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COP 22 Marrakech, 16/11/2016 – Si è da poco conclusa la conferenza stampa USA qui a Marrakech dove a parlare a nome della propria nazione è stato il Segretario della Casa Bianca John Kerry, forse colui che più si è speso durante l’amministrazione Obama per la lotta al climate change.
Inutile nasconderlo, dopo le elezioni americane dei giorni scorsi c’era grossa attesa sulle parole di John Kerry una volta arrivato qui a Marrakech e a conferma di ciò, ad attenderlo, una sala gremita in cui si avvertiva l’importanza del momento.
sala-pienaTrump, negazionista presidente degli USA dal prossimo 20 gennaio, ha più volte ribadito di non credere nel global warming e aveva intimato l’attuale Presidenza USA di non trasferire più risorse finanziare per le politiche di adattamento e mitigazione ai Paesi meno sviluppati e di non stringere qualsiasi tipo di accordo durante questa tornata negoziale.
Kerry durante il suo intervento ha tenuto a sottolineare che “nessuno della maggior parte degli americani dubita che il cambiamento climatico sia reale e che servano azioni di contrasto” e “109 Paesi su 195 hanno firmato il Paris Agreement dove gli obiettivi si basano sulle nostre capacità” facendo riferimento anche agli aiuti che servono a chi richiede assistenza.
Il Segretario ha girato il mondo negli ultimi anni, ha visto il reale impatto del cambiamento climatico sugli ecosistemi terrestri e sulla vita stessa delle persone e fotografando in pieno la situazione attuale dice: “voglio essere onesto, dobbiamo essere i più rapidi possibile nella transizione per evitare i disastri che ci aspettano, ma il tempo non è dalla nostra parte“, “i ritmi con cui ci stiamo muovendo non sono abbastanza, ci dicono che non raggiungeremo i nostri obiettivi“.
Fondamentale è il mercato, mercato che “si sta dirigendo verso l’energia pulita e la tendenza sarà sempre più forte“. Ma la domanda ormai non è se andremo verso l’energia pulita ma piuttosto è se “faremo in tempo“, se faremo in tempo per contenere l’aumento della temperatura in linea con gli obiettivi di Parigi, se faremo in tempo ad evitare l’innalzamento dei mari, se faremo in tempo ad evitare le grosse migrazioni, se faremo in tempo nell’evitare la catastrofe perché “noi non abbiamo una seconda chance, questo è un test sulla nostra forza di volontà, non solo sulle nostre capacità“.
Per affrontare problemi globali, serve un’intesa globale, serve cooperazione “nessun Paese può fare bene se rimarrà seduto in disparteso che le elezioni americane hanno preoccupato, ma so per esperienza che alcune questioni appaiono differenti una volta in ufficio“.
Non riuscire a contrastare il cambiamento climatico non sarebbe solo un “fallimento morale” ma addirittura un “tradimento“.
Molti pensavano che Kerry potesse essere meno incisivo durante questa ventiduesima Conferenza delle Parti, ci si aspettava un ruolo meno trascinante e più cauto, attento agli equilibri interni, già appesi ad un filo. Per essere chiaro, Kerry, prima precisa “faremo tutto il possibile per mantenere gli USA nel Paris Agreement” e nelle sue ultime parole smentisce categoricamente questo pensiero: “non siamo venuti qui a Marrakech a specchiarci nella bellezza di Parigi, siamo qui per andare avanti, quindi, noi faremo tutto ciò che serve“.

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