COP25 Madrid (dai nostri inviati) – Agli sgoccioli della COP25, in sala Planery Baker, Antonio Guterres e Pedro Duque si tolgono i cappelli da “sua eccellenza” (come vengono da protocollo definiti il segretario generale delle Nazioni Unite e il Ministro della Scienza, delle Innovazioni e delle Università spagnolo, che è un astronauta anche lui) e indossano quelli da intervistatori. Curiosi come tutti, fanno alcune domande a Luca Parmitano, l’astronauta italiano a capo della Stazione Spaziale Internazionale. L’intervista Spazio-Terra fa riempire la sala, la stessa davanti alla quale poco prima c’era stata la manifestazione della società civile soffocata dalla sicurezza e che adesso è presidiata da una muraglia di bodyguards davanti alle porte.

L’astronauta e ministro spagnolo della Scienza Pedro Duque

Iniziata la chiamata, abbiamo subito l’immagine di Parmitano che tiene fra le mani il microfono fluttuante. Subito iniziano le domande partendo da quella che tutti dentro la sala sono interessati ad ascoltare ovvero quali sono gli effetti oggettivi causati dall’emergenza climatica che si vedono dallo spazio. L’astronauta spiega che dalla sua ultima missione, 6 anni fa, ha notato un’evidentissima differenza: quando si osserva la Terra dallo spazio si ha la visione intera delle catastrofi: “gli uragani, le inondazioni, le tempeste fanno veramente impressione da qui”. Parmitano spera quindi che i leader mondiali, chi prende le decisioni effettive, diano ascolto agli astronauti e non si basino sulla loro relativa – e a volte anche inesistente – visione dei danni.  Guterres chiede se lo spazio possa dare un consiglio su come lavorare al massimo per ottenere veri risultati e nonostante la domanda complessa Parmitano è orgoglioso di rispondere che il lavoro nello spazio è un’esempio lampante di collaborazione, ovvero l’ingrediente principale per raggiungere gli obiettivi. Unisce molti mondi: gli astronauti della Stazione Spaziale Internazionale vengono da 22 nazioni diverse ma collaborano perfettamente insieme, andando oltre qualsiasi tipo di differenza, perché hanno uno scopo comune, l’esplorazione spaziale e la ricerca scientifica. “Probabilmente c’e più collaborazione nello spazio che qui”, ironizza Guterres facendo riferimento al fatto che le negoziazioni non stiano andando bene, almeno per ora. Come risposta Parmitano ribadisce il concetto e indirizza un messaggio ai governi che non vogliono alzare le loro aspettative di riduzione dei gas serra: per il prossimo anno i leader politici che non cambiano idea devono assumere una visione globale e avanzata della situazione e non calcolare solo quello che succede oggi e domani.”Lo dobbiamo a noi, al nostro futuro e al futuro dei nostri figli”.

Antonio Guterres, Segretario Generale ONU

Ultima domanda: il Segretario Generale dell’Onu chiede quale sia la cosa più bella della Terra dallo spazio e quale la più fragile. La risposta arriva senza esitazione: pare quasi che Parmitano non sia capace di esprimere a parole tale bellezza ne di considerare una sola cosa tra tante, fa riferimento al blu del mare che si trasforma nel bianco della sua schiuma, all’oro delle spiagge e allo smeraldo delle foreste, parla delle nuvole illuminate dai mille colori dell’alba e del tramonto. Estasiato. Il tono cambia subito dopo: “La cosa più fragile siamo proprio noi, l’umanità. Gli unici che subiranno gli effetti del gigantesco problema di cui siamo artefici. Noi scompariremo ma la Terra continuerà a vivere”.

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