#noneunopinione #keepracismout #maipiurazzismo

Nella cronaca perugina e nazionale, si leggono spesso notizie riguardo a risse tra gruppi di “classi sociali” diverse, quelle che nel gergo cittadino vengono comunemente chiamate “gang”.

Ma ci siamo mai chiesti cosa ci sia dietro a questi eventi? Gli episodi di cronaca da citare sarebbero infiniti e a prima vista potremmo dire che si tratti di semplici aggressioni reciproche da parte di gruppi provenienti da realtà differenti. In verità alle spalle di essi si nascondono questioni psicologiche e sociali ben più grandi, approfondite nel tempo da diversi studiosi. Uno degli studi più importanti è quello svolto dal Dott. Philip Zimbardo nel 1971 quando, a capo di un team di ricercatori della Stanford University, condusse un esperimento di tipo psicologico, che prese in seguito il nome di “Effetto Lucifero”.

Questo esperimento si poneva come obiettivo finale quello di osservare il comportamento umano in un gruppo in cui a ogni individuo era stata assegnata un’identità fittizia, per alcuni era prevista l’assegnazione del ruolo di guardie e per altri quella del ruolo di prigionieri, il tutto all’interno di un carcere simulato. Tutto era organizzato in maniera dettagliata, dal colore delle uniformi ai comportamenti da tenere dall’una e dall’altra parte. I risultati di questo esperimento dopo solo due giorni si mostrarono drammatici: le guardie in maniera graduale iniziarono a intimidire e umiliare i carcerati. I detenuti, dal canto loro, si barricarono all’interno delle celle inveendo contro le guardie che a fatica riuscirono a contrastare un tentativo di evasione di massa. Dopo cinque giorni i prigionieri mostrarono evidenti disturbi emotivi, mentre il comportamento delle guardie peggiorava di giorno in giorno. I ricercatori furono così costretti ad interrompere l’esperimento per evitare gravi ripercussioni sui singoli soggetti.
Di esperimenti come questi nella storia della psicologia e della sociologia ce ne sono molti, ma da ognuno di essi sono emerse le stesse conclusioni: la de-umanizzazione della vittima, che viene vista come meritevole di persecuzione; l’anonimizzazione di se stessi e la conformazione acritica alle norme del gruppo, cioè cambiare il proprio aspetto e le proprie idee per renderle il più uniformi possibili a quelle degli altri; la mancanza di responsabilità per le proprie azioni e l’obbedienza cieca all’autorità, spesso rappresentata da chi è a capo di un determinato gruppo. Se riflettiamo bene noteremo che in gran parte degli episodi della cronaca cittadina, questi elementi sono presenti e ben evidenti. Spesso si tratta di aggressioni tra gruppi provenienti da diverse parti della città dove le vittime inizialmente sono i ragazzi di periferia, giudicati sulla base di stigmatizzazioni sociali che li portano ad essere definiti come ragazzi di strada senza sani principi, che vengono quindi in un certo senso de-umanizzati e “perseguitati”. In ognuno dei gruppi si ha inoltre l’anonimizzazione dei singoli individui che si conformano alle idee della maggioranza e l’obbedienza a quello che normalmente viene considerato il capo gruppo. Per non parlare del fatto che spesso e volentieri nessuno dei due gruppi si prende carico delle proprie azioni addossandole l’uno all’altro. Un altro elemento chiave che è racchiuso in queste dinamiche è quello della tutela del territorio di appartenenza da parte del gruppo, che proprio come un branco di lupi, appena si vede invadere il proprio territorio parte all’attacco per cacciare gli invasori, con conseguenze spesso disastrose.

Soriani Giorgia 4°P Liceo Scientifico G.Alessi Perugia 

Facebook Comments

Post a comment