COP25, Madrid (dai nostri inviati) – Sono sempre più le aziende medio e grandi italiane che vogliono raggiungere la carbon neutrality. Si parla anche di questo nel Padiglione Italia di COP25.

Le aziende vogliono carbon neutrality

Ma mancano linee guida a livello governativo che aiutino gli imprenditori nel raggiungimento di questo obiettivo. “Non esistono standard che supportino le imprese nel processo decisionale di quelli che sono gli strumenti più giusti per fare offset – per ridurre le emissioni”. Lo spiega Andrea Maggiani, managing director di Carbonsink.

Carbonsink è una società di consulenza made in Sesto Fiorentino (ma con sedi operative anche a Milano e in Mozambico), che si occupa di strategie di mitigazione, gestione di rischi climatici e di progetti in linea con gli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile. La società è intervenuta in uno dei side event della Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici.

Il mercato volontario

Lo strumento del mercato volontario, di cui si è parlato nella “little Italy” di COP25, è quello sempre più utilizzato dalle imprese italiane (e ancor di più dalle imprese internazionali), per la definizione degli obiettivi di riduzione delle strategie aziendali. Le aziende utilizzano questo sistema per andare oltre i target di riduzione fissati e guadagnare così l’utilizzo di crediti di carbonio.

“C’è una grande crescita di interesse delle imprese verso net zero emission e carbon neutrality”. Continua il managing director di Carbonsink, “e cioè un grande interesse nel raggiungere emissioni nette di carbonio pari a zero. Per arrivare a ciò, servono sistemi di riduzione e compensazione, fino ad arrivare a una situazione in cui le emissioni di gas serra rilasciate in atmosfera sono minori o pari a zero di quelle prodotte”.

Mancano offset italiani

“Molte imprese utilizzano solo offset internazionali, cosa che ha certamente ha un impatto positivo, ma lo fanno perché la risposta alle richieste delle aziende di avere strumenti italiani tarda ad arrivare”, spiega Maggiani. “Bisogna incentivare la creazione di uno standard, terzo e indipendente, in Italia, con un registro, altrettanto indipendente e certificato, che permetta di iniziare a far utilizzare alle aziende strumenti derivanti da progetti italiani realizzati”, conclude.

Ma le aziende che decidono di investire in azioni di mitigazione, hanno vantaggi economici?

 

 

 

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Approda a Il Refuso nel 2008 dove rimane in pianta stabile dal 2014, dopo una serie di esperienze lavorative nel giornalismo, la comunicazione e il management. Nel 2010, diventa giornalista pubblicista, per Giornalisti Nell'Erba ricopre prima il ruolo di responsabile relazioni esterne e coordinatore generale, in occasione di Expo è coordinatrice di #gNeLab e dal 2015 vicedirettore di giornalistinellerba.it. Ama il cibo, la musica (rigorosamente antecedente agli anni 2000) e condividere i primi due in buona compagnia.

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