ph @cmittermeier on twitter

Conosciamo a malapena ciò che si cela nei fondali marini, questo perché mappare le profondità oceaniche e le biodiversità che ci vivono è estremamente difficile.

Scandagliare i fondali attraverso satelliti o aerei infatti non è molto preciso, specialmente se i fondali sono profondi o le acque sono torbide.

Attraverso mezzi subacquei invece è estremamente costoso, lento e rischioso. Come fare dunque per procedere velocemente e in maniera accurata nell’esplorazione dei fondali oceanici?

Un team di ricercatori guidati da Austin Gallagher di Beneath The Waves, in collaborazione con gli scienziati della King Abdullah University of Science and Technology dell’Arabia Saudita, ha ideato un sistema per ovviare alle difficoltà, i costi e la lentezza dell’esplorazione sottomarina attraverso un sistema di telecamere posizionate sulla pinna dorsale di sette squali Tigre (Galeocerdo cuvier).

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Queste telecamere sono state ideate per staccarsi dalla pinna degli squali dopo 12h, grazie a delle fascette biodegradabili, per poi essere recuperate dai ricercatori.

Sono stati scelti questi predatori per via delle loro caratteristiche che gli consentono di spostarsi per centinaia di chilometri in poco tempo, e riescono a raggiungere profondità elevatissime (fino a 2000 metri).
Questo ovviamente facilita moltissimo il lavoro degli scienziati impegnati nella mappatura dei fondali marini e dei loro ecosistemi.

L’idea del team di ricercatori infatti ha portato alla scoperta della più grande prateria di  di fanerogame marine al mondo.

Un’alga marina importantissima per tutto il nostro ecosistema visto che queste praterie di fanerogame offrono cibo, riparo e protezione dai predatori; inoltre, proteggono le coste dall’erosione, fungono da filtro (ad esempio per le microplastiche), indirettamente sostengono la pesca, e ultimo ma non per importanza, immagazzinano notevoli quantità di carbonio, che è fondamentale per mitigare gli effetti del cambiamento climatico (le fanerogame immagazzinano 50 volte il carbonio immagazzinato dalle foreste pluviali).

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Questa prateria si trova a poche miglia dalle coste delle Bahamas e in acque non molto profonde; e questo ci fa riflettere su quanto poco conosciamo i nostri oceani e quanto sia difficoltoso progredire in questo campo.

L’idea di questo team di scienziati potrebbe perciò cambiare definitivamente il nostro modo di esplorare gli oceani rendendo le specie che li popolano i nuovi citizen scientists ovvero ‘comuni cittadini’ che con la loro raccolta di dati contribuiscono alla crescita scientifica.

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