Castiglione delle Stiviere (dai nostri inviati) – Una tavolata di biscotti, Abbracci, Macine, Gocciole.. così Mulino Bianco ci dà il benvenuto, nello stabilimento di Castiglione delle Stiviere, per la giornata in cui presenta il gargantuesco progetto di avanguardia eco agricola intrapreso per la produzione dei nuovi biscotti ‘Buon Grano’.

Buono, nel senso che segue la cosiddetta ‘Carta del Mulino’, il nuovo disciplinare composto dalle dieci regole di produzione agricola del grano tenero con le quali sono stati prodotti e lanciati sul commercio i biscotti ‘Buon Grano’.

Un progetto tanto ambizioso quanto, almeno sulla carta, ponderato. Ambizioso perché si mette in prima linea su un campo di battaglia (o di grano) ancora abbastanza vergine: il nuovo e longevo avvio di una coltivazione e produzione di grano ecosostenibile. Ponderato e allo stesso tempo inevitabile, perché, beh oramai è chiaro, se non si inverte la rotta di consumi e produzioni insostenibili, non avremo campi da coltivare e materie prime da lavorare ancora per molto.

Il progetto nasce da un misto di esigenza di una produzione che rispetti i tempi della natura, dovuto principalmente dalla preoccupazione verso gli effetti dei cambiamenti climatici e ad un urgenza che controbilanci invece la lentezza nell’affrontarne il tema da parte delle istituzioni. Ma anche, come ha ribadito Paolo Barilla, per un’esigenza qualitativa, sulla quale l’azienda di famiglia e “non transige”.

Iniziativa Gargantuesca, si diceva: Barilla, azienda all’avanguardia nell’attuare un piano di sostenibilità agricola, gioca d’anticipo non solo nei confronti di tante altre imprese che utilizzano il grano come materia prima, ma anche per il desiderio di porsi come leader in sostenibilità agricola, anche a fronte di normative e linee guida ancora non in vista, nonostante l’emergenza clima sia ormai sotto gli occhi di tutti.

Un progetto con mire espansionistiche: Barilla punta a sostituire interamente la propria produzione di grano (partendo dal tenero ma con l’obiettivo di arrivare anche al duro) con le metodologie espresse nella ‘Carta del Mulino’ (una sorta di manifesto per un futuro agricolo all’insegna della conservazione della biodiversità e della produzione sostenibile nel settore), la cui messa in atto nel 2017, in fase sperimentale, contava 57 agricoltori coinvolti, mentre oggi ne conta già 500 (Mulino Bianco fornisce online i siti e i dati degli aderenti al progetto) e punta ad coinvolgerne 5.000 entro il 2022.

La ‘Carta del Mulino’ si sviluppa e si argomenta in dieci regole che potranno essere soggette a cambiamenti di anno in anno in quanto la sostenibilità non è un traguardo fisso, ma un percorso di continuo miglioramento, in cui la Ricerca ha la sua buona parte di responsabilità. Eccole:

1 – Ai coltivatori di grano tenero che forniscono grano a Barilla viene richiesto di rispettare i requisiti della ‘Carta del Mulino’ e l’azienda ne verifica la corretta applicazione. Ai Mulini e agli stoccatori viene inoltre richiesto di certificarsi secondo gli standard ISCC+ (International Sustainability and Carbon Certification), così da “garantire i requisisti di sostenibilità e di tracciabilità del progetto ‘Carta del Mulino’”.

2 – Le aziende agricole fornitrici devono adottare un piano di rotazione per le colture principali che preveda almeno tre colture diverse nel corso di cinque anni. Ricorrendo alla regola della rotazione – spiegano gli esperti di Barilla – viene preservata la struttura del suolo incrementando la fertilità e riducendo la presenza di parassiti ed erbe infestanti.

3 – Si chiede ai coltivatori di seminare delle miscele di essenze vegetali per creare aree fiorite (‘Fiori del Mulino’) “non trattate con prodotti chimici”. Queste aree potranno essere temporanee o permanenti, ma in ogni caso la loro superficie dovrà essere almeno il 3% di quella utilizzata per la coltivazione del grano tenero della ‘Carta del Mulino’. Queste aree, non essendo trattate e avendo una fioritura progressiva e prolungata, permettono l’insediamento di insetti impollinatori, di predatori naturali dei parassiti e di animali di vario genere che favoriscono così la biodiversità dell’agroecosistema.

4 – Uso delle varietà di frumento indicate da Barilla. “La scelta delle varietà di frumento è essenziale sia per ottenere prodotti finiti di qualità, sia per utilizzare quelle più adatte alle diverse zone di coltivazione: in questo modo è possibile diminuire i prodotti chimici”.

5 – Vengono utilizzate solo sementi certificate di cui vengono garantite identità, purezza varietale, germinabilità e sanità. Inoltre è vietato l’utilizzo di materiale vegetale OGM. L’utilizzo di sementi certificate è “lo strumento che assicura la coltivazione delle varietà scelte e, garantendo la sanità del seme, aiuta a contenere la diffusione delle malattie e a proteggere la pianta nelle prime fasi di crescita”.

6 – E’ vietato l’uso dei neocotinoidi per il trattamento del seme: “Vietiamo l’uso di questi insetticidi per proteggere le api e gli altri insetti impollinatori”, spiegano gli esperti di Barilla.

7 – E’ vietato l’uso del glifosate dalla semina fino al raccolto: “grazie all’ente di controllo RINA, verifichiamo il rispetto della regola, non solo in Italia (dove l’utilizzo del glifosate è vietato solo nella fase di pre-raccolta) ma anche in quei Paesi dove sarebbe consentito da norme locali”. Il glifosate è un erbicida da tempo largamente utilizzato per eliminare erbe infestanti. Mulino Bianco ha scelto di vietarne l’uso per tutto il ciclo di coltivazione, nell’intento di promuovere l’adozione di pratiche agricole alternative.

8 – Le partite di grano tenero ottenute secondo la ‘Carta del Mulino’ devono essere raccolte e consegnate separatamente da tutte le altre.

9 – Le strutture per la conservazione del grano e i Mulini devono assicurare l’identificazione e una gestione dedicata dei lotti di grani tenero appartenenti al Progetto della ‘Carta del Mulino’. La separazione dei lotti di grano tenero “assicura un corretto sistema di tracciabilità, che permette di garantire al consumatore la trasparenza del percorso”.

10 – Per conservare il grano La Carta del Mulino chiede di preferire metodi fisici come la refrigerazione o l’atmosfera modificata, che impediscono lo sviluppo degli agenti abbassando la temperatura o riducendo la presenza di ossigeno; questo per proteggere il grano da insetti e muffe “limitando l’uso di prodotti chimici” e “cercando alternative pensate per portare qualità nei prodotti, supportare il lavoro delle comunità di agricoltori e restituire spazio alla natura negli agrosistemi, favorendo la biodiversità, riducendo l’uso delle sostanze chimiche e salvaguardando gli insetti impollinatori”.

Insomma, ‘Buono per te, buono per il pianeta’, per dirla come fa Barilla nel suo slogan di sostenibilità.

Il tutto – spiegano ancora a Castiglione delle Stiviere, “è stato pensato, elaborato, costruito ed ultimato con la collaborazione di WWF, Università di Bologna, Università della Tuscia e OpenFields, i quali, oltre ad innovare il modo di coltivare il grano tenero e aiutare nelle procedure di controllo, rappresentano un importantissimo e nuovo modo di vedere all’agricoltura e alla produzione agricola in chiave di sostenibilità qualità e sicurezza”, altri tre fondamenti del progetto garantiti dalle “incessanti analisi che vengono condotte sui prodotti di mercato” (4 analisi al minuto su materie prime, prodotti e imballaggi, 120 analisi al giorno solo per la farina, 100mila prove di laboratorio all’anno).

La terza regola della ‘Carta del Mulino’, uno punti importanti del progetto, è il garantire spazio alla biodiversità e la riproduzione degli insetti impollinatori all’interno delle aree dei campi coltivati. Il direttore generale del WWF Italia Gaetano Benedetto ha dichiarato infatti: “la ‘Carta del Mulino’ rappresenta un significativo passo verso un’agricoltura più sostenibile, in grado di agire direttamente sulle cause di perdita di biodiversità. Riducendo l’uso delle sostanze chimiche e restituendo spazio alla natura sarà possibile riportare nelle campagne fiori selvatici, indispensabili per l’alimentazione degli insetti impollinatori. A fine progetto circa 2.000 ettari saranno restituiti alla natura: il 3% della superficie agricola dedicata alla coltivazione del grano tenero, un vero e proprio piccolo Parco diffuso”.

Un punto che – spiega ancora l’azienda – fa parte del DNA di Mulino Bianco è “proprio l’impegno per il rispetto dell’ambiente e rendere il percorso produttivo più sostenibile, risparmiando risorse, puntando al riciclo e all’utilizzo di energia rinnovabile. Dal 2008 al 2016 negli stabilimenti Mulino Bianco sono stati ridotti del 54% le emissioni di gas serra e del 47% l’utilizzo di acqua. Allo stesso tempo più del 98,7% degli incarti sono riciclabili. Sul fronte dei consumi invece ha risparmiato più di 1.600.000 metri cubi di energia termica e più di 7 milioni di kWh”.

Risparmio di energia, risparmio e rispetto delle risorse, risparmio economico. In questo talvolta stantio e malsano modo binario di vedere il mondo, diviso tra profitto e salvaguardia dell’ambiente, Mulino Bianco, come altre grandi aziende, sta cercando di dimostrare che il binomio profitto/sostenibilità non solo convive strettamente, invece che l’uno in relazione inversamente proporzionale all’altra, ma che non potrà far altro che mostrarsi come unica strada percorribile per un ‘proficuo e fruttuoso futuro’.

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