Testimonianze dall’alto potere evocativo molto più delle tradizionali immagini che siamo soliti vedere al tg o in un documentario, quelle raccontante da Alfredo Macchi, inviato in zone cosiddette difficili del mondo, da Vichi De Marchi, portavoce per l’Italia del World Food Programme (il Programma delle Nazioni Unite per l’alimentazione mondiale) e dai ragazzi africani produttori dello yogurt biologico Barikamà, che sono fuggiti alla rivolta di Rosarno del 2010 contro il razzismo e lo sfruttamento dei braccianti agricoli. Probabilmente prima di ascoltare dal vivo questi toccanti racconti una persona non si rende minimamente conto del dramma, quello vero. Altre volte si è spesso soliti pensare che sia un qualcosa che non ci riguardi in prima persona, che sia distante anni luce dalla nostra vita comoda e agiata. Ascoltando queste esperienze si può solamente tentare di immaginarle, viverle è un’altra cosa. Troppe volte appena il nostro orecchio percepisce quelle poche parole siamo istintivamente propensi a girare il volto dall’altra parte e spinti da un accecante egoismo, che non ci permette di guardare oltre il nostro naso, vogliamo mostrare indifferenza, ritenendoci così molto superiori.
Altre volte invece siamo mossi da un mero paternalismo, oppure si cerca in tutti i modi di suscitare sensazionalismo e compassione. Quello che mi è particolarmente piaciuto del panel “Storie di cibo”, che si è svolto durante la giornata di #GNE14 nell’auditorium del Campus X Tor Vergata, è stato che non si è cercato nulla di tutto questo. L’obiettivo non era quello di intenerire i cuori per soltanto una mezz’ora per poi tornare alla quotidiana spensieratezza.
Gli intenti del panel sono stati solamente quelli di cercare di aumentare la coscienza e la consapevolezza e sensibilizzare i giovani e non solo sull’importanza del cibo.
Ho trovato anche molto appropriato il panel con il tema “Equipaggi per il cambiamento” di GNE14 infatti sia il World FoodProgramme sia i ragazzi produttori dello yogurt Barikamà sono equipaggi che si stanno impegnando per effettuare un cambiamento.
A coordinare i lavori da moderatore, insieme ad Alfredo Macchi, il responsabile per la pagina esteri di GNE, Eric Barbizzi, che ha presentato il suo servizio giornalistico sul World Food Programme (il video è stato premiato durante la giornata).
Vichi De Marchi ha spiegato qual è il ruolo del World Food Programme nell’affrontare le gravi emergenze umanitarie e quali sono i progetti finora svolti, come lo schoolmealproject che fornisce il cibo ai bambini nelle scuole in modo da combattere la fame. “La visione del World Food Programme è quella di ridurre la fame tra i bambini nelle scuole in modo che la fame non sia un ostacolo al loro sviluppo”, ha detto De Marchi. Un pasto per bambino a scuola ha il costo di 20 centesimi. Inoltre la portavoce per l’Italia ha spiegato come sono costituite le razioni di cibo utilizzate per fronteggiare le differenti emergenze umanitarie. A tal proposito Vichi De Marchi ha detto che, analogamente alle scale usate per misurare i terremoti, esistono diversi livelli di emergenza e al momento quelle più pesanti sono in Sud Sudan, nella Repubblica Centrafricana e in Siria.
L’intero incontro ha fornito numerosi spunti di riflessione come quello lanciato da Vichi De Marchi, in seguito alle molte domande fatte dai ragazzi presenti, sullo spreco di cibo e sulla necessità di avere un’educazione alimentare nei paesi ricchi. “Un vero ambientalista non spreca il cibo” ha sottolineato il portavoce per l’Italia del WFP.
Il panel s’incastonava perfettamente nei temi della giornata del giornalismo e dell’ambiente che sono, come ha ricordato Alfredo Macchi, “due temi importanti per il futuro”.
Andrea Sorrentino
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