Istituito dall’Unep (Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente) e dal WMO (Organizzazione Meteorologica Mondiale) nell’ormai lontano 1988, il più celebre istituto di ricerca sul cambiamento climatico, l’IPCC (Gruppo Intergovernativo sul Cambiamento Climatico),  compie 30 anni.
Per l’occasione, la Banca Mondiale attraverso l’iniziativa “Connect4Climate“, ha organizzato una giornata commemorativa svoltasi lo scorso 26 febbraio a Bologna, per 24 ore “capitale” dell’azione climatica.

Festeggiamenti a parte, il 2018 rimane per l’IPCC, la comunità scientifica globale e per chi si interessa di cambiamento climatico, un anno importante.
Prima della COP 24 di Katowice (Polonia), è infatti atteso per ottobre di quest’anno (inizialmente previsto per ottobre 2017) un report speciale dove per la prima volta vengono analizzati gli impatti del clima che cambia al target 1,5°C (inteso come aumento medio della temperatura globale).
“Un rapporto speciale sarà pubblicato a ottobre, in tempo per la Cop24 di dicembre, e conterrà le valutazioni sia per scenari a 1,5°C che a 2°C – ha dichiarato il presidente dell’Ipcc Hoesung Lee, tra gli ospiti di Bologna – Molto probabilmente questo sarà uno degli anni più importanti nella storia dell’IPCC e nello studio del cambiamento climatico. Abbiamo terminato di selezionare i contributi che faranno parte del 6° Rapporto di Valutazione, che sarà il maggior contributo scientifico dopo l’Accordo di Parigi – si riferisce all’ “Ar6” in uscita nel 2022 -. Nei rapporti precedenti abbiamo dimostrato l’esistenza dei cambiamenti climatici e l’influenza che le attività umane hanno avuto nel sistema climatico. Ciò che differenzierà l’Ar6 dai precedenti è che fornirà una correlazione scientifica tra le azioni nei confronti dei cambiamenti climatici e le politiche economiche. Ora dobbiamo dimostrare come le politiche climatiche saranno fondamentali nei prossimi secoli”.
Intanto filtrano notizie sul prossimo report.

“Estremamente improbabile mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi Celsius”
È la sintesi di quanto emerge dalla bozza filtrata del ”Document for Expert and Govt Review IPCC special report on 1.5C – draft summary for policymakers”, ottenuta da varie agenzie di stampa come Climate Home News, fonte indipendente e affidabile quando si tratta di clima.
Da quel che salta fuori, già intorno al 2040 il mondo potrebbe finire il “carbon budget” (quantità di CO2 massima da immettere in atmosfera) previsto per rimanere all’interno dell’obiettivo di Parigi (mantenere l’aumento medio della temperatura globale entro i 2°C, compiendo qualsiasi sforzo per restare sotto 1,5).
Inoltre: più si ritarda l’azione climatica e più i costi saranno alti, gli impatti del climate change saranno distribuiti in modo disomogeneo su tutto il Pianeta (l’Italia ad esempio subirà effetti negativi maggiori rispetto ai Paesi del Nord Europa), lo stress degli ecosistemi sarà tale da compromettere la sussistenza del genere umano.

Va segnalato, però, che l’IPCC ha tenuto a chiarire che le bozze non rispecchiano necessariamente la versione finale dello studio: “Sono fornite ai revisori come documenti di lavoro e non destinate al pubblico. Per questo non devono essere citate, perché il testo può cambiare in modo sostanziale nella versione finale. Inoltre le bozze del rapporto sono lavori collettivi in ​​corso che non rappresentano necessariamente la valutazione finale”.

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Laureato in Economia dell'Ambiente e dello Sviluppo. Houston, we have a problem: #climatechange! La sfida è massimizzare il benessere collettivo attraverso la via della sostenibilità in modo da garantire pari benefici tra generazioni presenti e future. Credo che la buona informazione sia la chiave in grado di aprire la porta del cambiamento. Passioni: molte, forse troppe.

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