Gentile Ministro Fioramonti,
l’apertura del nuovo anno scolastico, grazie alle sue parole e alla circolare del MIUR sulla partecipazione degli studenti al terzo Global Strike For Future, ha visto diventare finalmente protagonista il tema della sostenibilità.
Chi, come noi di Giornalisti Nell’Erba, il tema lo affronta da anni ha accolto con gioia questo nuovo entusiasmo. Nello stesso tempo non possiamo nasconderci che i suoi messaggi hanno dato vita a molte sollecitazioni e iniziative, a volte discordanti tra loro e per questo fonte di perplessità.
Mentre ancora non sono state definite le linee guida per una nuova educazione civica, sono nati innumerevoli corsi di formazione on-line che preparano il docente su un argomento, a volte su un singolo documento (rapporto IPCC) con tanto di kit didattici. Si ha la sensazione che a volte si tratti di corsi già superati sia nell’approccio che nei temi.
Le chiediamo di considerare che gli insegnanti – come i medici, gli avvocati e altri professionisti – si formano sul campo ogni giorno e studiano e creano percorsi sempre nuovi. Per quanto riguarda l’educazione alla sostenibilità, alcuni docenti in questi anni hanno già seguito percorsi di formazione e sperimentato innovazione nelle loro scuole. Quindi bisognerebbe partire da loro, da chi ha messo in campo le pratiche migliori, e creare convegni dove i docenti stessi possano portare le loro esperienze, essere riconosciuti, magari anche pagati, e possano confrontarsi con altri colleghi. Ridare dignità ai docenti significa anche questo: dimostrare che si riconosce la loro professionalità e preparazione.
Abbiamo inoltre letto proposte su integrazioni del programma e l’incitamento a progetti e attività è continuo.
Ora, per chi da molto educa alla sostenibilità l’approccio è diverso. Educare, formare uno studente su tematiche che sono in continua evoluzione ed estremamente correlate tra loro non può essere un’attività che parte da contenuti scelti e frazionati, né tantomeno può essere un progetto. Chi educa alla sostenibilità sa benissimo che questo significa principalmente informare, sensibilizzare, creare una coscienza critica, un’etica che sia in grado di avviare un processo di lifelong learning e di orientamento verso studi e lavori che puntino ad uno sviluppo sostenibile.
L’insegnante che veramente vuole formare una coscienza critica nei propri alunni è un insegnante disponibile ad imparare insieme a loro, è un insegnante che parte dal programma per ampliare e contestualizzare i contenuti che propone, è colui che fa nascere la curiosità, che guida nella ricerca dell’informazione e aiuta a discernere la verità dalla bugia, è un insegnante che fa immaginare un futuro e che stimola i propri allievi a scelte etiche.
I temi da affrontare riguardo la sostenibilità sono tanti, l’Agenda 2030 è chiara.
Ampliare i programmi? Significherebbe far nascere tante micro-sezioni di notizie già superate che andrebbero ad aumentare le pagine dei libri di testo. E allora cosa fare?
I “temi legati alla sostenibilità” sono già presenti in ogni materia. È il metodo quindi che cambia.
A nostro avviso dobbiamo innovare la scuola partendo dall’osservazione di quanto accade intorno a noi, facendo capire le cause dei fenomeni e insegnando a comprendere le conseguenze. Solo questo può formare un individuo che sia in grado di reagire ed agire nel mondo.
Per tutto questo abbiamo bisogno di utilizzare i media, di insegnare ad utilizzarli in modo corretto e anche di insegnare come si crea l’informazione, perché a volte la si comprende meglio facendola.
Greta Thunberg non ha cambiato il mondo: lo ha informato, anche manifestando.
A questo proposito, crediamo che gli scioperi globali per il clima, come quello del 27 settembre (domani, mentre scriviamo), dovrebbero essere considerati anche dalla scuola un esercizio di partecipazione civile per richiamare l’attenzione su problematiche gravi e urgenti. I giovani non dovrebbero essere esonerati dal partecipare, e tantomeno glielo si dovrebbe impedire: coloro che scendono in piazza stanno esercitando la loro volontà e il loro diritto di esprimere un’opinione, in uno stato democratico che concede loro principalmente due modi di farsi sentire: la manifestazione pacifica e il voto. Del resto, molti dei giovani che aderiscono ai Fridays for Future non hanno ancora l’età per votare…
Siamo sicuri, da educatori, che è molto meglio avere una generazione di “gretini” attivi e consapevoli piuttosto che di “sdraiati” ignavi e rassegnati.
Giuditta Iantaffi e Ilaria Romano, insegnanti nella scuola statale secondaria di primo grado, sono autrici dell’ebook Il metodo Giornalisti Nell’Erba. Una cassetta degli attrezzi per l’educazione allo sviluppo sostenibile (Il Refuso, 2019). Sono responsabili del settore Educazione e formazione di Giornalisti Nell’Erba e coordinatrici nazionali della Rete Docenti gNe.
Facebook Comments