2017Nessun primo della classe.

Nessuno, nemmeno per quest’anno, si e’ guadagnato il rating “very good”. Ci sono, pero’ segnali positivi che vengono dal Marocco, unico Paese africano in top 10 (al numero 8), dalla Cina che rimane stabile, e dall’India che guadagna due posizioni fermandosi al numero 20, appena quattro posizioni dopo l’Italia, in lieve miglioramento al numero 16, entrambe migliori della Germania, in discesa al 29. Questi sono i dati che colpiscono di piu’ guardando il nuovo Climate Change Performance Index 2017, meglio noto con il nome di Germanwatch Report, presentato a COP22.

Il celebre rapporto e’ una cartina tornasole per tenere sott’occhio le politiche climatiche che i vari Paesi stanno attuando per far fronte ai cambiamenti climatici. Lo scenario e’ piuttosto insufficiente. Infatti i primi tre posti dell’Index, quelli cioe’ riservati a quei paesi che hanno raggiunto obiettivi positivi per “rimanere ben al di sotto dei 2 gradi con l’impegno a portare avanti sforzi per limitare l’aumento di temperatura a 1,5 gradi”, cosi’ come previsto dal Paris Agreement, sono vuoti.

Non consola nemmeno il confronto degli ultimi 25 anni di energie rinnovabili: si e’ di molto assottigliato il rating dei Paesi “very Poor” (nell’animazione in rosso) con l’estendersi, soprattutto in Asia, dei “poor” (di color arancione). Ma fatto salvo un moderato miglioramento in Europa del nord, sono ancora insufficienti gli sforzi delle politiche climatiche.co2_absolute_1990-2014_preview

Cautamente ottimisti sono invece gli autori del rapporto “E’ importante guardare il trend internazionale. Il 2015 e’ stato il primo anno in cui le emissioni globali di CO2 nel settore energetico non sono aumentate, nell’anno in cui c’e’ stata una crescita globale del 3%” dice Cristoph Bals, policy director Germanwatch. “Per la prima volta le energie rinnovabili hanno avuto maggiore capacita’ di tutte le fonti fossili messe insieme. Questo e’ un ottimo risultato in scala globale”, continua Bals.

Il policy director entra nel merito dei governi e delle politiche climatiche che stanno attuando, ed evidenzia come a una deviazione di strategia climatica, seppur lieve, rispetto ai predecessori, la classifica venga influenzata in maniera evidente. “Se si guarda ai Paesi Europei, si puo’ notare che alcuni di loro sono ancora in vetta all’indice, ma molti stanno perdendo posti. “Un esempio drammatico e’ quello della Danimarca, che e’ stata leader negli ultimi 5 anni e ora ha invece perso quasi 10 posizioni. Questo significa che il nuovo Governo ha deviato rispetto alle precedenti politiche climatiche”.

Una situazione simile e’ possibile trovarla nella Francia che si trova alla guida della classifica ma, sempre secondo Bals “ci sono negative politiche di sviluppo che potrebbero cambiare rapidamente questa situazione nei prossimi anni”. Non risparmia nemmeno la Gran Bretagna affermando che il nuovo governo UK non ha centrato i target che esso stesso si era prefissato, e quindi anche loro potrebbero retrocedere in breve tempo.

Se parte dell’Europa viaggia sul filo del rasoio, le buone notizie arrivano dagli altri continenti. “Il Marocco si trova in top 10, al numero 8. I marocchini hanno investito in energie rinnovabili e messo in atto altre rilevanti attività in ambito climatico” evidenzia.

Ma i dati migliori, prevede, potrebbero arrivare dalla Cina, dove le emissioni non stanno più aumentando e se questo si stabilizzerà aiuterà enormemente i grandi emettitori del mondo. “Sarebbe davvero un ottimo segnale se i grandi emettitori mondiali dovessero raggiungere il picco di emissioni molto prima rispetto a quanto previsto dall’Accordo di Parigi, cioe’ prima del 2030”.

Buone premesse pianificando l’India che ha migliorato il suo indice di due posti e si trova ora alla 20 posizione, “ha messo in piedi e incrementato il piu’grande programma di energia rinnovabile nel mondo”

La notizia delle elezioni americane ha suscitato forti reazioni a COP22, ma Bals, dati alla mano, sostiene che “il trend globale non puo’ essere fermato da questo Governo. E credo che il presidente Trump, se e’ davvero un businessman, capira’ che puo’dare il via a una nuova rivoluzione industriale.

E l’Italia? Un piccolo sforzo e’stato fatto, grazie alla riduzione delle emissioni dovute agli investimenti che sono stati fatti negli anni passati in rinnovabili. Secondo i dati forniti da Legambiente, che ha collaborato con Germanwatch e CAN-Europe per la realizzazione delle analisi relative il Belpaese, le emission sono diminuite del -19.8% nel 2014 rispetto al 1990 con una riduzione del 4.6% rispetto all’anno precedente.

The Climate Change Performance Index 2017

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Approda a Il Refuso nel 2008 dove rimane in pianta stabile dal 2014, dopo una serie di esperienze lavorative nel giornalismo, la comunicazione e il management. Nel 2010, diventa giornalista pubblicista, per Giornalisti Nell'Erba ricopre prima il ruolo di responsabile relazioni esterne e coordinatore generale, in occasione di Expo è coordinatrice di #gNeLab e dal 2015 vicedirettore di giornalistinellerba.it. Ama il cibo, la musica (rigorosamente antecedente agli anni 2000) e condividere i primi due in buona compagnia.

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