
Ancora una volta amarezza, molta delusione, occhi lucidi, quelli degli indigeni brasiliani, le persone che dall’ormai appurato fallimento della Conferenza di Rio 2012 sono quelli che perdono di più.
A vent’anni dall’Earth Summit del 1992, quando ancora parlare di questioni ambientali era una novità, si torna a Rio per la nuova conferenza dedicata allo sviluppo sostenibile, ‘’Rio+20’’.
L’Earth Summit del ’92 fu la prima conferenza mondiale sull’ambiente in cui furono trattati argomenti di grande importanza come l’esame del modello di produzione (per limitare la produzione di tossine), le risorse di energia alternativa (per rimpiazzare l’abuso di combustibili fossili).
Un importante risultato ottenuto da questo convegno fu l’United Nations Framework Convention on ClimateChange (UNFCCC) (convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici), che portò alcuni anni dopo, nel 1997, alla stesura del protocollo di Kyoto (notificato da altre 180 stati e reso esecutivo nel 2005 dopo la ratifica della Russia).
Con il nuovo summit si riparte dal punto in cui non si è riusciti a trovare un seguito efficace per il miglioramento del pianeta. La conferenza si è svolta dal 20 al 22 giugno e aveva tre obiettivi principali:
-rinnovare l’impegno politico nei confronti dello sviluppo sostenibile;
– vigilare sui progressi derivati dagli accordi precedentemente presi e dove si rendesse necessario valutare le lacune;
-porre nuovi limiti all’inquinamento.
Erano presenti oltre ad alcuni capi di stato,ambientalisti, imprenditori, rappresentanti di organizzazioni non governative e dell’ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro).
Il documento finale, presentato dopo un lungo negoziato che ha visto contrapporsi i paesi dell’Unione Europea e quelli in via di sviluppo, dal titolo ‘’The future wewant’’ si sviluppa in ben 49 pagine e 283 punti.Fin da subito il testo èstato oggetto di grandi discussioni e sembra non soddisfare le associazioni ambientalistiche come Legambiente, Greenpeace, il WWF, le quali definiscono il summit un ’occasione sprecata’ e per il quotidiano La Repubblica il documento è solo una “riaffermazione di principi importanti ma già sanciti, senza alcuna vera novità in termini di obiettivi”. A tal proposito era auspicabile oltre alle importanti parole pronunciate una maggiore concretezza.
Lo stesso Segretario Generale delle Nazioni Unite BanKi-moon ha espresso le proprie perplessità riguardo al testo. In seguito per ragioni diplomatiche, su invito del paese organizzatore, il Brasile, è tornato indietro sui i propri passi.
Indubbiamente da Rio sono emersi alcuni fattori positivi come l’inserimento del termine green economy nel lavoro conclusivo e il fatto di aver riunito tutte quelle persone per parlare d’ambiente. Tuttavia considerato che, come ha giustamente ricordato Gro Harlem Bruntland, ex-Primo Ministro norvegese alla vigilia del vertice, “Noi siamo la prima generazione con la comprensione scientifica dei nuovi rischi globali per l’umanità” vi era molta aspettativa per la Conferenza. Si pensava si sarebbe raggiunta la svolta.Invece abbiamo l’impressione che così non sia stato. Possiamo solo augurarci che tale svolta non tardi più ad arrivare.
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