30 novembre 2015 – Nella blindata capitale francese prende il via oggi, lunedì 30 novembre 2015, la Ventunesima Conferenza sul Clima delle Nazioni Unite (COP21). Parigi, protagonista degli attentati terroristici dei giorni passati, ospita i centocinquanta leader mondiali riuniti per concludere, per la prima volta in oltre 20 anni, un accordo universale sul clima, accettato da tutte le nazioni. L’esito finale della COP21 è indispensabile per affrontare le due più grandi sfide di questo secolo: gestire i rischi legati ai cambiamenti climatici e sconfiggere la povertà. “L’obiettivo della Conferenza di oggi è la pace, visto che corriamo il rischio di nuove guerre per l’accesso all’acqua”, con queste parole il presidente francese François Hollande ha dato via al primo giorno di conferenza.
Il primo progetto proposto è stato quello di Barack Obama: la Mission Innovation, un’iniziativa con cui 20 Paesi,tra cui anche l’Italia, e una ventina di grandi imprenditori guidati da Bill Gates raddoppieranno i loro investimenti nella ricerca e nello sviluppo per contrastare i cambiamenti climatici e potenziare l’energia da fonti rinnovabili nei prossimi cinque anni. Tuttavia i riflettori di questa prima giornata sono puntati sul presidente francese Francois Hollande e il primo ministro indiano Narendra Modi che hanno lanciato un progetto internazionale volto a rendere l’energia solare accessibile a tutti. I punti principali dell’iniziativa sono cinque: promuovere le tecnologie solari e gli investimenti nel settore per migliorare la produzione di reddito nei paesi poveri e la situazione ambientale globale, formulare progetti e programmi per promuovere applicazioni solari, sviluppare meccanismi finanziari per ridurre il costo del capitale, costruire un portale on line dove condividere le conoscenze, facilitare lo sviluppo delle capacità per la promozione e l’assorbimento di tecnologie solari tra i paesi.
500 milioni di dollari sono stati invece stanziati da quattro nazioni europee, Germania, Norvegia, Svezia e Svizzera, per cercare nuovi modi per creare incentivi volti a tagliare su larga scala le emissioni di gas a effetto serra nei paesi in via di sviluppo.
Altra notizia del primo giorno riguarda i 248 milioni di dollari messi sul piatto da 11 donatori, ossia 11 nazioni, tra cui l’Italia, per il Fondo Global Environment Facility (GEF) per il sostegno all’adattamento ai paesi più vulnerabili del pianeta che già oggi pagano caramente gli effetti dei cambiamenti climatici. Gli 11 donatori sono Canada, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Irlanda, Italia, Svezia, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti d’America. Dal 2001, il GEF – attraverso la FPMS e il cambiamento climatico Fondo speciale e la priorità strategica sul programma di adattamento – ha fornito $ 1,3 miliardi di dollari nel finanziamento di sovvenzione e mobilitato $ 7 miliardi di dollari provenienti da altre fonti per 320 progetti di adattamento in 129 paesi, compresi tutti Least Paesi sviluppati e 33 piccoli Stati insulari. Questi progetti dovrebbero ridurre direttamente la vulnerabilità di 17 milioni di persone.
I 248 milioni annunciati oggi non sono certo sufficienti a far fronte a tutte le emergenze. Secondo Oxfam, se non verranno mantenuti gli impegni sul taglio delle emissioni in atmosfera, il costo che i paesi in via di sviluppo dovranno sostenere per adattarsi agli effetti dei cambiamenti climatici di qui al 2050 è di 790 miliardi di dollari. Ad esempio, il presidente dello Zimbabwe, Robert Mugabe, infatti, ha da ridire: “È illogico che i Paesi ricchi non soltanto si dimostrino taccagni nel fornire a quelli poveri i mezzi per contrastare il surriscaldamento globale, ma che addirittura siano smodati nel voler gravare noi del compito di rimettere in ordine il pasticcio che essi stessi hanno combinato. Noi africani non possiamo e non vogliamo farci carico di ulteriori obblighi, altrimenti intaccherebbero le nostre aspirazioni allo sviluppo, e in particolare i nostri sforzi per estirpare la povertà”. Anche di questo nodo cruciale si continuerà a parlare a Parigi, Già oggi il Segretario generale dell’ONU Ban Ki-moon ha annunciato una iniziativa – Resilienza Climate Initiative (attuata insieme ai 13 organismi delle Nazioni Unite che aderiscono all’iniziativa: FAO, l’UNEP, UNFCCC, UN-Habitat, l’UNICEF, UNESCO, UNFPA, UNOPS, UNISDR, WFP, OCHA, l’OMS e OMM) – per rafforzare la capacità dei paesi di anticipare i rischi, assorbire gli urti, e rimodellare lo sviluppo per ridurre i rischi climatici e reperire fondi per aiutare ad affrontare le esigenze dei quasi 634 milioni di persone, ovvero un decimo della popolazione mondiale che vive in a rischio in zone costiere, solo ad alcuni metri sopra il livello del mare, come coloro che vivono in zone a rischio di siccità e inondazioni. “Il mondo sta vivendo un forte evento El Niño, che potrebbe mettere ben 4,7 milioni di persone a rischio di siccità solamente nel Pacifico”, ha detto Ban Ki-moon.
La COP21 è un’occasione importante per salvare la vita al nostro pianeta , i progetti non mancano e l’11 dicembre, giorno della fine della conferenza è abbastanza lontano: ce la possiamo fare.
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