Nato a febbraio 2019 lo sportello Terraferma si trova a Bagheria, presso l’Associazione Culturale BOCS in Via Piersanti Mattarella, nei pressi dei Gesuiti, dall’idea dei due fratelli Tozzi, Elio e Antonio.

Supportato dall’azione di diverse professionalità e di volontari, lo sportello si è posto il problema del primo intervento e del sostegno ai migranti nell’accesso diretto a tutti i servizi esistenti per i cittadini e nell’esercizio dei loro diritti.

In questo spazio si cerca di dare ascolto anche alle normali necessità di aggregazione e di crescita culturale dei migranti attraverso la condivisione di molteplici occasioni di scambio linguistico all’interno del nostro territorio con l’attivazione di laboratori e attività di diverso tipo: di lingua italiana, di ricamo, di cucito, di cucina, ecc..

In costante rapporto con la Caritas cittadina, lo sportello Terraferma si attiva anche nel supporto materiale ai migranti nelle loro necessità di vita quotidiana. Lo scopo è perfettamente in linea con la testimonianza di carità nella comunità ecclesiale e civile di Bagheria, cercando di perseguire le finalità dell’accoglienza, della pace, della concordia e della giustizia sociale.

Il supporto dello sportello è anche finalizzato all’assistenza legale nelle istanze provenienti dai richiedenti asilo, per l’ottenimento dei documenti necessari (carta d’identità, passaporto, permesso di soggiorno, ecc.) richiesti dalla legge. Purtroppo non è sempre facile districarsi nel groviglio delle norme e degli ostacoli che sia la burocrazia sia la resistenza dell’opinione pubblica all’accoglienza frappongono al raggiungimento dello status di persone portatrici di diritti umani.

L’esperienza che ha visto nascere questo sportello, unico nel suo genere nel territorio bagherese, è stata l’ondata di indignazione e di sdegno che alcuni cittadini hanno provato e condiviso alla notizia della deliberata aggressione di un giovane uomo di origini nigeriane, Fredrick Omonzokpia, da parte di un gruppo di ragazzi del posto.

L’aggressione, nata per futili motivi, solo perché il giovane migrante si era “permesso” di guardare negli occhi i membri di quel gruppo di ragazzi, ha provocato l’arrivo della polizia allertata dai passanti.

Oggi, dopo un processo che ha visto al banco degli imputati proprio l’aggressore di Fredrick, è stata fatta giustizia. Infatti la Corte di Cassazione ha condannato l’imputato ad un anno e otto mesi di reclusione oltre ad una piccola provvisionale.

Oggi Fredrick vive ancora a Bagheria e ha avuto da parte di molti cittadini un appoggio incondizionato grazie anche alla sua simpatia e alla sua forza che non lo ha fatto arretrare neanche davanti al pericolo di dover testimoniare nel processo. Si sforza di imparare l’italiano, ha conseguito la patente di guida e lavora onestamente riuscendo a condurre una vita dignitosa. Ma come tutti i migranti, i problemi nascono quando si deve rinnovare il permesso di soggiorno. Allora è quello il momento in cui questi uomini e queste donne devono fare i conti con la burocrazia e con le leggi italiane che, certo, ultimamente non hanno brillato in fatto di difesa dei diritti umani. 

Quello che possiamo sperare è che non vincano ancora le politiche nazionaliste e xenofobe, ma soprattutto auspichiamo che almeno nelle aule delle nostre scuole si moltiplichino sempre di più le occasioni in cui si possano approfondire temi come quelli del razzismo, della xenofobia, della omofobia e della violenza verso il diverso, in quanto la sensibilizzazione verso le giovani generazioni non è solo un dovere, ma anche una questione di sopravvivenza del genere umano tutto.

Facebook Comments

Post a comment