Strategie ant-bufala sui social network? Non si parla di censura, in casa Facebook, ma di segnalazione di notizie “discutibili”. La responsabile delle relazioni istituzionali del social network, Laura Bononcini, nell’intervista qui sotto (video), ci spiega che è in corso una sperimentazione per arginare le bufale. Facebook ha stretto partnership con associazioni che si occupano di fact-checking (scelte con il criterio di essere tutte firmatarie del codice Poynters internazionale) ed ha iniziato a sperimentare, per ora solo in Germania, Francia e negli USA, un sistema di verifica delle notizie. Il meccanismo è questo: l’utente segnala a Facebook una possibile bufala, Facebook interpella le organizzazioni di fact checking e poi la segnala come “discutibile” agli utenti, ai quali viene data la possibilità di approfondire le ragioni per le quali quella notizia è stata messa appunto “in discussione”. Il meccanismo di allerta funziona anche nelle condivisioni ed agisce anche sul sistema delle promozioni, penalizzando i click sui titoli etichettati come discutibili. La strategia di Facebook passerà anche attraverso una collaborazione con i media che fanno informazione professionale, dando spinta maggiore alle notizie delle testate giornalistiche (Facebook journalism project), e anche attraverso attività di formazione, pure nelle scuole, così da aumentare le capacità di “consumo” critico dei social network da parte degli utenti.
Difficile definire le fake news, continua Bononcini: “Ci sono notizie false perché non rispondono ai fatti; notizie diffamatorie, facili da bloccare perché appunto contro la legge in Italia: notizie più vicine alle opinioni, difficili da definire. E notizie dette da personaggi pubblici, anche politici e istituzionali, quindi importanti da leggere, ma che a volte non rispondono ai fatti. Queste ad esempio, sono tra quelle difficili da gestire, sia per i giornalisti che per noi che siamo una piattaforma”. L’azione che Facebook sta sperimentando, quindi, “si concentra sull’incitare le persone a riflettere prima di prendere come buona una notizia”. Il lavoro di fact checking delle organizzazioni partner non provocherà la rimozione della notizia, ma la sua identificazione come discutibile con la spiegazione (un link) del perché lo è. “E’ importante ad esempio che se un politico dice qualcosa di non vero la gente lo sappia. Così come è importante mettere dei freni a coloro che costruiscono fake news per fare soldi, attirando click”. Facebook non vuole consentire a coloro che forniscono fake news di guadagnare sulla piattaforma, quindi sta mettendo a punto un sistema per bloccar loro le promozioni. La sperimentazione è in corso e non è detto che funzioni: “Dobbiamo capirlo, dobbiamo migliorarlo certamente, dobbiamo sapere come questo sistema verrà utilizzato e quanto. E dobbiamo anche capire come potranno le organizzazioni di fact checking e i media professionali riuscire a gestire l’immensa mole di segnalazioni potenziali che arriveranno. Inoltre stiamo lavorando insieme agli editori per fare in modo che i contenuti di informazione professionale possano essere spinti e visti meglio sulla piattaforma e su come i giornalisti possano utilizzare al meglio le informazioni che possono trovare su Facebook”.
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