Roma 22 e 23 giugno 2015 – Il 22 ed il 23 di giugno a Roma ci sono stati gli Stati generali sul Clima e il Seminario di Informazione sulla COP21 all’Ambasciata Francese a Roma, organizzato da FIMA. Tante ore per tante persone, intorno al tema degli effetti del cambiamento climatico, della posizione italiana e mondiale, della climatologia e delle notizie confortanti e spiacevoli relative al global warming.
Antonio Navarra, presidente del Centro euromediterraneo Cambiamenti climatici, ha spiegato che il clima (da lui stesso definito il passaggio degli stati dell’acqua che scambiano energia con l’ambiente) è difficile da prevedere per la sua natura sistematica. Per questo vengono usati dei modelli matematici per anticipare le conseguenze delle azioni antropiche, come fa l’IPCC nei suoi rapporti. L’ultimo di questi sottolinea l’importanza del limite massimo di 2 gradi, poiché, varcata questa soglia, il cambiamento climatico metterebbe a rischio la sopravvivenza della specie nel pianeta e non vi sarebbe più modo di porvi rimedio, neppure parziale.
Le conseguenze già visibili del global warming e le previsioni per il futuro non sono affatto confortanti. In Italia, solo nel 2014, si sono verificati oltre 400 eventi estremi in 220 comuni di 19 regioni, che hanno causato 43 morti e 4 miliardi di danni, come ha spiegato Erasmo de Angelis, responsabile di Italia Sicura, la struttura governativa contro il dissesto idrogeologico e per lo sviluppo delle infrastrutture idriche. Per il futuro, secondo Fabrizio Curcio, capo della Protezione civile, dobbiamo aspettarci nel nostro paese un numero doppio di alluvioni e, secondo Navarra, un clima nord africano. Inoltre i cambiamenti climatici e i disastri naturali producono delle sconvolgenti conseguenze sociali. Nel mondo – come ha sottolineato Ségolène Royal, ministro dell’Ecologia francese, a Roma per l’occasione – gli effetti del global warming causano già guerre e migrazioni per siccità , conflitti per desertificazioni, scontri per l’attività ittica ed esodi per sfuggire alla miseria.
L’Italia, nei confronti di questi problemi, prende posizioni che, almeno a giudicare dalle parole, paio piuttosto giurassiche: sia Renzi che Galletti sostengono la necessità di una transizione, dalla durata sconosciuta, verso l’energia verde che prevede ancora l’utilizzo di petrolio e gas. Tale necessità rende molto perplesso Valerio Rossi Albertini, fisico del CNR: già oggi ci sono tutti i presupposti per passare subito alle rinnovabili. Evidentemente questo cambiamento è ostacolato da poteri economici forti.
A livello internazionale la situazione non è migliore: secondo Francesco Rutelli, presidente della Fondazione Centro per un Futuro Sostenibile, la COP21 di Parigi potrebbe essere un flop, in quanto le date d’inizio delle decarbonizzazioni proposte dai vari paesi sono diverse tra loro, secondo una prospettiva “à la carte”. Per cercare di evitare che ciò accada, la Francia si è attivata, ad esempio sottolineando la necessità di un accordo giuridicamente vincolante per tutti le Parti. Per favorire i negoziati ha anche chiesto a tutti gli stati la presentazione di contributi nazionali (consegnati già da 40 paesi, rappresentanti più di un terzo delle emissioni globali) fornendo anche un supporto tecnico ad alcuni paesi in via di sviluppo che abbiano difficoltà nella preparazione di questi documenti.
Secondo Gianni Silvestrini, di Kyoto Club, invece qualche possibile buona notizia potrebbe arrivare addirittura dalla Cina. Stando ad un recente studio (Stern/Green) potrebbe accadere che invece della riduzione prevista per il 2030, la Cina acceleri il percorso virtuoso e anticipi gli obiettivi di 5 o addirittura 10 anni.
È di questi giorni la notizia della morte di oltre 650 poveri per via di un’ondata di calore a Karachi: l’evento purtroppo conferma le parole di Pietro Greco, giornalista e divulgatore scientifico (Radio3scienza), il quale ha denunciato le ingiustizia sociali del global warming. Sono infatti i meno abbienti i, i più deboli coloro che pagano drammaticamente le conseguenze dell’innalzamento della temperatura globale. E i migranti climatici non hanno ancora in praticamente nessuna parte del mondo il riconoscimenti di rifugiati.
Il cardinale Turkson, presentando l’enciclica LaudatoSi di Papa Francesco, ha affermato che la scienza è uno “strumento attraverso il quale possiamo ascoltare il grido della natura”. Speriamo che a Parigi molte orecchie si aprano e COPino gli stati e le aziende già green.
Eric Barbizzi
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