l’economia, che costringe alla povertà le famiglie americane e che destabilizza gli affari interni (ha detto proprio così). Sul banco degli imputati anche il Green Climate Fund (il fondo comune degli Stati in cui i Paesi più industrializzati devono versare una quota ripartita per permettere ai Paesi in via di Sviluppo l’utilizzo delle migliori tecnologie in grado di tenere a bada le emissioni) perché, mentre sgrana gli occhi, dice: “abbiamo speso un miliardo di dollari! (ma stiamo parlando sempre di un contributo che arriva da più di 320 milioni di americani). Ho chiesto quei soldi dove siano finiti ma nessuno mi ha saputo dare risposta. E pensare che potevamo spenderli per la guerra al terrorismo”.

E mentre Trump chiude dicendo che sarebbe favorevole, però, a rinegoziare il Paris Agreement, arrivano le prime reazioni sulla scena internazionale. Macron, Merkel e Gentiloni fanno sapere con un comunicato che “l’Accordo di Parigi non può essere rinegoziato”. Si attende ora un annuncio dell’asse UE-Cina (forse già domani).

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Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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