La guerra civile siriana ha avuto inizio il 15 marzo 2011 in Siria con le prime dimostrazioni pubbliche contro il governo centrale, per poi diventare una vera e propria guerra civile nel 2012. Le proteste iniziali hanno avuto l’obiettivo di spingere alle dimissioni il presidente Bashar al-Assad ed eliminare la struttura istituzionale monopartitica del Partito Ba’th. Col radicalizzarsi degli scontri si è aggiunta con sempre maggiore forza una componente estremista di stampo salafita che ha come principale obiettivo l’instaurazione della Shari’a in Siria. A causa della posizione strategica della Siria, dei suoi legami internazionali, la crisi ha coinvolto i Paesi confinanti e gran parte della comunità internazionale. Fra gli Stati che appoggiano economicamente e militarmente le forze ribelli, che hanno come riferimento politico la Coalizione Nazionale Siriana, vi sono Stati Uniti d’America, Gran Bretagna, Francia; mentre il governo di Damasco riceve sostegno finanziario, politico e militare principalmente da parte di Russia e Iran. La guerra civile siriana, anche a causa della sua lunga durata e della natura settaria di cui si è caratterizzata, ha causato un elevatissimo numero di profughi. A settembre 2016, l’Unione Europea riferì di aver stimato circa 13,5 milioni di sfollati siriani. Mentre, per quanto riguarda i morti, includendo anche le morti non documentate, L’Osservatorio siriano per i diritti umani stima un totale di 430.000 morti. Oltre ai morti, la guerra ha portato un incremento notevole della violazione dei diritti umani, infatti secondo dei dati, oltre 14 mila persone sono state torturate a morte nella guerra in Siria. A luglio 2012, il gruppo per i diritti umani Women Under Siege ha documentato oltre 100 casi di stupro e violenza sessuale durante il conflitto. 

A marzo 2021 saranno passati 10 anni dalla distruzione della Siria, la nazione medio-orientale più sviluppata, a causa anche di interventi internazionali, per i quali molti stati hanno chiuso gli occhi di fronte alla crisi umanitaria siriana, e riaperti soltanto per interessi personali. 

Turchia, Usa, Russia, Iran e Iraq e altre organizzazioni terroristiche hanno alimentato una guerra diventata insostenibile per i cittadini siriani. 

Devastazione, perdite e miseria hanno contribuito alla più grande migrazione degli ultimi tempi, una vera e propria diaspora.

Dopo il colpo di stato, i diritti umani in Siria sono sempre stati più nulli, i primi rifugiati sono scappati nel maggio del 2011 nei paesi confinanti, tra cui la Turchia, capitanata dal sultano Recep Tayyip Erdoğan. 

Il maggior flusso migratorio si è concentrato nella citta di Gaziantep. 

La maggiore difficoltà per i rifugiati è la difficoltà ad accedere nel territorio turco per vie illegali a causa dei smugglers (coloro che gestiscono il passaggio dei rifugiati al confine, dove tutto è regolato come transazione economica, trasformando i rifugiati in della vera e propria merce).

Ad oggi 3,6 milioni di rifugiati siriani sono presenti sul territorio turco, anche se ancora applica il diritto d’asilo solo per i rifugiati provenienti da stati dell’UE, mantenendo una legislazione risalente alla convenzione di Ginevra del 1951. 

Infatti per i rifugiati siriani attua un regime di protezione temporanea, che garantisce il diritto di soggiorno legale, permettendo l’accesso ai diritti e servizi fondamentali. 

L’l’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR), stima la cifra di 5,5 milioni di profughi siriani per il mondo e un gran numero di sfollati presenti all’interno della Siria.

Dal 2011 ad oggi 937.718 siriani hanno chiesto asilo in Europa. Il 65% in Germania e Svezia, il 21% tra Ungheria, Austria, Olanda, Danimarca e Bulgaria, il 14% sparsi per l’Europa.

Le condizioni dei rifugiati sono disumate, tra famiglie dimezzate, grandi perdite e bambini rimasti orfani.  

l’80% dei Siriani vive quasi in povertà e 6,2 milioni di bambini soffrono di malnutrizione acuta. Durante l’anno scorso più di mille bambini sono stati uccisi a causa di attacchi alle scuole. Molti invece non hanno più accesso all’istruzione.

Si ritiene che al cessare del fuoco la ricostruzione della Siria costerà centinaia di miliardi (circa 200 miliardi per la Banca Mondiale). I rapporti delle organizzazioni internazionali e delle ONG stimano che le condizioni di vita nei paesi di accoglienza, nonostante le donazioni che arrivano in soccorso dei rifugiati siriani, sono molto precarie. Ad aggravare la loro situazione è la crescente ostilità dei paesi ospitanti verso i profughi, impossibilitati a rientrare in patria per la costante paura dei combattimenti ancora in corso nel nord ovest della Siria, dove vi è presente un regime dittatoriale incapace di rispettare i diritti fondamentali delle persone.

Nel 2018 è stata condotta un’indagine su un gran numero di profughi la quale ha rivelato che il 76% di essi spera di far rientro in patria, ma solo una piccola parte ritiene che sia possibile farlo in sicurezza, a breve tempo, e ritengono impossibile la restituzione dei loro beni personali. 

Si pensa che il regime di Assad filtri i rientri in patria dei Siriani, tenendo fuori i potenziali oppositori, rallentando così il flusso del rientro in patria. 

Dal 2012 ad oggi, la Cooperazione Italiana ha stanziato 286 milioni di euro per far fronte alla crisi siriana in collaborazione coi piani nazionali dei Governi e con quelli delle Nazioni Unite.

Grazie al progetto dei corridoi umanitari, avviato all’inizio del 2016, realizzato dalla Comunità di Sant’Egidio col sostegno dei contributi volontari, circa un migliaio di profughi siriani arriveranno in Italia grazie all’accordo stipulato col ministro degli esteri e dell’interno, fornendo ai rifugiati i visti validi sul territorio italiano. 

Gruppi di famiglie vengono individuate nei campi profughi libanesi, marocchini e etiopi che hanno urgenza di ricevere assistenza in Europa. Una volta giunti in Italia, i profughi vengono ospitati in strutture adibite all’accoglienza. 

Il progetto dei corridoi umanitari è una grande risposta alla crisi del mediterraneo per impedire lo sfruttamento dei trafficanti di esseri umani e permettere ai profughi un ingresso legale, cure mediche ed istruzione per ridare una speranza alle anime spezzate dalla guerra.

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