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Negli ultimi decenni abbiamo assistito alla diffusione di dispositivi che hanno consentito l’accesso ad Internet ad un numero sempre più grande di utenti, con conseguenze non sempre positive per la rete.
L’avvento di Internet ha stravolto le nostre vite, con molti degli aspetti della vita quotidiana che si sono spostati sulla rete. Un esempio sono le spese, rese molto più rapide dagli e-store che consentono ai clienti di acquistare ogni tipo di prodotto comodamente dalle proprie abitazioni.
Tuttavia, insieme alle cose positive, il nostro “essere connessi” ha alimentato ed amplificato anche dei fenomeni negativi, come la diffusione dell’odio in tutte le sue forme.
Nonostante non vi sia un criterio di definizione comune a tutte le nazioni, possiamo individuare il cosiddetto “hate speech” nell’uso di elementi verbali mirati atti a diffondere odio e intolleranza, incitando al pregiudizio verso un gruppo di individui accomunati da etnia, orientamento sessuale o religioso.
Quando si parla di hate speech, inoltre, vi sono alcuni elementi da considerare. Tra questi troviamo il contenuto, il tono, le intenzioni dell’autore, i bersagli, il contesto e l’impatto reale o potenziale sugli individui.
Spesso questo fenomeno non è esplicito, ma esistono segnali che possono esserne indice: parole positive rese dispregiative, accostamenti di affermazioni non collegate fra di loro, numeri distorti e false credenze sono tutti esempi di hate speech implicito.
Cosa fare dunque? La cosa migliore in questi casi è fare contro-narrazione, ovvero non contrattaccare con altro odio, ma fare leva sulle emozioni positive, facendo ricordare che emozioni e significati attribuiti a fatti e dati sono soggettivi. È inoltre importante puntare a far cambiare idea a coloro che seguono gli hater, spesso mossi da emozioni forti ma più suscettibili di modifica.
Nell’interagire con l’interlocutore è importante non essere aggressivi ma chiari e rispettosi, mostrare comprensione dello stato d’animo che ha portato a certe affermazioni, invitare l’hater a rimanere in argomento senza generalizzare e chiedere fonti in grado di supportare le affermazioni di quest’ultimo.
Reagire all’hate speech aiuta a non far sentire sole le persone prese di mira e a far capire che l’odio non è accettato dalla società. Si può fare ciò replicando all’autore del commento incriminato, segnalando l’episodio alla piattaforma in questione o in casi estremi rivolgendosi alle autorità competenti e tentando una denuncia civile o penale.
Tuttavia per eliminare definitivamente l’hate speech non basta sanzionarlo o metterne in luce gli innumerevoli aspetti negativi: occorre infatti fornire una visione opposta. Se è vero che la contro-narrazione serve ad indebolire i messaggi d’odio evidenziandone le incoerenze, la narrazione alternativa è fondamentale in quanto punta a smontare i pregiudizi generali tramite campagne che promuovono l’integrazione e la coesione sociale.
Mattia Marcantonini – 4P liceo Scientifico G. Alessi di Perugia
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