(1 aprile, dal diario del docente a distanza) – Eccomi qui dopo alcuni giorni di silenzio, ma di attività frenetica, a riflettere sulla NUOVA scuola. Nella mia vita ho sempre avuto come esempio e fonte di ispirazione un grande uomo, Gandhi, che con la sua filosofia della resistenza passiva, devo dire, forse mi ha evitato anche qualche guaio. Ma non avrei mai pensato che la resistenza passiva potesse diventare fondamentale per la sopravvivenza in ambito scolastico. 

Come ho detto nei giorni precedenti, il Ministro ha raccomandato di non perdere il contatto con gli alunni, il confronto tra docenti, insomma il senso di comunità.  Ed è così che alcuni insegnanti hanno creato le chat con i ragazzi e fino a qui… Poi hanno iniziato a nascere come funghi chat di gruppi e sottogruppi di docenti che dovrebbero confrontarsi serenamente sul da farsi per una proficua collaborazione. Nel frattempo sono state attivate quasi ovunque le piattaforme di Google Suite che sono andate a sostituire quelle del registro elettronico che a malapena avevamo iniziato ad imparare. A questo si sono aggiunti corsi di aggiornamento sulla DAD caduti a pioggia da ogni dove e di ogni tipo, oltre innumerevoli articoli e saggi sulla DAD scritti dagli “esperti”. E infine sono arrivate le richieste di rimodulazione della programmazione a seguito dell’emergenza COVID 19.

A causa di tutto questo, da normale utente della rete mi sento adesso quasi l’esperta multitasking di ogni offerta virtuale. Ed è così che durante questi giorni mi è capitato di assistere ad un corso di aggiornamento telematico, mentre ascoltavo un webinar scientifico e mentre davo indicazioni su WhatsApp per la videolezione ai ragazzi e rispondevo ai dubbi amletici di qualche collega. 

Quello che ho sempre visto come un affronto alla concentrazione e alla comprensione è accaduto: uno schermo del computer, un tablet e il mio cellulare in questi giorni hanno parlato contemporaneamente a me, fanatica della filosofia della lumaca!

Ed ecco che allora mi sono fermata a pensare: Come resistere a tutto ciò e a tanto altro? E così, ho provato a immaginare un semiserio

MANUALE DI SOPRAVVIVENZA PER DOCENTI COLPITI DA DAD

1. Le chat con gli alunni sono importanti, a volte anche commoventi, ma…  

Devi mettere in conto – nel caso tu sia l’unica insegnante del corso ad avere una chat – che la mattina ti potresti svegliare con 268 messaggi degli alunni i quali, non sapendo come collegarsi nelle nuove piattaforme dei tuoi colleghi, alle 7.00 hanno scatenato sulla chat uno tsunami  di domande.

Cosa fare? Niente assolutamente niente. Cattiva? No stimolatrice di Resilienza. Dopo un tempo più o meno lungo in cui non ottengono la stampella richiesta, i ragazzi mettono in atto lo spirito di sopravvivenza, iniziano ad aiutarsi tra loro, a inviare spiegazioni, foto dello schermo con freccette e tanto altro fino a che arriva il silenzio. 

Certo le macerie restano, chi proprio non è riuscito, chi è costretto a dichiarare di non avere il computer e tanto altro, ma per le macerie gli adulti ci sono, sempre!

Ed è lì infatti che è necessario  intervenire, ma nella chat privata, con calma cercando di dare il supporto necessario, individuale a chi veramente ne ha bisogno.

2. E’ importante confrontarsi con i colleghi, a volte anche utile, ma…

In questi giorni, come avevo previsto si sono scatenati numerosi dubbi amletici:

E’ consentito ai ragazzi in video conferenza oscurare il video? E’ rispettoso nei confronti dell’insegnante?

Ora ovviamente ci sono sempre più punti di vista, il problema è che non si considera quasi mai che questo tipo di didattica non ha nessuna normativa specifica e non può essere imposta come obbligo. La normativa sulla privacy riguardo i minori non è esaustiva a riguardo. I docenti entrano con la video conferenza dentro le case degli alunni che non vivono da soli. La videoconferenza ha una serie di rischi tra cui il cyberbullismo 

Cosa fare? Niente assolutamente niente. Anarchica?  No rispettosa dello stato d’animo altrui e del mio.

Fin da principio ho scritto che non avrei usato la video camera, lasciavo alla vostra fantasia le ragioni. Le video lezioni possono essere fatte in tanti modi, se impariamo a condividere il nostro schermo e abbiamo preparato materiale su cui lavorare insieme ai ragazzi, è sufficiente la nostra voce che guida, spiega e sollecita gli alunni uno ad uno. Fino ad oggi questo metodo ha funzionato, non escludo di farmi vedere ogni tanto per un saluto, ma non è necessario inserire nello schermo inquadrature strane mentre sono concentrata sulla gestione della piattaforma e sulle richieste dei ragazzi. Inoltre la lezione classica frontale – l’insegnante spiega e l’alunno ascolta – a parer mio può forse funzionare con alunni grandini (15 anni in poi), ma fino ad una certa età dubito seriamente. Infine la Didattica a Distanza non credo possa essere una falsa copia di quella in presenza. 

Altro dubbio Amletico: Come si fa a valutare gli alunni?

Ecco su questo vorrei fare una premessa: ho dei figli alunni e vedo cose che voi umani… 

Quindi cosa fare? Niente proprio niente. Fannullona? No consapevole.

Credo che in questo momento il docente dovrebbe essere estremamente centrato e consapevole del proprio ruolo e si dovrebbe liberare di quel meccanismo studiato da Pavlov: stimolo – risposta. Molti colleghi sono convinti che se all’alunno viene proposto un argomento, l’apprendimento di quanto spiegato debba essere verificato e valutato subito dopo in modo oggettivo. Credo che in questo pensiero risieda il vero problema della nostra scuola. I ragazzi sono diventati veloci fagocitatori di nozioni che, per forza di cose, tendono ad abbandonare subito dopo per fagocitarne altre. Obiettivo finale il punteggio: quanti voti e quali voti.

Nella mia lunga esperienza ho capito molto presto che questo sistema ha molte falle. Basta provare a fare un ragionamento un po’ più ampio con alunni abituati a questo lavoro che si vedono immancabilmente franare tutte le loro certezze. La scuola dovrebbe insegnare a pensare, a porsi domande, a riflettere, a rielaborare quanto è stato proposto dall’insegnante, ma anche dagli alunni stessi. Il ruolo dell’insegnante, ripeto, è quello di guida alla ricerca del sapere. Oggi non può essere che questo e con la DAD ancora di più.

Così io per la valutazione metto in atto un processo di osservazione: osservo l’interesse, l’approccio alle tematiche affrontate, le proposte fatte dagli alunni, le domande, la loro rielaborazione scritta, orale. E il voto sarà un voto finale al loro processo di apprendimento. Valuteremo insieme come hanno imparato ad imparare anche con nuovi strumenti, e si perché anche quello sarà considerata parte fondamentale dell’apprendimento altrimenti non è DAD.

Riguardo tutte le tecniche messe in atto per la valutazione a distanza: tempi ristretti per gli scritti, occhi bendati durante l’orale etc… dico solo una cosa: ricordate che sono più giovani di noi, più veloci di noi e hanno anni di pratica sulla contraffazione in presenza figuriamoci adesso!Ripeto ho visto cose che voi umani… Quindi non ci rimane che continuare ad esserci, resistere ed osservare!

Molti altri dubbi pervadono le chat dei docenti, ma sono dettati dall’ansia, dalla mancanza  delle competenze necessarie di cui nessuno mai potrà accusarci perché, continuo a ripetermi, non eravamo preparati. Nei diversi gironi dell’inferno percorsi per diventare un insegnante, non ci era mai stato presentato il girone della DAD. Anzi fino a qualche tempo fa coloro che mostravano interesse per strumenti tecnologici o diverse forme di approccio con gli alunni si sentivano rispondere che la scuola si poteva fare anche con un foglio e una matita o venivano criticati dalla stampa per aver speso il bonus per attrezzature informatiche e non per la formazione. Formazione che dal 9 marzo ha fatto un’inversione a U improvvisa ed è passata dalla teoria delle competenze e tante altre teorie, all’insegnamento dell’utilizzo degli ambienti di apprendimento on-line, l’analisi dell’ecosistema digitale, l’apprendimento a distanza attraverso il  digital storytelling e tanto altro.

E di fronte a questo fiume di parole e di dubbi cosa fare?  Niente assolutamente niente. Scettica? No analitica e critica.

Ho imparato che in queste situazioni prima dell’ansia e del fare vorticoso e spesso infruttuoso è necessario fermarsi  per osservare, studiare, capire e solo dopo agire. In genere chi utilizza questo sistema stranamente ottiene risultati anche prima degli altri perché, si sa, la fretta è nemica sempre.

3. Le piattaforme sono utili, ma…

Insidiose. Ecco l’ho detto: sono insidiose. Apparentemente anche quella più utilizzata, google suite, sembra semplice e intuitiva, quasi si esulta di gioia quando si scopre che aperta una classe virtuale compaiono tutti i nomi degli alunni, che si possano ricevere i compiti in modo ordinato, che si può  creare esercizi con molteplici strumenti, quiz, allegati, video… Ma attenzione, la tecnologia prima o poi presenta il conto. 

Prima avvertenza  non chiedere mai  ai ragazzi, ripeto MAI di caricare un compito senza aver creato voi stessi la pagina dell’esercizio (modulo) e aver spiegato almeno 20/30 volte ai ragazzi, anche durante lunghi collegamenti, DOVE caricare il compito!

La piattaforma offre numerosissimi luoghi impensati dove gli alunni riescono a intrufolare i loro elaborati. E così arriveranno compiti visibili a tutti sulla schermata principale, verrà usata la messaggistica privata della piattaforma per scrivere interi temi, che ovviamente non possono essere corretti, verranno inviati google questionari senza nome nell’etere, se voi non sarete stati attenti a creare il “COMPITO CON QUIZ” invece che fare in modo del tutto intuitivo crea esercizio e allega un questionario, per non parlare poi di tutti i compiti che scritti a mano o digitati vengono fotografati e poi inviati in un luogo qualunque della piattaforma  e per sicurezza anche sulla mail dell’insegnante, su WhatsAPP con richiesta continua di verifica del ricevimento.

Quando accade tutto questo cosa fare? Niente assolutamente niente. Crudeltà? No saggezza

Non c’è migliore insegnamento per alunni ansiosi e spedizionieri compulsivi che non ricevere risposta. Sarà solo in quel momento che non si preoccuperanno più di mostrare di aver svolto tutto  il lavoro in fretta, ma si preoccuperanno di svolgere tutto il lavoro Bene.  Devono entrare nella mentalità che anche la correttezza della consegna digitale è parte del lavoro in quanto contempla una complessità di conoscenze e competenze.

4. E i ragazzi privi di strumenti? 

Non possono esistere! Se veramente oggi la scuola è fatta con la DAD  si DEVONO fornire strumenti a tutti. Altrimenti la scuola è solo per chi può, altrimenti stiamo tutti facendo finta di fare scuola, stiamo tutti facendo finta di mantenere il dialogo educativo mentre non stiamo comunicando proprio con quei ragazzi che in questo momento sono soli, non sono connessi.

Su questo sono scorsi fiumi di inchiostro e non voglio essere retorica. Cosa fare? Comunicare le situazioni ai colleghi, scrivere ai Dirigenti, tentare il contatto con l’alunno ad ogni costo e se tutto questo non funziona, io metterei in atto la vera resistenza passiva. Quale? Interrompere la DAD spiegando a genitori e alunni che è necessario fermarsi perché altrimenti  si agirebbe in modo illegale in quanto l’offerta formativa non è garantita a tutti. E poi?  Stare fermi e aspettare. Si muoveranno i genitori, gli alunni, chissà.. Qualcosa sicuramente succederà. Gandhi ci credeva e voglio crederci anche io.

5. E’ importante seguire i corsi di aggiornamento, ma…

Occorre sicuramente una formazione e mai come in questo momento noi insegnanti abbiamo avuto tanta offerta formativa, ma anche tanta indecisione. 

Cosa fare? Niente assolutamente niente. Presunzione? No Professionalità

Bisogna ricordare che noi insegnanti in primis dobbiamo evitare come la peste la tentazione di diventare tuttologi. Quindi lasciate che nella vostra mail si cumulino decine di offerte formative incredibilmente gratuite, riflettete su cosa può essere veramente utile per voi, per la vostra personalità e professionalità per i vostri alunni e poi iniziate ad analizzare e valutare bene quale corso scegliere in base al tipo di approccio che intendete mettere in atto. Ricordiamo che l’insegnamento gode del principio di autonomia art. 33 non perché  ognuno può fare come vuole, ma perché ogni insegnante è un essere umano a cui è richiesto di creare una realtà educativa, culturale per tanti piccoli, giovani, ed estremamente diversi tra loro, esseri umani che devono essere formati. 

L’unico atto veramente dovuto ai ragazzi è appunto il dialogo educativo, ma questo può verificarsi in tanti modi diversi. La cosa fondamentale è la coerenza del docente. Non tutti devono usare la piattaforma, se non la si trova congeniale al proprio modo di insegnare è meglio non usarla anziché farne un finto utilizzo, dare appuntamenti disattesi, compiti non realizzabili dai ragazzi perché in formati non accessibili e tanto altro ancora. 

Si è vero dobbiamo fare la didattica a distanza, ma dobbiamo anche ricordare sempre il detto del maestro Alberto Manzi “Fa quel che può, quel che non può non fa”. Vale per gli alunni e vale anche per noi, d’altra parte ripeto nessuno era pronto al girone della DAD.

6. A seguito dell’emergenza Covid 19 è necessario rimodulare i programmi. Si è vero, ma…

Alla parola rimodulazione dei programmi delle diverse circolari ministeriali, alcuni Dirigenti, tanti, sono scattati sull’attenti e hanno redatto circolari scolastiche in cui hanno chiesto, con scadenze di pochi giorni, una serie infinita di azioni burocratiche atte a certificare, rendicontare, rimodulare la didattica a distanza. Alcuni alla fine del lungo elenco di richieste hanno anche inserito la raccomandazione di non esporsi al computer più ore di quelle dovute al lavoro frontale (16, 18, 22) settimanale in classe.

Cosa fare? Ecco qui credo che anche Gandhi avrebbe avuto un sussulto, forse si sarebbe sdraiato sulle rotaie di un treno e anziché chiedere la liberazione dell’INDIA avrebbe chiesto la liberazione degli insegnanti dal cappio della burocrazia. Come si fa a chiedere la rendicontazione di una cosa che è in itinere, che si è avviata con un percorso per alcune scuole kafkiano, che non si sa come e quando si concluderà? E’ come chiedere dove si deve andare per andare dove.

Insomma qui mi astengo dal darvi un consiglio e vi dico solo che non sono stata molto gandhiana.

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