Lontano da occhi indiscreti, lo scorso sabato notte, una tartaruga marina ha attraversato un tratto di spiaggia di Nettuno, ed è poi ritornata in mare. Le tracce lasciano credere che abbia deposto le sue uova proprio nell’area della spiaggia militare del Poligono. Sulla sabbia, infatti, si possono riconoscere i tipici segni dei siti di deposizione delle tartarughe, ma dato che nessuno ha visto l’animale uscire dall’acqua, né tantomeno, il momento della caduta delle uova nel nido, non si possono avere certezze.

“Bisognerà aspettare 45/60 giorni” dice Valerio Manfrini, responsabile scientifico di Zoomarine, “il tempo previsto per la schiusa. Fino a quel momento possiamo solo fare ipotesi”. Valerio Manfrini è biologo e, oltre al ruolo che ricopre per il parco acquatico di Roma, fa anche parte del Centro Studi Cetacei (e tartarughe), strutture entrambe aderenti alla rete regionale di recupero e monitoraggio tartarughe, TartaLazio. Per questo, dopo la segnalazione avvenuta la mattina di sabato, la Guardia Costiera di Anzio, ha contattato Manfrini, che si è subito recato sul luogo dell’avvistamento per un sopralluogo. “Ho tentato di sondare il terreno smosso per trovare la camera di deposizione, ma non volendo creare danni, ho desistito. Quindi al momento sappiamo poco” continua il biologo marino. Al 98 % si tratta di una tartaruga comune, appartenente alla specia Caretta caretta, tra le maggiormente avvistabili in area mediterranea. “Se si trattasse effettivamente di una deposizione, saremmo di fronte a un evento del tutto eccezionale. L’ultima deposizione nei pressi della costa tirrenica, risale al 2000, al confine Sud, in territorio campano. Un’altra eccezionale nidificazione è quella del 2013 a Roseto degli Abruzzi”, da cui nacque la piccola Giulia, così venne chiamata la tartaruga appena nata. Ma quali possono essere i motivi per cui le femmine di tartaruga dovrebbero spingersi in luoghi così insoliti per deporre? “Non abbiamo al momento documenti a confermare che la tartaruga sia nata in quel luogo”, continua lo studioso, “le femmine sono, infatti, solite tornare a deporre nello stesso luogo dove sono nate”. Al momento non ci sono dati certi che confermano nell’innalzamento delle temperature dei mari, la causa. È probabile che la femmina di tartaruga, si sia decisa per questa passeggiata notturna, incoraggiata dalla tranquillità della spiaggia. Si tratta di un’area che consente l’accesso solo a pochi civili e solo nel fine settimana, riparata anche da inquinamento luminoso.

La motivazione reale è ancora sconosciuta, rimane il fatto che le tartarughe sono costrette ogni giorno a fare uno slalom tra le numerose insidie disseminate dall’uomo. Ne sono una testimonianza i circa 1400 spiaggiamenti di tartarughe senza vita avvenuti solo negli ultimi 10 anni in Italia (fonte GeoCetus). “Gli spiaggiamenti, di tartarughe o cetacei, avvengono certamente anche per cause naturali come vecchiaia, predazione o fioritura di biotossine algali“ spiega Manfrini, “ma l’azione dell’uomo è responsabile nella maggior parte dei casi”. Pesca poco selettiva che obbliga questi animali troppo tempo sotto l’acqua fino a costringerli a morte per annegamento – sono dotati di polmoni e hanno bisogni di aria per respirare, l’inquinamento delle acque, il depauperamento delle risorse ittiche, e il marine litter che viene scambiato per cibo dalle tartarughe e ne causa soffocamento. O anche strumenti militari o per la ricerca di idrocarburi, come sonar o airgun. L’area della segnalazione è stata ora transennata grazie all’aiuto, oltre che delle autorità della Guardia Costiera e dell’Esercito, anche delle persone presenti al momento del ritrovamento, per garantire protezione e tranquillità fino al momento della schiusa.
Se la presenza delle uova fosse confermata e i primi di settembre delle tartarughine dovessero uscire e decidere di avventurarsi nei nostri mari, saremmo di fronte non solo a un evento meraviglioso da un punto di vista biologico, ma anche a un vero atto di coraggio.
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