Lamezia Terme (dalla nostra inviata) – Mafia, arte ed ecologia al  Trame festival. Si chiama Luigi Giudice (in arte G Loois ) l’artista padre dell’installazione archè. Dal greco ἀρχή, archè è l’elemento primordiale, colui che genera e distrugge. È proprio questo ľobiettivo: tornare agli elementi semplici per ritrovare un antico splendore.
Giudice, in collaborazione con Collettivo Istmo, espone la sua opera in piazza Mercato Vecchio, nel cuore di Lamezia Terme. Tronchi bruciati, acqua stagnante alla base, cornici di ferro con al centro pannelli di plexiglass sostenuti da fili di nylon e colorati con bombolette fluorescenti sono le parti che compongono l’opera. Tra tutti questi elementi il collegamento con la mafia è poco intuitivo ma molto profondo: i tronchi utilizzati provengono dal Monte Sant’Enea, vittima di un incendio doloso da parte di Cosa Nostra. Inoltre i cavi  che sostengono i pannelli sono la semplificazione dei fili del logo di Trame Festival. Tutti i pannelli sono complementari a coppie e colorati con quattro colori che rimandano alle quattro tinte elementari (acqua, fuoco, terra, aria) e simbolo della semplicità. Il punto di vista dal quale ľartista consiglia ľosservazione è quello orizzontale, in modo che i pannelli si completino e si possa capire che senza uno dei due non può essere definito veramente completo. Ed è cosí anche Lamezia, se non viene riportata alla sua semplicità, se non viene valorizzata per quello che ha da offrire verrà sempre ricordata come “la cittadina mafiosa”.

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