Finito il mio 2° Festival Internazionale del Giornalismo (#ijf18). Perugia quest’anno l’ho sentita ancora più mia. Riconoscevo le strade. Avevo scorciatoie. Avevo i miei riferimenti per Corso Vannucci: dai bar per un buon caffè al forno in cui rifornirsi di pizzette nelle micropause tra un incontro e un altro. Perché il festival, rubo da Paola Bolaffio – direttore gNe – lo devi vivere in timelapse per sfruttare al meglio l’offerta di più di 100 eventi. Di seguito provo a buttare giù qualche riga per riordinarmi le idee in testa (eh si sa che i finestrini Trenitalia aiutano).
Fake news, Siria, link tax, campagna metoo, clima, vaccini, Ogm, crisi dei fondi per la ricerca. Perugia ti restituisce le urgenze: il mondo e il giornalismo ora. La tua testa si riempie di informazioni, di accordi, disaccordi e curiosità da sviscerare a casa con calma.
Perugia è città bomboniera medioevale arroccata su un colle, sospesa nel passato. Dall’alto guardi il verde, le tegole, i campanili che la circondano. Ovunque ti giri è cartolina. E poi c’è il festival: modernità, velocità, fili di caricabatterie dappertutto. Smartphone, tablet e pc su tutti i mobili dell’Hotel Brufani: epicentro del terremoto festival.
A Perugia brindi con Amazon, Google tra tartine, giornalisti big dei big, spumante e giornalisti appena battezzati alla professione. Il Festival è Perugia e Perugia è una piazza che ti fa sbattere in faccia a Terence Hill, Damilano, Formigli, Alan Friedman mentre sei di strada verso il tuo albergo.
Infine, Perugia per me è anche alternanza scuola lavoro. Perché il mio festival è 100% made in gNe: a loro devo che ci sono e la compagnia di umanità e risate. A Perugia, gNe offre ai liceali dell’Alessi di passare dai banchi al fare interviste. Diciassettenni imparano il Mojo (mobile journalism), imparano a relazionarsi coi grandi relatori, a porre domande, a montare video. A volte succede che l’alternanza si ribalta, è scambio, e sono loro a fare scuola: ad esempio, ti insegnano le potenzialità sfuggenti di uno smartphone per implementare un servizio.
Insomma, se ripenso a Perugia, tra cose viste e cose fatte, cose insegnate e cose imparate, non mi resta altro da dire se non…
…appuntamento al prossimo!
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