New York 02/03/2021- Le Nazioni Unite vogliono cambiare il concetto moderno di ricchezza attraverso il Capitale Naturale
Per il Segretario Generale Antonio Guterres : “Se vogliono avere la possibilità di un futuro sostenibile, le nazioni devono iniziare a considerare il costo del profitto economico rispetto ai danni all’ambiente. L’economia globale è aumentata di quasi 5 volte negli ultimi 50 anni, ma la crescita ha avuto un costo enorme per l’ambiente. Le risorse della natura ancora non rientrano nei parametri della ricchezza dei Paesi. Il sistema attuale è orientato alla distruzione, non alla conservazione. Dobbiamo trasformare il modo in cui vediamo e apprezziamo la natura. Dobbiamo riflettere il vero valore della natura in tutte le nostre politiche, piani e sistemi economici. Così facendo, gli investimenti possono essere diretti verso azioni che proteggono e ripristinano la natura e le ricompense saranno immense”.
Questo appello è stato rilasciato contemporaneamente allo svolgimento del terzo United Nations World Data Forum (UNWDF) della Statistical Commission dell’Onu (è il più alto organo decisionale dell’Onu per le attività statistiche internazionali) che dovrebbe deliberare un nuovo quadro statistico per misurare la prosperità economica e il benessere umano, e che quest’anno include anche le ricchezze della natura.

In analogia a quanto definito in economia, lo stock di Capitale Naturale produce un flusso di servizi, oggi e nel futuro, denominati “ecosistemici”, i quali generano benefici necessari alla vita e contribuiscono a migliorare il benessere dei singoli e della società nel suo complesso. Ad esempio, sono servizi ecosistemici le funzioni svolte dall’aria pulita per respirare, dall’acqua pulita per bere e per coltivare, dall’energia solare o quella contenuta nel petrolio grezzo per ottenere prodotti energetici di qualità, dalla fauna ittica per nutrire, dalla diversità genetica per la qualità del cibo e per la ricerca medica e industriale, dalle fibre tessili naturali per produrre abiti, da un paesaggio alpino o un parco urbano per passeggiare, dai sistemi di piante e dai micro-nutrienti del suolo per la prevenzione del dissesto idrogeologico, dai batteri per la purificazione naturale delle acque, da alcune specie di insetti per l’impollinazione e la diversità degli alberi nelle foreste per favorire l’adattamento ai cambiamenti climatici. I servizi ecosistemici sono essenziali al supporto delle attività umane, ma la loro importanza viene attualmente in parte ignorata perché molti di questi servizi non essendo scambiati sul mercato non hanno un prezzo che sia indicativo del loro valore sociale. Una loro valutazione monetaria deve comunque tener conto del fatto che essa può catturare solo parzialmente tutti gli effetti indotti sul benessere umano
Attraverso l’adozione del nuovo Sistema Sperimentale di Contabilità degli Ecosistemi (SEEA-EEA) l’ONU vuole recuperare terreno nella lotta ai cambiamenti climatici e al declino della biodiversità.

Il Dipartimento per gli affari economici e sociali (DESA) spiega che il SEEA-EEA va oltre la statistica comunemente utilizzata per il prodotto interno lordo (PIL), e garantisce che il capitale naturale sia preso in considerazione nei rapporti economici.
Questo potrebbe determinare una rottura con il sistema economico che ci ha accompagnato negli ultimi decenni, che come ha dichiarato il Segretario Generale delle Nazioni Unite è stato orientato sulla distruzione e non sulla conservazione. Un orientamento che ci ha lasciato un ecosistema eroso dalla cupidigia e che ora ci costringe ad una disperata e frettolosa corsa contro il tempo (ogni anno vengono spesi dai 3 ai 6 trilioni di dollari per cercare di rimediare ai disastri ambientali).
Secondo Guterres, per porre fine a quella che ha definito ”la dipendenza mortale dal carbone” bisogna agire prioritariamente in tre aree. Ha chiesto i paesi di ”Annullare tutti i progetti di carbone in cantiere, in particolare i 37 membri dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) che sono invitati a farlo entro il 2030”. La seconda cosa da fare è quella di ”Porre fine ai finanziamenti internazionali per il carbone e fornire maggiore sostegno ai Paesi in via di sviluppo che stanno passando alle energie rinnovabili”. Inoltre, il capo dell’Onu ha chiesto ”A tutte le banche multilaterali e pubbliche – così come agli investitori in banche commerciali o fondi pensione – di spostare i loro investimenti, ora, nella nuova economia delle energie rinnovabili”.
Ora non ci resta che attendere le concrete risposte dei singoli stati.
Facebook Comments