Incendi boschivi: sono davvero in aumento?

di Giovanni Ruta 2E, Francesco Filippone 1G, Liceo G. Alessi (Perugia)

Referente: Chiara Fardella

Ormai è certo: il numero di incendi nelle aree boschive sembra essere in aumento. In estate poi sono molte le volte in cui sentiamo, accendendo la TV la sera, di incendi in un bosco o in una foresta: sono una conseguenza del cambiamento climatico? O se ne parla molto perché fanno notizia, generando allarmismo?I servizi sono numerosi, ma, oltre alla paura che la notizia ovviamente genera, spesso spiegano ben poco.
Quindi la domanda che ci poniamo è: come si scatenano gli incendi boschivi e quali sono i rischi? Per sapere come un incendio si genera e si propaga bisogna ovviamente indagare le cause che generano questi fenomeni.
Queste possono essere di due tipi: naturali e provocate dall’uomo. Le cause naturali sono molto più rare di quelle legate ai comportamenti dell’uomo. I fenomeni provenienti dall’ambiente naturale che possono provocare un incendio sono infatti solamente tre: fulmini, eruzioni vulcaniche e autocombustione e quest’ultima è impossibile nel clima mediterraneo. Oltre a questa causa, che quindi non ci riguarda,
gli incendi causati dal magma proveniente dalle eruzioni vulcaniche accadono unicamente in prossimità di un vulcano. Il fuoco scatenato da un fulmine dunque è la causa in natura più probabile.
Gli incendi causati dall’uomo sono di due tipi: colposi o dolosi. Il primo tipo riguarda tutti quegli incendi dovuti a comportamenti imprudenti nelle zone boschive, come accendere un fuoco e non completare nel modo giusto il cerchio di pietre che lo delimita, o non completarlo affatto. Un altro modo molto comune però è quello anche
legato al problema dei rifiuti, cioè abbandonare mozziconi di sigaretta nel bosco o vicino a erba secca e sterpaglie. Questi quindi sono provocati in modo involontario, senza l’intenzione di scatenare le fiamme. Gli incendi di altro tipo sono chiamati dolosi, e sono di tipo volontario, spesso mossi da motivi di protesta. Nel primo caso si bruciano aree boschive vicino a campi coltivati, in modo da ampliare in modo
illegale le colture e, di conseguenza, aumentare i guadagni. Poi c’è chi usa appiccare un incendio solo per farsi notare e lanciare un messaggio, e, anche in questo caso, se lo scopo è nobile, non giustifica sicuramente i mezzi.
Una volta analizzate le cause dobbiamo, però, guardare anche le conseguenze. I danni dovuti agli incendi coinvolgono la vegetazione, la fauna, il suolo, l’atmosfera e il paesaggio. L’entità del danno dipende dal comportamento della fiamma, dalle caratteristiche di essa e dell’ambiente interessato dall’incendio. Le tipologie di danni sono due, distinguibili dai diversi effetti che hanno nel tempo. Il primo tipo comprende
tutti i danneggiamenti avvenuti durante la combustione o subito dopo. La seconda classificazione indica eventi negativi che avvengono settimane o anche mesi dopo, come fenomeni erosivi o dispersioni di fumi. Molti di questi danni poi contribuiscono all’inquinamento ed al cambiamento climatico tramite la dispersione di sostanza dannose per l’ambiente.
I danni di un incendio però non sono solo negativi, ad esempio, la struttura temporaneamente più sottile della foresta, il suolo privo di vegetazione e il ricco apporto di sostanze nutritive nella cenere offrono vantaggi per molte piante, che a loro volta favoriscono gli animali, soprattutto insetti e aracnidi. Prendiamo come
esempio un incendio avvenuto a Leuk, in Svizzera, nel 2003. Se subito dopo l’evento sono cresciute numerose piante erbacee, negli strati inferiori hanno iniziato a prevalere le graminacee. Gli alberi come il pioppo, il salice e la betulla si sono diffusi rapidamente. Anche 10 anni dopo l’ evento estremo, la diversità delle specie era
ancora significativamente maggiore rispetto alla vicina foresta mista di conifere. Nell’area bruciata è stato trovato un numero di specie di insetti a rischio d’estinzione notevolmente superiore rispetto alla foresta vicina. Trattasi di api selvatiche, cavallette e importanti colonizzatori del legno morto come i coleotteri. Quindi un incendio non è solo una catastrofe naturale, ma anche un’opportunità per la crescita della flora e della fauna in via d’estinzione.
A volersi informare, si trovano dunque le risposte necessarie a capire meglio il fenomeno degli incendi, tuttavia queste informazioni non ci sembravano ancora sufficienti. Ci siamo rivolti quindi al comandante del gruppo carabinieri forestali di Perugia, il Tenente Colonnello Carlo Saveri, che ci ha fornito una dettagliata analisi e
numerose informazioni preziose sul fenomeno degli incendi boschivi per quanto riguarda l’Umbria, e ci ha mostrato come l’Umbria sia cambiata e come le foreste in questo momento difficile, per quanto concerne l’inquinamento ed il cambiamento climatico, siano le nostre maggiori alleate.
Il lavoro del gruppo di cui il Colonnello Saveri è alla guida si occupa principalmente dell’indagine che segue l’incendio. Una volta sul luogo dell’incendio, bisogna risalire al luogo d’origine tramite il metodo delle evidenze scientifiche. Appena trovato il punto da cui si sono diramate le fiamme, è molto facile risalire al tipo di incendio
(colposo o doloso). Nel caso di un incendio colposo i danni sono molto gravi e lo sventurato che, non per propria volontà, lo ha scatenato si ritrova a dover risarcire danni civili e penali. Un caso delicato è quando viene applicato un incendio da persone con instabilità mentali, perché le modalità sono estremamente banali, l’uso
di un accendino ad esempio, e le motivazioni dietro al gesto sono poco chiare. Nella sua carriera il Colonnello poi ha avuto il sospetto che alcuni incendi venissero usati come motivo di protesta, o per porre attenzione su un tema. Il Colonnello ha anche fornito importantissimi dati e statistiche sugli avvenimenti incendiari. Ad esempio dai dati si ricava un grafico che indica la notevole riduzione degli incendi, anche se con andamento molto irregolare, dagli anni settanta in poi, più precisamente si è passati da avere 4200 ettari bruciati nel 1970 ad averne solo 900 nel 2024. Alcune immagini ci mostrano che quest’anno ci sono stati in Umbria 41 incendi boschivi, degno di nota è uno di essi, che ha coinvolto da solo ben 100 ettari vicino Spoleto.
Dobbiamo anche guardare l’effetto della riforestazione: i dati dei carabinieri forestali mostrano infatti che ha un fortissimo effetto. Per quanto riguarda tutta la nazione, nonostante l’Umbria sia una delle regioni con maggiore superficie boschiva, è anche una di quelle che ha registrato meno incendi, il che ci mostra una buona efficienza dei vigili del fuoco, dei carabinieri forestali e anche dei volontari. Oltre ai dati sul grande incendio di Spoleto, il Colonnello ci ha comunicato che l’Umbria in 75 anni, dal 1950 fino al 2025, ha aumentato circa del 25% la propria superficie boschiva.
Questo però, come si potrebbe credere, non vuol dire diminuzione di nuovi edifici, ma che molti territori prima brulli e spogli ora sono coperti di verde.
L’ incontro con il Colonnello Saveri, che ringraziamo, è stato estremamente formativo e ci ha permesso di approfondire le informazioni già in nostro possesso. Grazie a questo ora abbiamo potuto comprendere appieno il fenomeno degli incendi boschivi e divulgarlo con la maggior precisione possibile.