Secondo la FAO ogni anno “circa un 1/3 del cibo prodotto nel mondo per consumo umano viene perso o diventa rifiuto”. “Questo spreco rappresenta un’opportunità sfumata per migliorare la sicurezza alimentare mondiale, ma anche per mitigare gli impatti ambientali e sulle risorse da utilizzare nella catena alimentare”.
Solo nel Regno Unito “circa 15 milioni- secondo il Waste and Resources Action Programme (WRAP)-di tonnellate di cibo e bevande sono gettati via ogni anno”. “Di questi 15 milioni 4 provengono dai servizi di ristorazione”. Nonostante il numero di rifiuti alimentari domestici sia sceso nell’isola di Sua Maestà dal 2007 del 21%, “ le famiglie- secondo quanto riferito dal WRAP- continuano a gettare l’equivalente di sei pasti ogni settimana” e la tematica dello spreco di cibo rimane urgente. “Il Regno Unito sta seguendo la via dell’abbattimento dei rifiuti alimentari e la riduzione del 21% rappresenta un risultato importante, conseguito da milioni di persone che hanno preso parte, risparmiando denaro e aiutando alla salvaguardia delle nostre risorse naturali. Comunque c’è ancora molto da fare” fa sapere Goodwin, amministratore delegato WRAP.
Per tentare di arginare questo problema importante, il sindaco di Londra, Boris Johnson, ha lanciato, in collaborazione con il Fondo Europeo per lo sviluppo regionale(EuropeanRegional Development Fund), qualche giorno fa, ( lo scorso 12 novembre) il programma “foodsafe” che vuole aiutare 240 piccole e medie imprese alimentari ad incrementare i loro profitti riducendo in maniera sostanziale lo spreco di cibo. L’iniziativa è “brillante e può aiutare a ridurre i costi di smaltimento per gli scarti alimentari, diventando così più efficienti” a sostenerlo è Matthew Pencharz, consigliere per l’ambiente del sindaco.
Il piano, che ha durata di 18 mesi, prevede tra l’altro: l’identificazione dei luoghi dove si spreca maggior cibo, il fornire suggerimenti su come ridurli e l’ invitare le imprese a mandare il cibo alle persone in difficoltà tramite alcune organizzazioni che lo distribuiscono. Il comune della city in questo modo prevede di far risparmiare in totale 360 mila Pounds, una cifra non di poco conto considerando la crisi economica.
Tutto questo significa, come ricorda un rapporto dell’organizzazione delle Nazioni Unite per l’agricoltura e l’alimentazione( FAO), “che l’enorme quantità di risorse naturali utilizzate per la produzione di cibo sono usate invano e che le emissioni di gas serra, causate dalla produzione di cibo che viene sprecato, sono anch’esse vane”. “Il cibo- fa poi notare lo stesso report- viene perso o sprecato durante tutta la filiera alimentare, dall’inizio, dalla produzione agricola, fino al consumo domestico. Nei paesi a medio e ad alto reddito, il cibo è maggiormente sprecato nella fase di consumo, ciò significa che viene gettato anche se è ancora adatto ad essere utilizzato”. Queste sono notizie che ormai conoscono tutti e ad orecchie poco sensibili possono sembrare come nulla di nuovo, ma evidentemente questo fenomeno non riceve ancora la giusta considerazione e attenzione altrimenti non si spiegherebbe perché il problema persista. Come è facile intuire la perdita di cibo ha anche dei risvolti economici e hanno un impatto negativo sia sugli agricoltori sia sui cittadini. E’ sufficiente pensare che- come riferisce il rapporto Waste Watcher 2013- nella spazzatura oltre agli alimenti finiscono 8, 7 miliardi di euro ogni anno.
Mi ha fatto molto riflettere il caso del Brasile dove si produce il 28% in più di cibo rispetto al reale fabbisogno e vengono buttati circa 39 mila tonnellate di alimenti “che potrebbero sfamare 19 milioni di persone, ovvero più della metà dei brasiliani che vivono in condizioni di insicurezza alimentare”.( La Nuova Ecologia, maggio 2013) Tali dati non possono non apparire in forte contraddizione con la povertà in cui vivono un numero non precisato di brasiliani. Come è possibile che in un paese i via di sviluppo vi sia così tanto spreco di cibo? Il Banco de Alimentos, organizzazione non governativa il cui obiettivo è quello di combattere lo spreco e di ridurre gli effetti della fame in Brasile, per risolvere questa problematica cerca di insegnare al maggior numero possibile di persone i principi di un’alimentazione corretta.
Le cause di ciò sono diverse, quelle principali secondo l’Unione Europea sono:
- La mancanza di consapevolezza, l’assenza di un preciso piano d’acquisto quando si va a fare la spesa.
- Le dimensioni delle porzioni e la difficoltà da parte dei servizi di ristorazione e catering di prevedere il numero esatto di clienti.
- La sovrapproduzione
- L’inadeguato stoccaggio e l’inadeguato imballaggio
In Italia purtroppo la situazione non è molto differente, infatti una famiglia in media getta 49 kg di cibo nella spazzatura o per disattenzione o per negligenza per un valore di circa 1600 euro a famiglia. Dati che solo a pronunciarli fanno venire i brividi e riguardano tutti da vicino. Il cibo che viene gettato solo in Italia sarebbe sufficiente, secondo la Coldiretti, a sfamare 44 milioni di persone.
Indubbiamente diversi passi verso una maggiore consapevolezza e sensibilizzazione sono stati fatti. Si considerino a tal proposito i numerosi appelli, non ultimo quello del Pontefice, che ha più volte invitato i fedeli a riflettere sulla tematica dello spreco alimentare. “Dovremmo- ha rammentato Papa Francesco- tutti ricordare che buttare il cibo è come rubare dalle pentole dei poveri, degli affamati”. Eppure evidentemente la strada da percorrere è ancora lunga e spero che questo breve scritto oltre ad aggiungersi alla quantità di testi, più meritevoli, redatti a riguardo possa essere un ulteriore spunto di riflessione. Basterebbe poco per arginare il problema. Sono sufficienti piccoli gesti che non richiedono uno sforzo eccessivo, un piccolo ad esempio suggerimento lo fornisce l’organizzazione FoodWeWant “per evitare lo spreco alimentare si potrebbero scontare del 50% i prodotti vicini alla scadenza. Alcuni rivenditori già lo fanno, ma perché diventi la regola, serve una normativa specifica”. La prossima volta che abbiamo in mano il carrello della spesa cerchiamo di essere più attenti.
Andrea Sorrentino
Per maggiori informazioni:
http://www.london.gov.uk/priorities/environment/putting-waste-good-use/foodsave
http://www.letsrecycle.com/news/latest-news/compost/london-mayor-launches-business-food-waste-scheme
http://www.foodsecurity.ac.uk/assets/pdfs/food-waste-report.pdf
http://www.bbc.co.uk/news/uk-wales-24847488
http://www.fao.org/docrep/014/mb060e/mb060e00.pdf
http://ec.europa.eu/food/food/sustainability/causes_en.htm
http://www.huffingtonpost.it/2013/10/07/cibo-sprechi-italia_n_4056706.html
http://www.foodwewant.org/News/Lo-spreco-alimentare-si-puo-ridurre
AA. VV, Global food losses and food waste, FAO, 2011
AA. VV, La Nuova Ecologia, p. 29-39, maggio 2013
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