10 ottobre 2015 – 250 mila persone in piazza a Berlino, oggi. Mobilitazioni, raccolta firme, flash mob… , il TTIP è davvero “la bomba atomica per abolire la democrazia”, come qualcuno lo ha definito? Il trattato di libero scambio Ue-Usa è accusato dei “reati” di segretezza, scarsa trasparenza, informazioni incomplete, è malvisto dal 97% dei 150.000 cittadini europei partecipanti alla consultazione pubblica lanciata dalla UE e si è bloccato, di fatto, perché moltissime persone sono convinte che l’ISDS (arbitrato internazionale) – ovvero il meccanismo per risolvere le controversie tra stati e investitori stranieri – sia una limitazione del potere dello stato di proteggere i propri cittadini. Che l’ISDS sia da tempo uno strumento pro-corporazioni potente nelle mani delle multinazionali lo sanno benissimo già tanti paesi citati in giudizio o multati perché hanno cercato di tutelare i propri cittadini o l’ambiente (60 casi a ottobre del 2014 secondo The Economist).
Per esempio il Canada ha già perso 7 cause su 20 sborsando 158 milioni di dollari.
L’arbitrato internazionale sembra essere nato non per consentire alle corporazioni di domandare compensi per perdite finanziare ma per costringere i governi a fare solo leggi che garantiscono il profitto delle multinazionali. L’esempio più noto è quello della Philip Morris che ha citato l’Australia per aver sostituito il logo del brand dei pacchetti di sigarette con immagini neutre visto che tale misura è efficace a ridurre la dipendenza da tabacco.
Un altro caso è quello The Renco Group (di proprietà del miliardario americano Ira Rennert) che ha citato il Perù dopo che questo paese ha deciso di chiudere una fonderia di metalli nella città di La Oroya perché l’azienda non ha provveduto a fare dei miglioramenti ambientali. La Oroya è tra le città più inquinate del mondo il che chiaramente ha danneggiato i suoi abitanti soprattutto i più giovani: Renco ha usato l’ISDS per contrattare con il Perù ed ha ottenuto che la fusione dello zinco riprendesse nel 2012.
Quando una compagnia investe per costruire un’azienda corre sempre un certo rischio, sia nel suo paese che all’estero. L’ISDS non solo è una forma di assicurazione gratuita per le aziende ma è un modo per forzare i governi a sacrificare i propri cittadini. Pensate all’Equador che ha pagato una multa di 2,3 miliardi di dollari alla compagnia Occidental Petroleum la quale ha citato in giudizio il paese americano perché questo aveva rotto il contratto dopo che la compagnia petrolifera lo aveva violato vendendo senza autorizzazione governativa parte della propria concessione.
Non è neanche vero, come si vuol far credere, che l’ISDS attiri gli investimenti, ne è una prova il Brasile che non ha mai accettato il principio dell’ISDS ma che ha investitori stranieri e poi ci sono molte opportunità di stipulare assicurazioni private per i rischi di impresa.
La Commissione Europea per cercare di concludere in fretta i negoziati sul TTIP, sospesi proprio per colpa delle polemiche sull’ISDS, ha redatto una proposta, da discutere nel parlamento europeo, allo scopo di sostituire il famigerato ISDS con un nuovo principio che possa risultare meno sgradito a chi ancora crede che i governi debbano restare nelle mani dei cittadini e non passare in quelle delle multinazionali. Tale nuovo meccanismo si chiama l’ICS (Investment Court System). Vediamo di capire quanto sia diverso dall’ISDS.
Nel caso di lite tra investitore estero e stato, l’ISDS prevede attualmente il ricorso a tribunali non governativi in cui decidono tre avvocati privati e c’è un solo grado di giudizio (ovvero una volta finito il processo la decisione è definitiva), mentre l’ICS, che lo sostituirebbe nel TTIP, obbliga l’azienda a scegliere se rivolgersi ai tribunali nazionali del paese in cui ha gli investimenti oppure a un tribunale esterno formato da tre decisori scelti a sorte tra quindici giudici (5 nominati dagli americani, 5 dall’ Unione Europea e 5 scelti insieme dall’Unione Europea e dagli USA) e dà la possibilità di appellarsi alla decisione presa nel primo processo. I giudici, inoltre, non possono essere stati avvocati dell’investitore che fa ricorso.
Ricapitolando: oltre al fatto che l’investitore ‘deve’ scegliere il tribunale che preferisce (e con tutta probabilità non sceglierà quello del paese in cui è in conflitto ma quello esterno), viene proposto un cambiamento nei gradi del processo e nell’elezione dei giudici.
Ma questo significa davvero che le multinazionali non potranno più impedire agli stati di approvare norme per proteggere i propri cittadini o l’ambiente?
Guardiamo bene tra le righe. Gli stati non potranno essere citati in giudizio solo se non trattano le imprese straniere in modo non ‘giusto ed equo’ (art. 3 c. 1) e apertamente ‘arbitrario’ (art. 3 c. 2 ‘manifesta arbitrarietà’). C’è da chiedersi se i termini inseriti nella proposta dell’ICS siano volutamente indeterminati. Come si fa a stabilire cosa è giusto ed equo? Quali sono i limiti di ciò che giusto ed equo? Questi limiti non saranno per caso decisi dalla bravura degli avvocati delle industrie straniere? Che dire poi della ‘manifesta arbitrarietà’ delle decisioni dello stato?
C’è inoltre un’altra disposizione che ci appare un po’ fumosa, nella proposta della Commissione: l’ICS, infatti, permette di citare in giudizio gli stati che procedessero ad un ‘esproprio indiretto’ (ovvero la compagnia resta proprietaria delle proprie strutture ma non le può usare, per esempio per una disposizione che vieti il rilascio di fumi tossici o rumori molesti ecc.) qualora tale esproprio risulti ‘manifestamente eccessivo’ (Annex 1 punto 3) rispetto alla finalità per cui è stato attuato. Viene da chiedersi quali garanzie tale disposizione possa dare ai cittadini che, durante il processo, le loro priorità non vengano considerate ‘eccessive’ rispetto a quelle della potente multinazionale.
Per concludere esaminiamo un’altra interessante variazione introdotta dall’ICS rispetto all’ISDS: giudici pubblici sorteggiati offrono, forse, più garanzie di avvocati privati, ma il fatto che tali giudici saranno pagati anche in percentuale sul danno che lo stato deve rimborsare all’investitore danneggiato fa pensare che essi potrebbero avere tutto l’interesse a determinare un risarcimento molto alto, causando una probabile lievitazione dei costi.
Le reazioni alla proposta dell’ICS sono state molto diverse, ma questo nuovo meccanismo più che “un’incognita” sembra non portare troppi miglioramenti rispetto all’ISDS, nella sua sostanza.
Facebook Comments