“È il miracolo del cinema” queste le parole di Alessandro Borghi per raccontare la storia di un film indipendente, nato dai bassi fondi di Roma che in fine approda al festival del cinema di Venezia. “Il più grande sogno”, diretto da Michele Vannucci -proiettato in piazza San Cosimato a Roma il 7 luglio- che ci parla della storia di Mirko, un uomo che pensava di non avere un futuro e che decide di cambiare le cose alla Rustica, la degradata borgata da cui proviene.
È un’opera che si distingue fra sue simili due principali ragioni: innanzi tutto il punto di vista non è esterno, non si tratta di un documentario, siamo del tutto coinvolti in una realtà che ci è distante, e questo è possibile solo grazie alla scelta del regista di immergersi per primo in quel contesto: il film è stato girato interamente alla Rustica, tanto che “la realtà ha prevalso sulla finzione scenica” come è stato detto all’incontro con il regista che ha seguito la proiezione a cui ho assistito, e ciò ha portato al coinvolgimento nel film degli abitanti stessi del posto (come ad esempio Boccuccia) che hanno rappresentato certamente un valore aggiunto per l’opera; in secondo luogo grazie all’atmosfera agrodolce del film che non sfocia mai né nella commedia né nella tragedia vera e propria (seppur tenendoci spesso con il fiato sospeso) veniamo a sentirci davvero coinvolti dalla vicenda e in particolare dalla figura di Mirko, e ciò dovrebbe essere il vero obiettivo dei film come questo che, attraverso un personaggio emerso dai bassifondi e pronto a riscattarsi da un passato che sembra perseguitarlo, cercano di avvicinare lo spettatore ad un contesto che gli è estraneo e che appare -ed è- sotto molti aspetti spaventoso.
Per quanto si tratti di una produzione del tutto indipendente, sotto ogni punto di vista, il risultato è un prodotto assolutamente di qualità. La sceneggiatura, la scrittura, il montaggio, sono eseguiti con grande maestria e si percepisce la passione di tutta la troupe. La regia di Vannucci non mostra infatti segni di inesperienza, come ci si potrebbe aspettare per la giovane età, ma si dimostra davvero di alto livello.
Da apprezzare particolarmente l’interpretazione di Borghi, che da un personaggio bonario delle sfumature profonde che davvero lo fanno emergere, ma anche quella di Mirko, che interpreta se stesso, dal momento che la storia raccontata è reale, e parla della nascita di un centro di aggregazione sociale alla Rustica attualmente attivo, che tutte le settimane offre pasti gratuiti e tutti gli anni propone la festa di quartiere che vediamo anche nel film.
E si tratta della stessa aggregazione sociale proposta dal Piccolo Cinema America di Roma, che tutte le estati propone proiezioni gratuite in piazza San Cosimato in Trastevere, dando spazio a classici di culto ma anche (come in questo caso) a film alternativi. Si tratta quindi di un cinema con uno spirito diverso, vissuto appunto socialmente, molto diverso dalle classiche proiezioni in sala. Purtroppo, non siamo certi che le proiezioni estive proseguiranno anche nei prossimi anni a causa delle posizioni assunte recentemente dall’amministrazione locale.
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