altCaivano (Napoli) – Al centro della terra dei Fuochi, dove il coraggio dello sdegno e della disperazione è registrato in un mare di di video-denunce su youtube, proteste a viso aperto, blog con mappe attive ed interattive, dove lo scempio delle acque, delle falde, delle terre supera di gran lunga quello igienico e pure estetico dei cumuli di rifiuti di ogni genere accatastati ovunque; al centro di quel triangolo dei veleni in mano alla camorra dove l’ultimo dei blitz del Corpo Forestale, il 10 luglio scorso, ha portato alla luce, appena sotto ai cavoli, una “coltivazione” di fusti di solventi chimici tossici altamente aggressivi e scorie industriali, proprio lì è nato il Cornetto, una sessantina di anni fa, senza cialda e con un pizzico di scaramanzia napoletana.

Tra l’inceneritore di Acerra,  le discariche abusive di rifiuti tossici ed industriali, a Caivano, Giugliano, Saviano dove anche l’ultimo ministro dell’Ambiente, a maggio scorso, ha fatto la sua – per ora, ancora – inutile comparsa,  proprio al centro di tutto questo, ancora oggi, si fa il Cornetto.

giardino del campo estivoE’ lì  la seconda fabbrica di gelati al mondo, l’Algida, una costola della multinazionale Unilever, 900 dipendenti specializzati, un centro di ricerca per le innovazioni, un asilo e campo estivo interno con tanto di piscinette e animatrici, la colonnina per la ricarica delle auto elettriche nel parcheggio, il divieto assoluto di fumare in tutta l’area, esterno compreso, gli psicologi che aiutano i dipendenti a smettere con le sigarette, due impianti di cogenerazione a metano che forniscono l’energia sufficiente al fabbisogno della produzione (elettrica 5,5 + 5 MWe – pare ce ne sia da vendere allo Stato – e 18.5 MWt di produzione combinata di energia elettrica e calore, il tutto montato e a cura della Grastim, grande azienda campana), pannelli fotovoltaici per l’energia elettrica degli uffici, e, a quanto dichiarano direttore e dipendenti, amministratore delegato di Unilever Italia  (Angelo Trocchia) e dirigenti (i responsabili del Sustainable Living Plan in Italia Ugo De Giovanni e della Comunicazione, Costantina Tribou e, per la stampa, Carla Sangiorgio), anche “rifiuti zero in discarica”, acque degli effluenti filtrate e riciclate.  

Ugo De GiovanniE, a breve, persino impianto di cogenerazione a biogas autoprodotto con gli ultimi scarti delle acque. Impianto, quest’ultimo, che gli è valso per la citazione nel libro d’oro della Responsabilità Sociale d’Impresa (in cui Unilever viene lodata per  lo stabilimento di Caivano dove  vengono dati per “installati due Combined Head and Power Plant – CHP – che permettono una riduzione delle emissioni di CO2 derivanti dall’energia del 20% – oltre 10.000 tonnellate l’anno – Lo stesso stabilimento utilizza un sistema anaerobico per il trattamento degli effluenti che, partendo dai rifiuti, produce biogas poi bruciato all’interno del CHP per produrre energia, generando un ulteriore riduzione di emissioni di CO2 di 1000 tonnellate l’anno”). 

Al centro Angelo TrocchiaNon basta. A pochissimi chilometri,  dal 5 luglio scorso,  anche la stazione di partenza dei primi treni al mondo interamente dedicati al trasporto dei gelati,  “green express”.  Sei milioni di pezzi, tra cornetti e cremini, magnum e cuccioloni, stipati in 30 frigoriferi a idrocarburi (non HFC, a quanto pare) viaggeranno per ora due, a breve tre volte la settimana su altrettanti vagoni cargo di Trenitalia, da Marcianise a Parma, dove Unilever ha il quartier generale della distribuzione per  il nord Italia, per l’Europa, da quest’anno pure per l’Australia, così da avere un cuore di panna per le estati di entrambi gli emisferi.

altSei milioni per 3 treni alla settimana: 18 milioni di gelati che eviteranno le strade, grazie ad un accordo tra Unilever, Trenitalia e l’autotrasportatore Catone (che carica i frigo sui cargo e poi distribuisce da Parma in poi). Tradotto in termini ambientali, 3500 camion in meno all’anno sui 700 km di percorso, 2600 tonnellate di CO2 in meno in atmosfera (-76,4% rispetto al trasporto su gomma). Più il risparmio energetico di 40 milioni di MJ (-75,1% rispetto al trasporto solo su camion). 

Filantropi dell’ambiente? “Ma no,  pensiamo al profitto, al fatturato. Solo che l’obiettivo di raddoppiarlo va di pari passo con il risparmio, anche energetico, la razionalizzazione di ogni singolo passaggio e di conseguenza con l’obiettivo del dimezzamento dell’impatto ambientale dei nostri prodotti entro il 2020”. Una conseguenza logica, a sentire Trocchia, al taglio del nastro del primo treno dei cornetti che farà risparmiare il 6% dei costi di trasporto a fronte di un investimento di 10 milioni per i container frigo fatto dalla Catone in cambio dell’esclusiva Algida. Certo, c’è pure l’obiettivo europeo che impone alle aziende entro il 2050 di mandare su rotaia il 50% delle merci: Unilever si è mossa in tempo.

L’obiettivo fatturato e l’obiettivo ambiente, secondo il Sustainable Plan della multinazionale presente in 170 paesi, sono legati indissolubilmente. Ed è quindi forse per la stessa logica (fatturato & sostenibilità, a cui aggiungiamo la maggiore attenzione dei consumatori) che nel plan viene inserito anche l’obiettivo sulle  materie prime. Qualcuno ricorderà che per “punire” Unilever  per le sue gestioni delle piantagioni in particolare del tè, nel ’92 fu organizzato un clamoroso boicottaggio. L’inversione di rotta della multinazionale sull’approvvigionamento delle materie prime, con l’obiettivo di arrivare nel 2020 con il 100% di sostenibili certificate Rainforest Alliance o Roundtable on Sustainable Palm Oil, gli ha procurato il plauso del WWF (8 su 9 punti nello share delle 130 aziende mondiali esaminate da questo punto di vista nel 2011). A che punto siete? “A fine 2012, mediamente al 50%. L’olio di palma è già al 100% certificato, l’80% del cacao anche”.  E OGM? “Nulla”. Neppure negli additivi? “Nulla”, ripete secco l’ad di Unilever Italia..

Nessun problema ad investire nel Sud, a sentire Trocchia. Caivano è luogo di nascita del Cornetto. “Qui il mercato è interessante, la tradizione produttiva e le competenze sono quelle giuste. Certo, qualche problema c’è, ma cerchiamo di trovare soluzioni alle carenze del sistema. Finché le cose funzionano, non c’è ragione di cambiarle”. Tant’è che grazie ad un accordo con Invitalia, siglato lo scorso aprile, all’Algida di Caivano arrivano 35 milioni di investimenti (di cui il 50% a carico dello Stato) per l’innovazione.

“Zero waste to landfill” è un’altra delle parole chiave del piano di sostenibilità di Unilever. Niente rifiuti non pericolosi in discarica, dichiara il direttore di Algida e ripete Trocchia. Nella terra dei Fuochi, dalla fabbrica del Cornetto non esce nulla, neppure l’acqua sporca, possibile? “Attraverso processi di recupero e innovazione, risparmiamo centinaia di migliaia di metri cubi d’acqua. Poi differenziamo i rifiuti, li processiamo, li vendiamo ai consorzi…”.  Ci sarebbe piaciuto poter vedere e raccontare anche questo, ma il caldo torrido, il cattivo odore, hanno dissuaso le nostre guide dalla visita, peccato. 

in camice per la visita a Algida

Share this article

giornalista professionista, è direttore responsabile di Giornalisti nell'Erba, componente dell'ufficio di presidenza FIMA (Federazione Italiana Media Ambientali) e membro Comitato Scientifico per CNES UNESCO Agenda 2030. Presidente de Il Refuso a.p.s.. In precedenza ha lavorato come giudiziarista per Paese Sera, La Gazzetta e L'Indipendente. Insieme a Gaetano Savatteri ha scritto Premiata ditta servizi segreti (Arbor, 1994). Collabora con La Stampa.

Facebook Comments

Post a comment