Uno studio condotto dai ricercatori della Purde University e pubblicato sulla rivista scientifica ‘Biotechnology for Biofuels‘ spiega come ricavare biocarburante da ‘materiali di scarto’.
Ciò che fino a qualche anno fa impediva la conversione della maggior parte del materiale vegetale in biocarburante era la ‘lignina’: un composto complesso che si trova nelle pareti cellulari delle piante e che non permette ai carboidrati vegetali di essere suddivisi in zuccheri per poi essere sottoposti a fermentazione per diventare biocarburanti.
Ora invece “la lignina non è più un problema. Abbiamo un modo per rimuoverla e ricavarne prodotti utili, oltre ad avere accesso ai carboidrati vegetali per la produzione di biocarburanti” dichiara Nick Carpita, professore nel Dipartimento di Botanica e Patologia delle Piante.

La ricerca è cominciata quando, grazie a Mahdi Abu-Omar, ex chimico della Purdue il quale aveva scoperto che utilizzando un particolare catalizzatore al nichel-carbonio si poteva mettere in atto un metodo economico ed efficace per rimuovere la lignina senza intaccare i carboidrati della pianta.
Affinando questo metodo il team di scienziati della Purde è riuscito a semplificare il più possibile il processo di separazione della lignina grazie alla creazione di un albero di pioppo modificato geneticamente con una struttura alterata della lignina, che rende molto più semplice l’estrazione dei carboidrati vegetali.

Questi pioppi “ingegnerizzati” non possono essere coltivati normalmente e quindi a livello commerciale, perché sono organismi geneticamente modificati, tuttavia i risultati acquisiti da questa ricerca possono essere utilizzati in altre colture modificate.
Le parole di Clint Chapple, uno dei ricercatori che ha contribuito alla realizzazione dei pioppi geneticamente modificati: “Ora sappiamo come smontare le pareti cellulari per produrre vari prodotti, incluso il carburante per il trasporto”. Clint Chapple aggiunge: “Quello che stiamo facendo con il pioppo può aiutare a informare su ciò che viene fatto con altre materie prime cellulosiche derivate da residui di gambi di mais o biomassa di sorgo e panico verga.”
E ancora Rick Meilan “Ora sappiamo come smontare le pareti cellulari per produrre vari prodotti, incluso il carburante per il trasporto”
Questo ovviamente è solo l’inizio di una ricerca che continuerà ancora all’insegna del progresso sostenibile.
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