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Internet è ormai un vasto mondo dove si può trovare di tutto e si può scrivere di tutto, da commenti sportivi a ricerche su argomenti vari per arricchire la cultura personale. Sicuramente durante gli anni è andato sempre più ad evolversi e a migliorare le proprie linee guida, soprattutto nell’ambito della privacy e del rispetto degli altri utenti in rete. Però molte volte queste norme vengono ignorate e quindi molte persone offendono, insultano o fanno semplicemente dei commenti su temi, utenti o oggetti che ritengono diversi dalla loro mentalità. Questo fenomeno è chiamato online hate speech ovvero discorsi d’odio o incitamento all’odio online, con lo scopo di attaccare uno o più individui in base al colore della pelle, religione, origine etnica, orientamento sessuale, disabilità o sesso. Molte volte queste offese provengono da persone con un retroscena familiare dove il soggetto che arreca danno verbale ha dei problemi a gestire non solo la rabbia, ma ha anche difficoltà nel rapportarsi con gli altri. Altre volte, questi problemi derivano da uno scarso rapporto con i propri genitori oppure da un fallimento personale, per cui ci si scaglia contro chi è più debole o contro chi ricorda il proprio fallimento. Questa tipologia di persone che si rifugiano dietro uno schermo e soprattutto dietro l’anonimato sono chiamati con il termine di “leoni da tastiera” o “guerrieri da tastiera”. Uno psicologo francese del 1800, Gustave Le Bon, definisce così la violenza della massa nel suo scritto “Psicologia delle folle”:
“Crea un inconscio collettivo attraverso il quale l’individuo si sente deresponsabilizzato e viene privato dell’autocontrollo, ma che rende anche le folle tendenti alla conservazione e orientabili da fattori esterni, e in particolar modo dal prestigio dei singoli individui all’interno della massa stessa’’
L’uomo civilizzato, se incitato e nascosto nella massa, diventa un barbaro, un uomo delle caverne e questa descrizione si adatta bene anche al fenomeno attuale dell’odio in rete. Anche perché, nell’immaginario collettivo, si tende a dimenticare che essere in rete non esclude avere una vita e dei sentimenti. Insultare sui social non sembra avere il peso che ha nella vita reale. Uno può permettersi di dare della meretrice ad una modella in costume da bagno, anche se nel momento in cui se la ritrovasse davanti non si permetterebbe mai di manifestare disprezzo. Per risolvere questo grande problema dell’odio online ci sono varie strade che gli Stati potrebbero intraprendere. Una delle prime è quella di inserire all’interno delle scuole dei programmi per sensibilizzare gli studenti già dalle primarie. Facendo ciò è possibile prevenire questo sgradevole e ormai sempre più ricorrente fenomeno, diffuso soprattutto tra i giovani. Un’altra possibilità è quella di aumentare il controllo da parte dei genitori sui propri figli, per evitare che vadano a danneggiare altri utenti o altri coetanei. Infine, l’ultima strada è quella di aumentare i controlli da parte dei social network e di eliminare immediatamente i contenuti offensivi per le persone.
Emanuele Santoro 4°P Liceo Alessi
Articoli utili
http://www.dirittodellinformatica.it/ict/web/lhate-speech-e-la-violenza-verbale-online.htmlhttps://heidiconsultant.it/leoni-da-tastiera/https://www.iprofessionistidellasicurezza.it/2017/02/19/leoni-tastiera-pecore-smarrite/
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