Ogni giorno migliaia di persone cercano di entrare nel territorio europeo provenendo da paesi in guerra, o con forti problemi economici, paesi che dovrebbero tutelarli, proteggerli, ma si ritrovano ancora una volta a fuggire da scenari surreali che li spingono a rischiare la vita.

Prima di tutto chi cerca di entrare nel territorio Europeo? Esseri umani. Che siano uomini o donne, giovani o anziani, sono persone che fuggono dai loro paesi in cerca di salvezza e di un futuro migliore. Provengono principalmente dai paesi del Medio-Oriente e dell’Africa Settentrionale e al momento sono circa in 10.000 bloccati sulla rotta Balcanica in Bosnia.

I migranti passano dalla Turchia (tenuta in pugno dall’UE venendo pagata 6 miliardi di euro per chiudere le frontiere e allo stesso tempo vedendosi vietato l’ingresso nell’Unione per violazioni dei diritti umani sui migranti), dalla Bosnia, che li respinge con cani, fucili e gruppi armati (che vengono spacciati come raggruppamenti di privati attrezzati per difendere il territorio), e se riescono a raggiungerla, dalla Croazia, finanziata dall’Unione Europea per bloccare i migranti in modo da non permettere loro di accedere al territorio europeo (dovuto alla crisi migratoria del 2015, quando l’UE attuò una serie di provvedimenti così da ridurre i flussi migratori esteri del 90%).

In molti tentano decine di volte, aspettano il momento giusto che in molti casi non arriva mai. Altri si rassegnano, convincendosi di non potercela fare. Altri invece non ce la fanno, muoiono lentamente dopo mesi di fatiche disumane. Quelli che rimangono bloccati – poiché non possono né proseguire né tornare indietro – non hanno acqua, corrente elettrica o riscaldamenti. Vivono ammassati in campi, tendopoli o squat (edifici abbandonati) spesso vicino a delle discariche, come quello di Bihač, vicino ad un campo minato. Gli unici aiuti arrivano dalle organizzazioni umanitarie, che donano loro cibo, acqua, coperte e mettono a disposizione mediatori culturali per permetter loro di dialogare.

Il servizio dei gesuiti per i rifugiati, Jesuit refugee service (Jrs), è riuscito ad organizzare una casa di accoglienza per 15 minori migranti soli, mirata all’inserimento in società in maniera legale. Tra i numerosi migranti, infatti, sono presenti centinaia di minori non accompagnati – tra i 14 e i 17 anni – che patiscono fame, freddo e solitudine per mesi, stato dopo stato, vivendo con la paura di non farcela, di vedersi rifiutati ancora una volta. Molti vengono separati dai genitori, altri sono gli sfortunati spettatori di un atroce destino. Spesso non vengono nemmeno riconosciuti ufficialmente come minori, poiché privi di documenti.

È impensabile paragonarlo ad un game, eppure è come se fosse un orrido gioco che porta alla mente avvenimenti storici che abbiamo giurato di non far accadere ancora.

Come fanno allora ad arrivare al livello successivo?

Si servono di scafisti di terra, balordi che richiedono cifre esorbitanti per trasportarli, come della merce, fino al prossimo confine, dando vita ad un nuovo – ma non troppo – tipo di mafia.

Il checkpoint? Italia, Slovenia ed Austria, i primi Stati facenti parte dello Spazio Schengen provenendo dalla penisola Balcanica. Non è raro che una volta arrivati vengano bloccati e cacciati indietro. Molti sono i racconti di migranti che vengono bloccati a Trieste, portati dalla polizia italiana al confine con Slovenia, dalle autorità slovene al confine con la Croazia ed infine dalle autorità croate al confine con la Bosnia (fuori dall’UE), queste ultime accusate di abusi nei confronti dei migranti: percosse con manganelli, furto di denaro e vestiti.

Ancora una volta ci rendiamo conto di quanto possa essere meschino l’essere umano. È in grado di fare del male ai propri simili, dimenticando che la comunità degli uomini è nata per proteggersi, per rendere la vita più agevole. Siamo sempre più vicini all’autodistruzione e la cosa inammissibile è che non è colpa di chiunque, ma di pochi gruppi che riescono a convincerci che sappiamo soltanto fare del male. Ci rifiutiamo di crederlo.

Vi preghiamo di dare ascolto a quella voce che vi dice di agire. Abbiamo il futuro nelle nostre mani, e anche se la pattumiera è sempre più vicina, non gettiamolo.


Ignazio Giuliano, Cristian Guzzo, Riccardo Lo Piccolo, Carmelo Raffa.

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