
Rosy Battaglia, la giornalista ambientale che da anni conduce inchieste sui siti inquinati del nostro Paese, che chiede atti e documentazioni alle pubbliche amministrazioni, che raccoglie testimonianze,, anche con l’aiuto dei cittadini, e che ha vinto svariati premi per il suo lavoro d’inchiesta, si è lanciata in una nuova avventura. Questa volta si parla di Taranto.
Rosy, donna fragile e allo stesso tempo leonessa implacabile, che da Trieste alla Puglia, da Brescia a Casale Monferrato, dall’amianto a tanti altri contaminanti, ha raccontato in inchieste civiche e due documentari (“La rivincita di Casale Monferrato” e “Io non faccio finta di niente”) le storie di mobilitazione dal basso con il sostegno di quegli stessi Cittadini Reattivi di tutta Italia che lei stessa ha riunito in rete, è già lì. Forte di numeri e dati, di analisi scientifiche, testimonianze e tanta caparbietà, Battaglia ha lanciato il crowdfunding per raccogliere i fondi per girare il suo terzo documentario, “Taranto chiama“, appunto. La città dell’ex Ilva, oggi Acciaierie d’Italia, il polo siderurgico più grande d’Europa, è stata definita lo scorso gennaio dall’Onu (nel rapporto del Relatore speciale sulla questione del diritto umano al godimento di un ambiente sicuro, pulito, sano e sostenibile), “zona di sacrificio”, una delle più inquinate della Terra.

“Oggi, il costo della mancata transizione ecologica italiana ha il volto delle bambine e dei bambini di Taranto. Quelli che non ci sono più e quelli affetti da tumori, leucemie e dall’impoverimento delle capacità intellettive a causa della respirazione di polveri metalliche. Sono loro a pagare il prezzo dell’inquinamento di un insediamento produttivo, dove nei giorni di vento, i “Wind Days”, i minerali coprono di rosso ogni cosa e hanno impedito loro di andare regolarmente a scuola e giocare all’aperto”, spiega la giornalista.
Lo scorso 5 maggio, la Corte Europea per i Diritti Umani ha condannato lo Stato Italiano per ben quattro volte, dopo la sentenza del 24 gennaio 2019, in quanto “continua ancora oggi a non tutelare la salute dei cittadini dagli effetti delle emissioni nocive del siderurgico e non procede alle bonifiche di tutta la zona coinvolta dall’inquinamento”.
“A Taranto mamme e padri, attivisti ed attiviste, medici e scienziati non hanno mai smesso di denunciare la gravità dell’inquinamento che ricade sulla popolazione e sui lavoratori. Chiedono un nuovo modello di sviluppo, che di fatto, nell’inerzia delle istituzioni, è già nato e sta lavorando ad una città accogliente, dove cultura e ambiente sono al centro delle relazioni umane e sociali”, continua Battaglia. “Taranto chiama” sarà il racconto di un presente e di un futuro possibile alla scoperta del vero “oro” della città dei due mari.

I fondi raccolti nel crowdfunding, sulla piattaforma Produzioni dal Basso, andranno a sostenere la produzione vera e propria, con il completamento di interviste e riprese, la promozione e la distribuzione del documentario che verrà presentato nel 2023. Si copriranno quindi i costi di regia, scrittura e sceneggiatura, le riprese che prevedono interviste e “esterne” tra Trieste e Taranto, il montaggio e l’editing realizzato con il filmmaker Marco Balestra. Infine saranno investiti nelle attività di comunicazione, ufficio stampa, in vista della distribuzione online su Open DDB e dal vivo e alla promozione presso festival e comunità, scuole, università, enti di ricerca e istituzioni. La rendicontazione su come verranno spesi i fondi ricevuti sarà disponibile sul sito dell’associazione Cittadini Reattivi nelle voci di bilancio dell’associazione come “Storie resilienti – Taranto chiama”.
Il progetto, che ha ancora bisogno di fondi, vede tra i primi sostenitori Fnsi e Teamdev, con il patrocinio dell’Ordine Nazionale dei Giornalisti, Articolo 21, di Afeva, Basta Veleni, ISDE Italia – Medici per l’ambiente, Peacelink, Genitori Tarantini, Comitato Cittadini e lavoratori Liberi e Pensanti, Comitato Donne e Futuro per Taranto Libera, Centro Studi Sereno Regis, Medicina democratica, Osservatorio per la comunicazione e l’informazione nella PA in Italia e in Europa dell’Università degli Studi di Salerno, Fondazione Finanza Etica e il contributo straordinario del Premio Marcellino de Baggis. Al raggiungimento del 90% dell’obiettivo il progetto riceverà il 10% di contributo dal Fondo del Microcredito e Crowdfunding di Etica Sgr e Banca Etica.
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