La 27° Conferenza delle Parti sui cambiamenti climatici dell’Onu, alla quale hanno partecipato praticamente tutti i paesi del mondo (45mila partecipanti), ha preso una storica decisioni all’unanimità, quella di istituire un fondo per risarcire danni e perdite dovuti al cambiamento climatico ai paesi poveri più vunerabili, quelli che già oggi subiscono devastazioni o che rischiano di essere sommersi dalle acque.

Una COP difficile, forse tra le più difficili degli ultimi anni, quella che si è svolta per più di due settimane a Sharm El Sheikn, in Egitto e si è conclusa durante la notte tra sabato 19 e domenica 20 novembre 2022. Il quadro internazionale, con la crisi alimentare, economica, la post-pandemia e le guerre, non era tra i più favorevoli. Per giorni si è temuto un fallimento totale dei negoziati e l’Europa ha minacciato di ritirarsi dalla conferenza. Sul sito UNFCCC (Onu sul cambiamento climatico) si legge: “La Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici COP27 si è conclusa oggi con un accordo rivoluzionario per fornire finanziamenti “perdite e danni” ai paesi vulnerabili colpiti duramente dai disastri climatici”.

“Questo risultato ci spinge in avanti”, ha affermato Simon Stiell, segretario esecutivo delle Nazioni Unite per i cambiamenti climatici. “Abbiamo determinato una via da seguire in una conversazione decennale sui finanziamenti per perdite e danni, deliberando su come affrontare gli impatti sulle comunità le cui vite e mezzi di sussistenza sono stati rovinati dai peggiori impatti del cambiamento climatico”.

(leggi anche “Una settimana di COP27″ e qui “COP27 le ultime ore“)

La decisione storica su “Loss and Damage” è stata fortemente voluta soprattutto dai paesi più poveri e vulnerabili, che da 30 anni hanno visto slittare l’argomento di COP in COP. Tocca però stabilire quali siano i paesi che devono versare i fondi e quali quelli che li devono ricevere, una questione di non poco conto di cui si occuperà la prossima COP a Dubai, tra novembre e dicembre 2023. Un esempio, il più spinoso, è quello della Cina, considerata paese in via di sviluppo – quindi formalmente destinataria dei fondi – ma anche tra i più grandi emettitori di gas climalteranti. A Sharm el Sheikn, sempre nella notte, sono stati nominati i componenti del comitato di transizione che dovrà fare il lavoro preparatorio per rendere operativa la questione dei finanziamenti “loss and damage”. Prima riunione prevista entro marzo 2023. Sede Onu sui danni e le perdite, Santiago. Data di operatività prevista per il fondo, 2024. Tra due anni.

Nessuna ambizione

Non è stata, quella egiziana, una COP dell’ambizione. Già è stato un successo se si è riuscito a portare a casa il mantenimento del limite a 1,5 gradi C di aumento della temperatura globale. Scrive l’Onu: “In un contesto geopolitico difficile, la COP27 ha portato i paesi a consegnare un pacchetto di decisioni che hanno ribadito il loro impegno a limitare l’aumento della temperatura globale a 1,5 gradi Celsius rispetto ai livelli preindustriali. Il pacchetto ha inoltre rafforzato l’azione dei paesi per ridurre le emissioni di gas a effetto serra e adattarsi agli inevitabili impatti del cambiamento climatico, oltre a potenziare il sostegno finanziario, tecnologico e di capacità necessario ai paesi in via di sviluppo”. Nulla di concreto, però. Nessun passo in avanti, il che, allo stato attuale, con l’urgenza di riduzione di emissioni e phase out dai fossili, si traduce in passi indietro.

Del resto, in quel di Sharm el Sheikn, dove sono presenti più di 600 delegati dell’industria oli&gas, e sotto la presidenza di un paese, l’Egitto, che è diventato grande grazie alle fonti fossili, non era possibile pensare di ottenere di meglio. Chissà cosa bisogna sperare dalla prossima, che si terrà a Dubai…

Alla COP27 sono proseguite le deliberazioni sulla definizione di un “nuovo obiettivo collettivo quantificato sui finanziamenti per il clima” nel 2024, tenendo conto delle esigenze e delle priorità dei paesi in via di sviluppo.

“In questo testo ci sono rassicurazioni sul fatto che non c’è spazio per il regresso”, ha detto Stiell. “Il testo dà i segnali politici chiave che indicano che sta avvenendo la riduzione graduale di tutti i combustibili fossili”. Graduale… segnali… Nulla di ciò che andrebbe davvero fatto. “Non c’è spazio per il regresso”, quando in realtà avremmo necessità urgente di accelerare il progresso in termini di riduzione.

Adattamento

Sul tema dell’adattamento (dobbiamo comunque prepararci a subire danni da cambiamento climatico e quinti attrezzarci per una “resilienza”) il Fondo dedicato sarà più ricco di 230 milioni di dollari per i paesi più vulnerabili. Il Comitato permanente per le finanze delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici è stato invitato a preparare un rapporto sul raddoppio dei finanziamenti per l’adattamento da esaminare alla prossima COP28. Ma sono solo parole, al momento. Non c’è nel documento alcuna data stabilità per il raddoppio dei fondi di cui si era parlato a Glasgow COP26.

Secondo l’Onu, il Piano di attuazione di Sharm El Sheikn deve mettere in conto che “una trasformazione globale verso un’economia a basse emissioni di carbonio richiederà investimenti per almeno 4-6 trilioni di dollari all’anno. La fornitura di tali finanziamenti richiederà una trasformazione rapida e completa del sistema finanziario e delle sue strutture e processi, coinvolgendo governi, banche centrali, banche commerciali, investitori istituzionali e altri attori finanziari“.

Se si pensa che l’obiettivo di un fondo di 100 miliardi di dollari l’anno che i paesi sviluppati avrebbero dovuto mobilitare già da svariato tempo (entro il 2020) non è stato minimamente raggiunto, non si sa come si potrà raggiungere la cifra prevista oggi. La trasformazione auspicata dall’Onu è un miraggio, almeno dopo Sharm El Sheikn.

Sempre l’Onu spiega: “Il World Leaders Summit, tenutosi nell’arco di due giorni durante la prima settimana della conferenza, ha convocato sei tavole rotonde ad alto livello. Le discussioni hanno evidenziato soluzioni – su temi quali la sicurezza alimentare, le comunità vulnerabili e la giusta transizione – per tracciare un percorso per superare le sfide climatiche e come fornire i finanziamenti, le risorse e gli strumenti per realizzare efficacemente l’azione per il clima su larga scala”.

Giovani

Ai giovani – a giudizio dell’Onu – è stata data una maggiore importanza alla COP27 rispetto alle precedenti, con il Segretario esecutivo delle Nazioni Unite per il cambiamento climatico che ha promesso di sollecitare i governi non solo ad ascoltare le soluzioni proposte dai giovani, ma a incorporare tali soluzioni nel processo decisionale e politico. I giovani hanno fatto sentire la loro voce attraverso il primo padiglione nel suo genere per bambini e giovani, nonché il primo Forum sul clima guidato dai giovani. E’ stato per la prima volta nominato il delegato giovanile alla presidenza della COP, ma allo stesso tempo, nelle decisioni finali, non viene mai menzionata l’iniziativa Youth4Climate.

Molti però sono rimasti fuori, anche volutamente, impegnati in azioni di protesta.

COP28 a Dubai, si tirano le somme

“Abbiamo davanti a noi una serie di pietre miliari. Dobbiamo lavorare insieme, con determinazione, attraverso tutti i processi, siano essi nazionali, regionali o altri come il G20. Ogni singolo traguardo è importante e crea slancio”, ha continuato Stiell. “Il prossimo passo per il cambiamento è proprio dietro l’angolo, con la gestione del Primo Inventario Globale da parte degli Emirati Arabi Uniti. Per la prima volta faremo il punto sull’attuazione dell’accordo di Parigi. Si valuterà in modo indipendente i progressi che abbiamo fatto e se i nostri obiettivi sono adeguati. E si informerà ciò che tutti, ogni singolo giorno, ovunque nel mondo, devono fare per evitare la crisi climatica”.

Punti di vista

Il presidente della COP27, l’egiziano Sameh Shoukry, ha detto in plenaria: “Nonostante le difficoltà e le sfide dei nostri tempi, la divergenza di opinioni, il livello di ambizione o apprensione, rimaniamo impegnati nella lotta contro il cambiamento climatico…. siamo stati all’altezza della situazione, abbiamo assunto le nostre responsabilità e abbiamo preso le decisioni politiche importanti e decisive che milioni di persone in tutto il mondo si aspettano da noi”.

Stiell invece: “Il mondo è in un decennio critico per l’azione per il clima” ha tuonato in plenaria, forte di un duro rapporto delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici secondo cui l’attuazione degli attuali impegni da parte dei governi nazionali ha messo il mondo sulla buona strada per un mondo più caldo di 2,5°C entro la fine del secolo. L’Intergovernmental Panel on Climate Change delle Nazioni Unite (IPCC) indica che le emissioni di gas serra devono diminuire del 45% entro il 2030 per limitare il riscaldamento globale a 1,5°C”. L’UNFCCC, promette Steill, “aiuterà le parti e le future presidenze della COP a percorrere questa strada verso la nuova fase di attuazione”.

Altri punti.

Tecnologia
Lancio di un nuovo programma di lavoro quinquennale per promuovere soluzioni tecnologiche per il clima nei paesi in via di sviluppo.

Mitigazione
Discussione su un programma di lavoro sulla mitigazione, volto a intensificare con urgenza le ambizioni e l’attuazione della mitigazione. Il programma di lavoro inizierà subito dopo la COP27 e proseguirà fino al 2030, con almeno due dialoghi globali tenuti ogni anno. Ai governi è stato chiesto di rivedere e rafforzare gli obiettivi del 2030 nei loro piani climatici nazionali entro la fine del 2023, nonché di accelerare gli sforzi per ridurre gradualmente l’energia a carbone e eliminare gradualmente i sussidi inefficienti ai combustibili fossili. I fatti, però, nel frattempo parlano chiaro: sui quasi 200 paesi che avrebbero dovuto presentare A COP27 miglioramenti nei loro NDCs (impegni di riduzione nazionali), solo 33 lo hanno fatto (tra cui Australia e Indonesia).

Il testo della decisione riconosce che la crisi energetica globale senza precedenti sottolinea l’urgenza di trasformare rapidamente i sistemi energetici per renderli più sicuri, affidabili e resilienti, accelerando le transizioni pulite ed eque verso le energie rinnovabili durante questo decennio critico di azione. Ma non c’è nessun riferimento, nel testo, al picco di emissioni al 2025, come aveva chiesto l’Europa.

Bilancio dell’ambizione
I delegati alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici COP27 hanno concluso il secondo dialogo tecnico sul primo bilancio globale, un meccanismo per aumentare l’ambizione ai sensi dell’accordo di Parigi. Il Segretario generale delle Nazioni Unite convocherà un “vertice sull’ambizione climatica” nel 2023, prima della conclusione del bilancio alla COP28 del prossimo anno.

Annunci vari

I paesi hanno lanciato un pacchetto di 25 nuove azioni collaborative in cinque aree chiave: energia, trasporto su strada, acciaio, idrogeno e agricoltura.

Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha annunciato un piano da 3,1 miliardi di dollari per garantire che tutti gli abitanti del pianeta siano protetti da sistemi di allerta precoce entro i prossimi cinque anni.

Il gruppo di esperti sugli impegni Net-Zero del Segretario generale delle Nazioni Unite ha pubblicato un rapporto che vuol essere una guida pratica per garantire impegni net-zero credibili e responsabili da parte dell’industria, delle istituzioni finanziarie, delle città e delle regioni.

Alla COP27 è stato lanciato un piano guidato dal G7 chiamato Global Shield Financing Facility per fornire finanziamenti ai paesi colpiti da disastri climatici tramite un sistema assicurativo.

Annunciando un totale di 105,6 milioni di dollari in nuovi finanziamenti, Danimarca, Finlandia, Germania, Irlanda, Slovenia, Svezia, Svizzera e la regione vallona del Belgio, hanno sottolineato la necessità di un sostegno ancora maggiore per i fondi del Global Environment Facility destinati all’immediato adattamento climatico bisogni degli stati bassi e a basso reddito.

Il nuovo partenariato indonesiano per una transizione energetica equa, annunciato al vertice del G20 tenutosi in parallelo con la COP27, mobiliterà 20 miliardi di dollari nei prossimi tre-cinque anni per accelerare una transizione energetica equa.ù

Lancio della Forest and Climate Leaders’ Partnership, che mira a unire l’azione di governi, imprese e leader della comunità per arrestare la perdita di foreste e il degrado del suolo entro il 2030.

Alcuni commenti

“Il conflitto russo-ucraino ha scosso il sistema multilaterale dall’immobilismo degli ultimi anni e questa COP ha dimostrato ai Paesi emergenti e vulnerabili che, se coalizzati, hanno i numeri per portare l’Occidente sulle loro posizioni dove vi sia uno spiraglio. – commenta Jacopo Bencini che ha guidato la delegazione di Italian Climate Network a Sharm El Sheikn – In un certo senso questa COP cambia la geopolitica con la creazione di un sistema condiviso e non imposto di compensazioni a livello globale. Rimane da vedere come il nuovo fondo sarà sviluppato e chi effettivamente si renderà disponibile a contribuire”. E ancora: “I 30 miliardi di danni provocati in Pakistan dalla crisi climatica si sono fatti sentire, e finalmente si è trovata una risposta alla domanda “chi paga”.

Il Segretario ONU Antonio Guterres: “La COP27 ha compiuto un passo importante verso la giustizia. Accolgo con favore la decisione di istituire un fondo per perdite e danni e di renderlo operativo nel prossimo periodo. Chiaramente questo non sarà sufficiente, ma è un segnale politico assolutamente necessario per ricostruire la fiducia infranta”.

I Fridays For Future italiani: “Bene che si sia trovato un primo accordo sul tema del loss&damage. Chi ha rotto il clima deve pagare i danni. Ora non lo si affoghi con ritardi e omissioni. Molto male tutto il resto. Non ci saranno mai abbastanza soldi per aggiustare un mondo a +3°C”.

Just stop oil: “Questo è ciò che pensiamo della tua #COP27: un fallimento. Questo è ciò che pensiamo delle conferenze dominate dai lobbisti del petrolio e del gas. Questo è ciò che pensiamo di un’intera classe politica che ci vende per i combustibili fossili quando si sa sa che significa morte”.

Greenpeace: “L’accordo per il finanziamento delle perdite e dei danni è un passo avanti verso la giustizia climatica, ma le lobby hanno boicottato l’eliminazione dei combustibili fossili”.

WWF, Maria Grazia Midulla: “Alla #COP27 positivo l’accordo del fondo per le perdite e i danni, ma rischia di diventare un “fondo per la fine del mondo” se si continueranno a non affrontare i veri nodi della #ClimateCrisis“. E ancora Midulla: “A bocce ferme, posso dire che questa è stata la COP più dura cui partecipare (e le ho viste quasi tutte da 21 anni a questa parte). Evidentemente la decisione di candidarsi era motivata dagli interessi nel gas (anche delle compagnie partner, credo). Spero sia l’ultima volta”.

Liberation: “Anche stavolta l’urgenza aspetterà”. E, con il vignettista Coco:

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giornalista professionista, è direttore responsabile di Giornalisti nell'Erba, componente dell'ufficio di presidenza FIMA (Federazione Italiana Media Ambientali) e membro Comitato Scientifico per CNES UNESCO Agenda 2030. Presidente de Il Refuso a.p.s.. In precedenza ha lavorato come giudiziarista per Paese Sera, La Gazzetta e L'Indipendente. Insieme a Gaetano Savatteri ha scritto Premiata ditta servizi segreti (Arbor, 1994). Collabora con La Stampa.

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