Il razzismo è moderno. Le culture o le razze precedenti si sono ignorate o annientate, ma mai sotto il segno d’una Ragione universale. È il nostro concetto indifferenziato dell’Uomo che fa sorgere la discriminazione. Quando si parla di razzismo si fa senz’altro riferimento anche al “minore straniero non accompagnato” presente nel territorio dello Stato: il minore che, non avendo né cittadinanza italiana né di altri Stati dell’Unione europea e non ha presentato domanda di asilo, si trova nel territorio dello Stato privo di assistenza e di rappresentanza da parte dei genitori o di adulti legalmente responsabili.
L’arrivo di minori stranieri non accompagnati in Italia è un fenomeno stabilmente presente ormai da diversi anni. Non sono presenti dei dati esaustivi che permettano di avere dei numeri globali sugli arrivi, in particolare riguardo ai movimenti via terra o aerei. Questa lacuna è rafforzata dall’esistenza di movimenti attraverso la rete dei trafficanti e dal fatto che alcuni minori tentino di rimanere invisibili per paura di rimanere bloccati in una situazione non voluta.
Oggigiorno differenti testimonianze sono facilmente reperibili in merito allo straziante fenomeno della migrazione, grazie a coloro che hanno avuto il coraggio e la fortuna di poter condividere la propria tragica esperienza. Non tutti, tuttavia, hanno avuto la forza necessaria né le parole per poter esprimere altrettanta sofferenza, decidendo di intraprendere la strada del silenzio, quella per cui non rimangono molte parole anche per chi ascolta. Per noi, classe 5° GT dell’istituto ITC Don Luigi Sturzo di Bagheria, sono bastate le brevi e sentite parole di una ragazza per comprendere la vera drammaticità di chi si è trovato a dover fare i conti con la morte. Esattamente 2/3 anni fa è giunta nella nostra classe una ragazza proveniente dalla Costa d’Avorio. Safiatou, da noi chiamata Safi, si mostra sin da subito diffidente, introversa, con un atteggiamento difensivo. Col passare del tempo abbiamo imparato a comprendere il motivo dei suoi gesti incompresi, traendo delle conclusioni solo dopo essere stati a conoscenza del suo passato. Ci ha stupito tanto la sua fiducia riposta nei nostri confronti quanto la sua storia: in compagnia dei suoi due fratelli minori, Safi aveva attraversato il Mediterraneo partendo dalla Libia e arrivando in Sicilia su di un gommone. I genitori le avevano affidato, come se fosse stata già in grado di agire da persona adulta, la responsabilità sui fratellini. Le notti interminabili si sono tradotte in notti sovrastate da pericoli perpetui, ne è bastato uno solo per spezzare di colpo la vita del fratello più piccolo, che a soli 6 anni è morto annegato a seguito di un’improvvisa marea che aveva provocato l’entrata repentina di acqua all’interno del gommone, e con lui la speranza di una vita migliore. Safi ha vissuto in prima persona la perdita del fratellino come una sua colpa. Approdati in Sicilia, egli è stato sepolto in un cimitero vicino Trapani presso cui Safi e la piccola sorellina Bintou hanno potuto dirigersi per fargli visita.
La storia di Safi ci ha insegnato molto, ci ha condotti in una realtà lontana dalla nostra, una realtà in cui la vita non è mai scontata, dove…
“…per arrivare all’alba non c’è altra via che la notte.” (Kahlil Gibran)
Safi oggi si trova in Francia con la sua famiglia. Lo sbarco in Sicilia è stato per lei un appoggio che le ha concesso un rifugio sicuro, con la speranza che un giorno potrà ritrovarlo nel suo paese natale.
Fortunatamente tante altre persone, come Safi, hanno avuto la possibilità di poter essere assistite da diverse associazioni che si occupano della salvaguardia di coloro che talvolta giungono in modo sempre crescente sulle nostre coste. Sotto la guida della professoressa Rossana Castello abbiamo avuto l’opportunità di entrare a contatto con due persone addette all’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, la cui disponibilità e argomentazione ci ha dato modo di comprendere nello specifico l’organizzazione di queste cooperazioni.
Uno di queste è Francesco Lo Iacono, insegnante di taekwondo di arti marziali, ha tradotto il valore dello sport quale veicolo di valori che vanno oltre le differenze. In particolare, egli si è dedicato ad insegnarlo a ragazzi siriani fuggiti in Libano e a Lampedusa. Con una breve introduzione relativa al suo sport, ci ha informato che il presidente coreano attraverso il taekwondo aveva finanziato un progetto di formazione umanitaria volto ad abolire tutte le forme di discriminazione sociale e razziale, nonché religiose. Francesco Lo Iacono ha trascorso una settimana in Libano assumendo la tutela di tre ragazzi: nello specifico ci ha raccontato della sua esperienza, di quanto fosse emozionante instaurare un legame emotivo con questi ragazzi, accogliendoli in maniera del tutto familiare. D’altro canto, il loro avvicinamento si mostrò contrario e scettico, quasi increduli del bene che gli veniva riposto. Attraverso una missione umanitaria a Shama, in Libano, egli ha avuto la possibilità, anche grazie al supporto del CONI (Comitato Olimpico Nazionale) e della Federazione Italiana Taekwondo, di offrire e donare ai bambini orfani i materiali necessari adatti per l’attività sportiva. Un altro progetto di cui ha fatto parte è la Trinacria, a Palermo, che porta avanti l’inclusione di tali ragazzi offrendo loro l’accesso gratuito alle strutture, l’allenamento e l’utilizzo delle attrezzature. Al termine della sua intervista, Francesco Lo Iacono non ha parlato più di razzismo ma di “inclusione”.
L’altra persona che abbiamo intervistato è Elio Tozzi, che sin da subito, guidato dall’auspicio di lasciare un segno nella società presente e futura, ha studiato relazioni internazionali diplomatiche all’Università di Napoli. Oggi lavora su vari fronti: è ricercatore presso l’istituto Pedro Arrupe, a Palermo, un istituto di formazione politica; fa parte dell’associazione Borderline Sicilia, con la quale ha imparato tantissimo su come il fenomeno migratorio viene, gestito in Europa, nello specifico in Sicilia; ha dato vita, grazie alla collaborazione di altri volontari, a uno sportello di ascolto a Bagheria, lo Sportello Terraferma, in cui svolgono orientamento socio-legale ai cittadini di Paesi terzi, quelli che comunemente vengono definiti migranti. Elio Tozzi da circa 7 mesi dà supporto all’Ufficio Speciale Immigrazione della Regione Siciliana per migliorare, per quanto possibile, le politiche relative al fenomeno migrazione, percorso che viene inteso spesso con una visione abbastanza eurocentrica, e cioè che pone l’Europa al centro del mondo.
Condividere le nostre esperienze e confrontarci in un incontro con la redazione di Giornalisti Nell’Erba (gNe) ci ha incuriositi e motivati ancora di più ad approfondire argomenti così delicati: sono intervenuti al seminario la direttrice Paola Bolaffio, la vice direttrice Giorgia Burzachechi e la coordinatrice della Rete nazionale Docenti gNe Ilaria Romano.
La nostra scuola è stata coinvolta, insieme ad altre 6 classi di 5 regioni, a partecipare alla Rete nazionale Giornalisti Nell’Erba (gNe), che dal 2014 riunisce insegnanti e docenti che fanno del giornalismo uno strumento didattico per l’educazione allo sviluppo sostenibile. Durante la videoconferenza la nostra classe ha discusso un tema in particolare: “i minori stranieri non accompagnati all’interno del flusso migratorio verso l’Europa”, analizzandolo sotto vari aspetti. Nello specifico, alla luce dei nostri approfondimenti, abbiamo esposto un Power Point che riguarda la Legge n. 47/2017 e un’ulteriore presentazione concernente i dati relativi al flusso migratorio annuale e il suo evolversi a seconda del sesso e dell’età media.
In seguito abbiamo illustrato e commentato ciò che ha suscitato in noi l’esperienza significativa derivata dalla testimonianza della nostra compagna ivoriana che adesso vive in Francia, testimonianza recepita come un evento estremamente drammatico e toccante. Abbiamo terminato la nostra argomentazione con l’interpretazione di una poesia in onore del bambino siriano di 3 anni, Aylan Kurdi, divenuto un simbolo della crisi europea dei migranti dopo la sua morte per annegamento.
Nel corso della diretta è stato presentato da parte dei giornalisti un video: “Non è un’opinione”, realizzato per sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema del razzismo. Il video vede come protagonisti i minori del Centro Semina e le ragazze del progetto Sally e i suoi figli di Roma, entrambi promossi dall’Associazione “Nessun Luogo è lontano” che da anni si occupa di progetti di integrazione.
Considerazioni finali
In merito a quanto stato detto precedentemente, ancora oggi la maggior parte della popolazione mondiale
si trova ancora a lottare contro la fame, l’ingiustizia e la disuguaglianza. È inammissibile come in un periodo che dovrebbe essere caratterizzato da un avanzato progresso tecnologico si verifichino ancora situazioni simili, eppure è così.
Il risultato più evidente è una diffusa paura dello straniero. Le immigrazioni spaventano la popolazione del paese ospitante, al punto che il fenomeno è conosciuto con il nome di xenofobia. Il rifiuto dei migranti è diffuso ovunque, quasi sempre si assume un comportamento del tutto razzista e proprio il razzismo nasce molto spesso dall’ignoranza, nel senso più puro del termine: la gente solitamente non conosce il motivo per cui chi emigra va alla ricerca di una speranza in un paese nuovo fuggendo da paesi devastati da guerre, conflitti etnici. Oggi l’Italia sembra preoccupata per gli sbarchi di migranti che arrivano nella nostra penisola e le persone sono sempre più convinte che questa condizione in corso sia un’emergenza. Purtroppo, però, questa situazione è destinata a continuare fin quando l’uomo non riuscirà ad accettare la sua vera condizione di cittadino del mondo in una moderna visione cosmopolita che sembra sempre più caratterizzare il nostro tempo. Ecco perché in una società come questa è giusto, anche attraverso questo tipo di attività, sensibilizzare, educare, formare ed informare sul tema dell’integrazione e del rispetto verso il prossimo.
Giada Provenzano
Federica Visconti
5° G TURISMO
A.S. 2020/2021
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