Così come presentati, sembrano risultati da guinness. Eppure l’efficienza energetica italiana, calcolata nel II Rapporto dell’ENEA relativo al 2011 illustrato mercoledì scorso al Ministero dello Sviluppo Economico, è migliorata grazie anche e forse soprattutto alla contrazione del fabbisogno energetico, piuttosto che alle virtù delle politiche ambientali e delle strategie energetiche governative. Una contrazione dell’1,9% che, come si legge sin dalle prime righe del rapporto, “è stata determinata dall’effetto di diversi fattori: il clima più mite, il perdurare della crisi economica e – sì, infine anche – l’applicazione di politiche di efficienza energetica”. Fa più caldo, si accendono meno i riscaldamenti. Sì, fa più caldo, è così ogni anno di più dal 1961. E si fa più in aereo. Talmente tanti, stipati nei low cost che ti portano ovunque a due soldi, che siamo riusciti a far migliorare l’indice di efficienza energetica nei trasporti italiani solo grazie ai voli, visto che il resto – tram, metro, treni – è inefficiente.
Ma andiamo in ordine e leggiamo nel rapporto. Cosa si è ridotto, nella domanda di energia? La quota del petrolio, quella del gas naturale. Cosa è aumentato? L’importazione netta di energia elettrica e l’apporto delle rinnovabili (dal 12,2% al 13,3%), in un anno in cui gli incentivi erano ancora appetibili.
L’andamento del consumo evidenzia una riduzione del 2,65% rispetto al 2010, riduzione che si è avuta in tutti i settori, “per effetto della crisi economica e delle misure di promozione e incentivazione dell’efficienza energetica”. Dunque, se fino al 2005 il consumo finale era in costante crescita, il 2011 conferma la curva in discesa che è avvenuta negli ultimi 6 anni (ad eccezione però del 2010) e ci ha riportato a consumi uguali a quelli del 2000.
Dice l’Enea che l’intensità energetica primaria nel 2011 è stata pari a 129,21 tep/ME05 (tep per milioni di euro). Cosa accade se la linea dell’intensità energetica si mette in relazione al PIL? Secondo l’ENEA, “a fronte dell’aumento dìintensità energetica primaria del 2010 (+2,29%), nel 2011 l’aumento del PIL (+0,43%) e la flessione di domanda di energia (-1,9%) hanno determinato una diminuzione dell’intensità energetica pari al 2,4%.
Rispetto agli altri paesi europei, l’Italia è ben posizionata, con “una performance di -18% rispetto alla media UE, performance che se confrontata con l’intensità energetica di altri paesi europei di simile sviluppo industriale risulta inferiore del 12,8% (rispetto alla Germaia) e del 18,4% (rispetto alla Francia), ma supriorre rispetto al Regno Unito (+10%) che ha compiuto progressi continuativi nell’ultimo trentennio”.
Anche gli indici di efficienza energetica sono positivi, secondo ENEA: “1,2 punti in più (indice ODEX)”. “Si tratta di risultati che hanno una significativa ricaduta per l’economia italiana e che costituiscono dei progressi effettivi in un processo di riconversione orientato alla “green economy”, ha dichiarato Giovanni Lelli, commissario ENEA. “. Il risparmio energetico conseguito va quindi letto nell’ottica di una transizione verso un sistema a minore emissione di carbonio, che conferma il reale contributo del nostro Paese al raggiungimento degli obiettivi comunitari. L’Italia deve ora massimizzare le opportunità connesse all’efficienza energetica, prima priorità della Strategia Energetica Nazionale, puntando a superare gli obiettivi europei al 2020 e realizzando una filiera industriale di prodotti e servizi per l’efficienza energetica competitiva su un mercato internazionale in via di espansione”.
A proposito di obiettivi del 2020, l’ultima direttiva europea, pubblicata nel dicembre scorso e in attesa di recepimento da parte degli Stati membri entro il giugno prossimo, prevede una serie serratissima di step previsti per mettere nella giusta carreggiata i governi ed ottenerne il raggiungimento. L’Europa al momento è a meno di metà strada e questa direttiva detta passaggi obbligati, a partire dalla definizione numerica chiara del consumo massimo di energia nel 2020: 1474 Mtoe di energia primaria. Impone piani di azione particolareggiati, strategia per la ristrutturazione dei parchi immobiliari, rapporti annuali e decrizioni delle politiche energetiche nazionali, tappe annuali di risparmio dell’1,5% e redazione del registro delle ESCOs. Inoltre, per i consumatori, previste misurazioni e fatture accurate e frequenti e per le imprese, l’audit obbligatorio dal 5/12 del 2015 e ogni 4 anni. Tariffe per incoraggiare l’efficienza energetica, certificati bianchi e emissione di titoli di efficienza energetica… Ecco, proprio questi ultimi hanno fatto buona parte del lavoro (insieme al caldo). La partecipazione dell’industria al meccanismo dei titoli “è andata incrementandosi nel tempo. Al 31/5/2011 le proposte dellindustria hanno coperto complessivamente il 21% dei tioli emessi nel periodo di validità dell’incentivo; nel secondo semestre del 2010 e nel primo del 2011 hanno coperto rispettivamente il 29% e il 40% dei titoli emessi nello stesso periodo”.
Le proposte di ottenimento dei certificati bianchi inviate nel corso del 2011 hanno riguardato l’utilizzo di tecnologie “ormai consolidate come motori elettrici, inverterm cogenerazione, recuperi di calore dal processo produttivo, utilizzo della biomassa come combustibile alternativo, insieme a proposte in ambiti per le quali le tecnologie energetiche efficienti non costituivano un aspetto prioritario, quali le stazioni radio e l’ICT”.
Per quanto riguarda le abitazioni, le cose non sono andate benissimo: un miglioramente c’è stato, ma non significativo e non pianificato. “L’evoluzione del consumo di energia per abitazione mostra per l’Italia una riduzione dell’8,3% nel 2010 rispetto al 2000”, una riduzione nettamente inferiore a quella registrata nel resto d’europa. Se una riduzione del consumo elettrico c’è stata (4%) si deve all’acquisto da parte dei consumatori di apparecchi più efficienti. Il consumo termico è diminuito (fa più caldo, appunto), ma in misura notevolmente inferiore al resto dei paesi europei.
Sufficiente il voto ai trasporti, che risultano andare, in termini di intensità energetica, di pari passo con quelli degli altri paesi d’Europa, con una riduzione (dal 2000 al 2010) dell’8,5%. Il risultato non si deve ai tram o alle metropolitane, i cui consumi sono, anzi, leggermente cresciuti, e non ai trasporti individuali “penalizzati sia dalla congenstione della rete sia da un coefficiente di utilizzazione molto basso”, e neppure al trasporto merci, “penalizzati da una elevata incidenza del trasporto su strada”, ma – incredibile ma certificato da ENEA – al trasporto aereo, grazie “al rinnovo della flotta con aerei a basso consumo e all’aumento del valor medio del coefficiente di riempimento degli aerei, nonostante la crescita dell’offerta”. Si deve dire grazie ai low cost, insomma.
Per il dibattito, vedi questo articolo.
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