Mentre anche la Banca Mondiale lancia un allarme apocalittico sugli scenari da cambiamenti climatici, l’EPA, l’agenzia per l’ambiente americana, rischia di morire soffocata dalla disinformazione, da scienziati pagati dalle industrie e da una proposta di legge appena approvata dalla House od Representatives che dà credito alle lobby invece che alla scienza e racconta falsità.
Quattro anni fa l’EPA (Environmental Protection agency), ovvero l’agenzia di protezione ambientale statunitense celebrava i 40 anni di attività con un bilancio positivo avendo contribuito al miglioramento delle qualità dell’aria e dell’acqua.
Quanto creato grazie alle pressioni di 20 milioni di americani (10% della popolazione allora) che manifestarono nel primo ‘Earth Day’ chiedendo un ambiente più pulito e salubre, rischia oggi, grazie al deputato repubblicano Chris Stewart di essere sabotato definitivamente perché privato della presenza di scienziati indipendenti nella sua Science Advisory Board (Commissione Scientifica).
La proposta di legge del Deputato Repubblicano Chris Stewart, approvata dalla House of Representatives in questi giorni, vuole assicurarsi che gli scienziati indipendenti siano esclusi dalla commissione a favore di scienziati scelti dalle industrie, il cui unico merito è quello di essere sul libro paga delle industrie stesse.
Lo scrittore e deputato Stewart si ritiene molto più informato del 98% degli scienziati sulla terra in quanto contesta il problema del riscaldamento globale che sarebbe solo parte delle oscillazioni ricorrenti del clima del pianeta e quindi non costituirebbe una minaccia: questa sua posizione dovrebbe essere premiata con un posto nella ‘Hall of Shame’ accanto delle Industrie Koch che nel 2012 hanno speso milioni di dollari per una campagna disinformativa in merito ai cambiamenti climatici dovuti all’uso di energie fossili.
Per Stewart, l’EPA sarebbe addirittura responsabile del mancato sviluppo del settore energetico (“The EPA thwarts energy development,” http://www.stgeorgeutah.com/news/archive/2012/08/25/republican-congressional-candidate-visits-st-george-tells-crowd-to-keep-faith-in-america/#.VHX5jGf-WN_) .
Francesca Grifo, in precedenza Direttore del Centro per la Biodiversità e la Conservazione al Museo di Storia Naturale Americano fa notare che, sebbene la legge approvata preveda che gli scienziati nominati dalle industrie non possano votare sul rilascio nell’ambiente di una sostanza chimica prodotta dai loro datori di lavoro, possono votare per il rilascio di una sostanza simile prodotta da un’altra industria, creando un precedente molto utile. Inoltre la norma vieta a scienziati ricercatori di dare all’EPA consigli su qualunque argomento che possa ‘direttamente o indirettamente fare riferimento al proprio lavoro’: cioè le sole persone a cui non è permesso dare consigli all’EPA su una determinata sostanza chimica sono proprio quelle che ne hanno studiato la sua tossicità o i suoi effetti sull’ambiente. (http://www.iflscience.com/environment/epa-barred-getting-advice-scientists)
Sebbene l’EPA sia stata coinvolta nel meccanismo delle ‘revolving doors’ (porte girevoli – http://frankenfoodfiles.files.wordpress.com/2010/10/ferrarafinal.pdf ) – ovvero lo scambio quanto meno inopportuno e sospetto di personale tra industria e uffici delle autorità di controllo (per es. cfr Linda J. Fisher prima impiegata all’ufficio di prevenzione inquinamento dell’EPA e poi vice presidente alla gestione e agli affari pubblici della Monsanto, o Lidia Watrud prima ricercatrice microbiologica c/o Monsanto poi al laboratorio dell’EPA per gli Effetti Ambientali) – e quindi la sua completa indipendenza dal mondo dell’industria fosse già discutibile, restava pur sempre un organismo di controllo la cui eliminazione (virtuale o concreta) non può che suscitare grandi preoccupazioni.
Eric Barbizzi
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