COP25, Madrid (dai nostri inviati) – Siamo tutti con il fiato sospeso. Sapevamo che questa sarebbe stata una COP estremamente tecnica, dove la maggior parte delle partite si sarebbero giocate su termini come “communicate” o “enhance”, e sulle posizioni all’interno del documento. Posizioni vincolanti o destinate a scomparire?
Climate Ambition Alliance
In queste ore è arrivata la notizia della costituzione di una nuova Climate Ambition Alliance. Il presidente di COP25, il ministro Carolina Schmidt ha annunciato che 73 nazioni hanno manifestato la loro intenzione di presentare un piano d’azione rafforzato per il clima (o Contributo determinato a livello nazionale), di cui 11 nazioni che hanno avviato un processo interno per rafforzare l’ambizione nei piani nazionali entro il 2020, come stabilito nell’accordo di Parigi (elenco completo).
La società civile
Da COP25, intanto, la società civile, gli indigeni e molte donne, hanno dato vita a una manifestazione spontanea davanti alla Sala Baker, per esprimere il proprio dissenso nei confronti degli scarsi risultati fin qui raggiunti. Molti sono stati coloro ai quali la sicurezza ha ritirato il badge per l’accesso all’area di Feira Madrid dove si svolge la conferenza delle parti.
BREAKING: Over a hundred climate activists disrupt the #COP25 negotiations with a #CacerolazoCOP 📣
To demand #ClimateJustice and major #PollutersOut and developed countries to #StepUpPayUp ✊🏼✊🏿✊🏾 pic.twitter.com/3tfKA1H8pF— Climate Action Network International (CAN) (@CANIntl) 11 dicembre 2019
Le questioni aperte sono ancora numerosissime. I tavoli tecnici si sono protratti a lungo, adesso la palla è in mano ai politici. E il tempo non gioca a nostro favore: è mercoledì sera, a meno due giorni dalla chiusura ufficiale. È probabile che si slitterà di un giorno, forse si arriverà a domenica.
Trasparenza posticipata
La Trasparenza con tutto il capitolo dedicato a come fare reporting e rendere trasparenti le stime di rendicontazione delle emissioni, non è più un punto in agenda. È slittata alla prossima sessione negoziale fissata per giugno, e sembra che a far saltare il tavolo sia stato un irrigidimento della Cina.
Art. 6
Rimane aperto lo spinoso Articolo 6 dell’Accordo di Parigi, con riferimento alle sezioni inerenti i carbon markets. “Ci sono attualmente meccanismi inerenti la flessibilità e già discussi a Marrakech, uno secondo cui, aumentando la flessibilità, si ridurrebbero i costi di mitigazione e contemporaneamente anche le emissioni – spiega Stefano Caserini, socio fondatore di Italian Climate Network – studi affermano che in questo modo si annullerebbe l’emmission gap tra dove stiamo andando e dove dovremmo andare, con un risparmio di oltre 300 milioni di euro rispetto ai piani di riduzione nazionali e questo sarebbe un buon incentivo anche per far aumentare l’ambizione”. Manca quindi un registro che definisca il sistema del double-counting di “scarico delle emissioni” tra chi rende e chi acquista. Aperta rimane anche la questione relativa il sistema carry-over di Kyoto e cioè il sistema di conteggio di crediti a partire dagli obiettivi dell’ormai obsoleto protocollo del 1997.
NDC’s
Altro grande tema è quello degli NDC’s, gli impegni dei singoli Stati che devono necessariamente essere rivisti poiché attualmente non adeguati al contenimento dell’innalzamento delle temperature a 1,5°C ed anzi arrivare ai 3/4°C entro fine secolo così come affermato dal Segretario Generale UN, Antonio Guterres) E passi indietro sembra siano stati fatti nell’ambito dei diritti umani (si veda intervista a Chiara Solletti, Italian Climate Network). Le parentesi quadre del documento sono ancora molte e non di poco conto, e devono essere risolte per poter arrivare a una firma.
Il commento di Legambiente
Mauro Albrizio, Ufficio Europeo di Legambiente a Bruexelles ci spiega lo stato dell’arte a meno di due giorni dalla chiusura di COP25.
Green New Deal
Nel frattempo buone notizie arrivano dall’Europa: intorno alle 15 Ursula Von Der Leyen ha annunciato che la Commissione Europea ha approvato all’unanimità il Green New Deal. Ma è rimandata a domani la prova più difficile, quando si riunirà il Consiglio. Del resto già nel discorso di insediamento, aveva dato un forte indirizzo in favore del clima, e sembra che alle parole stiano seguendo i fatti. Nella conferenza stampa di Italian Climate Network, Jacopo Bencini (policy advisor) ha evidenziato i tratti di ambizione contenuti nel piano.
Un flebile segnale di speranza che si somma ad altre significative avvisaglie. La Cina, infatti, nonostante le strategie negoziali, continua a rispettare gli NDC’s dell’Accordo di Parigi e gli Stati Uniti, sebbene le conclamate dichiarazioni di voler lasciare l’accordo, prende parte ai negoziati… Forse non sono così convinti di rinunciare a quanto sottoscritto a COP21?

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