
“Prendere aria” è un’espressione che non usiamo più. “Non si respira” è il nuovo intercalare sulla chat condominiale. Litighiamo in famiglia (“hai steso i panni in balcone e ora puzzano”). Guardiamo con sospetto il prezzemolo che coltivavamo in balcone. Il tanfo di chiuso ci sembra preferibile alla puzza di plastica bruciata che entrerebbe se aprissimo le finestre. La mattina e la sera, quando il vento si posa, i fumi sono più densi e la puzza più inquietante. A volte non sa di plastica bruciata, ma di qualcosa di chimico che non sappiamo definire.
Abito vicino a due grandi aree verdi e non vado più a passeggiare in nessuna, per non respirare troppo. La mattina apro la finestra e spero di non avere appuntamento con lei, la puzza. Se salgo sul terrazzo condominiale a volte la posso persino fotografare, sotto forma di nebbia che aleggia sul parco. Quando tira un filo di vento non la vedo più, ma so che sta solo facendo un giretto, magari verso via Tuscolana o il Quadraro.
Dal primo gennaio 2017 nel parco di Centocelle, a Roma, una discarica abusiva brucia lentamente e noi che abitiamo nelle vicinanze respiriamo fumi ignoti. Vivere qui vicino, in questo momento, è soprattutto questo: sapere che insieme alla puzza ti entra nei polmoni qualcosa che non sai cos’è né cosa ti farà.
Accade nel cuore di una capitale europea: la nostra terra dei fuochi capitolina è a cinque chilometri in linea d’aria dal Colosseo. Non è un problema “periferico”, né per geolocalizzazione né per dimensioni né per l’arco di tempo a cui è arrivato.
Eppure la coltre di silenzio che ci circonda sembra spessa quasi quanto la nebbia di fumi che ristagna su di noi nelle notti più umide. Le poche risposte istituzionali – l’ultima è l’ordinanza numero 22 del 10 febbraio 2017, emanata dalla sindaca di Roma Raggi e intitolata “Adozione di provvedimenti urgenti per la messa in sicurezza ambientale del Parco Archeologico di Centocelle” – sono state finora inadeguate e non hanno fatto cessare i fumi. Principalmente perché l’incendio covante che li produce si sviluppa tra l’impressionante massa di rifiuti accumulati nella rete di gallerie sotterranee all’interno del parco.
Serve una bonifica vera, che sarà sicuramente molto costosa e richiederà tempi lunghi. E intanto? Fino a quando respireremo fumo?
Al grido di “vogliamo la bonifica della terra dei fuochi al Parco Archeologico di Centocelle”, gli abitanti delle zone colpite dai fumi si mobilitano domenica 26 febbraio alle 11, all’area sosta di via Casilina 712. Per saperne di più: Comitato Parco Archeologico Centocelle Bene Comune.
La stampa ambientalista ci sarà?
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