Secondo l’Enciclopedia on line Treccani, “Lo stereotipo è un’opinione precostituita su persone o gruppi sociali, che prescinde valutazione del singolo caso ed è frutto di un antecedente processo di generalizzazione e semplificazione, ovvero risultato di una falsa operazione deduttiva”. “Il pregiudizio è un’opinione concepita sulla base di convinzioni personali e generali, senza conoscenza diretta dei fatti, delle persone, delle cose, spesso superstiziosa o senza fondamento”.

Fonte https://www.interno.gov.it/it/notizie/combattere-tutte-forme-discriminazione-evitare-rischio-degenerazioni
L’intreccio degli stereotipi ai pregiudizi verso un gruppo sociale produce una narrazione. La narrazione è un racconto di fatti sviluppati in ordine cronologico. Può avere forme narrative diverse, ha una serie di caratteristiche e vari significati che le vengono attribuiti.
Ci sono modalità diverse per raccontare gli stessi fatti. E’ un potente strumento che può mettere un gruppo di persone contro un altro istigando odio e violenza. Nel 2016, dopo l’assassinio della deputata Helen Joanne “Jo” Cox per mano di un nazionalista, la Camera dei Deputati del Regno Unito istituì la Commissione sull’intolleranza, la xenofobia, il razzismo e i fenomeni di odio.
La Commissione fu attiva per 14 mesi, ascoltò 31 soggetti e acquisì 187 documenti, dall’analisi degli elementi acquisiti elaborò la teoria della “piramide dell’odio”.
La base della piramide è costituita da discriminazioni e Stereotipi, mentre salendo si trovano linguaggio d’odio e crimini d’odio.
Sempre l’Enciclopedia on line Treccani definisce l’ hate speech “Espressione di odio rivolta, in presenza o tramite mezzi di comunicazione, contro individui o intere fasce di popolazione (stranieri e immigrati, donne, persone di colore, omosessuali, credenti di altre religioni, disabili, ecc.).
Il terminevenne coniato negli anni ’20 del ‘900, in un periodo storico-sociale contraddistinto da una forte teorizzazione pseudoscientifica della superiorità razziale e allo stesso tempo dalla diffusione delle prime teorie antirazziste.
Il linguaggio dell’odio è sempre esistito, basti pensare al fatto che la storia è segnata da parole e discorsi pronunciati con l’unico scopo di esprimere intolleranza verso una persona o un gruppo sociale. L’offesa può riguardare qualsiasi tipo di discriminazione: razziale, etnica, religiosa, politica, ecc…
Internet e, in particolare i social network, hanno incrementato ulteriormente la diffusione di messaggi d’odio. Infatti, negli ultimi anni questo fenomeno si sta facendo sempre più allarmante e dilagante.
Esiste però un semplice iter che ognuno di noi può seguire e mettere in pratica per contrastare l’hate speech online.
Quando ci troviamo di fronte messaggi con contenuti discriminatori diffusi da esponenti politici o altri personaggi di pubblico rilievo, è molto utile individuare quali sono gli obiettivi specifici o lo scopo della campagna condotta da chi li promuove: in questo modo potremo cercare un nostro eventuale intervento nel dibattito sul tema e ci sarà d’aiuto per capire quali messaggi chiave utilizzare.
Le tre caratteristiche dell’odio on line
Secondo sociologi e giuristi sarebbero tre le caratteristiche che contraddistinguono l’hate speech online da quello tradizionale:
1- La permanenza nel tempo:
la manifestazione d’odio online può restare attiva nel tempo sotto formati diversi, su piattaforme, in allegato ad altri contenuti. Più a lungo resta accessibile, maggiori sono i danni che riuscirà a provocare.
2- Itinerante e ricorrente:
l’architettura delle piattaforme influenza molto la dinamica della diffusione dell’ hate speech, che può essere itinerante e ricorrente. Un contenuto rimosso può apparire sotto un altro nome e/o titolo sulla stessa piattaforma o altrove.
3- l’anonimato:
essendo internet un luogo dove è possibile agire in anonimato, molti utenti si sentono maggiormente legittimati ad esprimere odio: è spesso l’idea di agire senza il pericolo di essere identificati ad incoraggiare il fenomeno.
I.C. “Foscolo – Gabelli” di Foggia, Scuola Secondaria I grado classi 2 F, 2E
Prof.ssa Barbara Doronzo
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