Chiesa e Ambiente: Un Dialogo per la Cura del Creato – Intervista con Annarita Caponera.

di Livia, Chiara e Matilde 2G, Liceo G. Alessi, Perugia

Referente: Chiara Fardella

Abbiamo avuto la possibilità di dialogare, seppure per via telematica, con la Presidente del Consiglio Ecumenico delle chiese cristiane di Perugia a proposito del rapporto con l’ambiente e delle emergenze climatiche. Forse Chiesa e Ambiente non sono così lontani come ci immaginiamo…

Quali sono le sue responsabilità e in cosa consiste il suo lavoro?

Sicuramente le mie responsabilità e il mio lavoro consistono in:

 1. Promuovere il dialogo ecumenico – Favorire la collaborazione e la comprensione tra le diverse confessioni cristiane presenti nel consiglio.

2. Coordinare le attività del consiglio – Organizzare incontri, eventi e iniziative comuni tra le chiese per rafforzare l’unità e la testimonianza cristiana.

3. Rappresentare il consiglio – Essere il punto di riferimento nelle relazioni con istituzioni civili, religiose e altre organizzazioni ecumeniche.

4. Facilitare la preghiera e la riflessione comune – Promuovere momenti di preghiera e meditazione condivisa tra le diverse tradizioni cristiane.

5. Sostenere progetti di solidarietà e giustizia sociale – Lavorare su iniziative di aiuto ai bisognosi, difesa dei diritti umani e promozione della pace.

6. Gestire le comunicazioni e i rapporti interni – Favorire il dialogo tra i membri del consiglio, gestire eventuali divergenze e garantire il buon funzionamento dell’organismo.

In altre parole il mio lavoro consiste nel mantenere vivo e attivo il dialogo tra le comunità cristiane di Perugia, stimolare la collaborazione pratica e spirituale, e testimoniare l’unità cristiana nella diversità. 

Ritiene che la cultura cristiana possa influire sui comportamenti della società di Perugia rispetto alle sfide ambientali? E quali mutamenti culturali andrebbero promossi  (stile di vita, valori…)?

Sì, la cultura cristiana può influire significativamente sui comportamenti della società di Perugia rispetto alle sfide ambientali. La fede cristiana promuove valori come la responsabilità, la cura del creato e la solidarietà, che possono tradursi in azioni concrete a favore dell’ambiente.

In particolare si può dire che l’influenza della cultura cristiana sulle sfide ambientali si manifesta in:

1. Custodia del Creato – Il principio della “custodia del creato” è centrale nella dottrina cristiana. Spinge i credenti a prendersi cura della natura come dono di Dio, incentivando pratiche sostenibili.

2. Responsabilità etica – La Bibbia insegna la responsabilità verso il prossimo e verso le generazioni future. Questo può tradursi in politiche e azioni per ridurre l’inquinamento e il consumo eccessivo di risorse.

3. Giustizia sociale ed ecologica – Le chiese cristiane spesso collegano la crisi ambientale alle disuguaglianze sociali, promuovendo uno sviluppo equo e sostenibile.

4. Spiritualità e semplicità di vita – La tradizione cristiana incoraggia uno stile di vita sobrio e consapevole, opponendosi allo spreco e al consumismo.

E inoltre i mutamenti culturali da promuovere possono essere:

• Stili di vita sostenibili – Incentivare la riduzione degli sprechi, l’uso di energie rinnovabili e la mobilità sostenibile tra i fedeli e la comunità.

• Valori di sobrietà e condivisione – Educare alla consapevolezza che il benessere non dipende dal possesso di beni materiali, ma dalla relazione con Dio, con gli altri e con il creato.

• Educazione ecologica nelle chiese – Promuovere momenti di formazione nelle comunità cristiane per sensibilizzare su temi ambientali e incoraggiare comportamenti responsabili.

• Preghiera e azione – Unire la riflessione spirituale all’impegno pratico, come il sostegno a politiche ecologiche, il volontariato ambientale e la sensibilizzazione pubblica.

La cultura cristiana ha quindi il potenziale per guidare un cambiamento positivo nella società perugina, integrando la tutela ambientale con i valori della fede. 

Quali obiettivi vi siete posti rispetto alle emergenze climatiche?

Come Consiglio Ecumenico delle Chiese Cristiane di Perugia, gli obiettivi rispetto alle emergenze climatiche possono articolarsi su diversi livelli, in linea con l’etica cristiana della custodia del creato e con l’urgenza di un impegno concreto per la giustizia ambientale. Ecco alcuni obiettivi che ci siamo posti:

1. Sensibilizzazione e formazione

• Promuovere la consapevolezza ecologica all’interno delle comunità cristiane, attraverso predicazioni, incontri di formazione e momenti di preghiera ecumenica per il creato.

• Diffondere l’enciclica Laudato Si’ e altri documenti ecumenici sulla cura della casa comune, per offrire una base teologica solida ai credenti.

• Educare le nuove generazioni alla responsabilità ecologica attraverso catechesi e attività per bambini e giovani.

2. Cambiamento degli stili di vita

• Promuovere la sobrietà e il consumo responsabile tra i membri delle chiese, incoraggiando scelte più sostenibili come il risparmio energetico, il riuso e il riciclo.

• Incoraggiare pratiche di mobilità sostenibile tra i fedeli, come l’uso del trasporto pubblico, la bicicletta o il car sharing per gli spostamenti verso i luoghi di culto.

• Ridurre lo spreco nelle chiese, adottando misure per limitare il consumo di plastica, migliorare l’efficienza energetica degli edifici religiosi e preferire prodotti a km 0 e biologici negli eventi comunitari.

3. Azione concreta e impegno sociale

• Partecipare a iniziative ecologiche locali, come giornate di pulizia degli spazi pubblici, piantumazione di alberi e tutela di aree verdi.

• Collaborare con associazioni ambientaliste e istituzioni per promuovere politiche di sostenibilità a livello cittadino.

• Sostenere progetti di solidarietà ecologica, come il supporto a comunità colpite da disastri climatici o l’adozione di iniziative di compensazione delle emissioni di carbonio.

4. Testimonianza ecumenica e spiritualità

• Organizzare preghiere ecumeniche per il creato, specialmente in occasione della Giornata Mondiale di Preghiera per la Cura del Creato (1° settembre) e del Tempo del Creato (1 settembre – 4 ottobre).

• Dare voce alle chiese nel dibattito pubblico su ambiente e clima, sottolineando il legame tra giustizia sociale e giustizia ecologica.

• Favorire la conversione ecologica come cammino spirituale, aiutando i credenti a riconoscere la bellezza e la sacralità del creato come dono di Dio.

Secondo la sua esperienza, le persone si sentirebbero pronte ad abbandonare abitudini e stili di vita per adattarsi alle nuove condizioni determinate dall’evoluzione del clima?

Secondo la mia esperienza come presidente del Consiglio Ecumenico delle Chiese Cristiane di Perugia, la disponibilità delle persone ad abbandonare abitudini e stili di vita per adattarsi alle nuove condizioni climatiche è una questione complessa. Da un lato, cresce la consapevolezza della crisi ambientale, anche grazie all’impegno delle comunità religiose e civili nel sensibilizzare sul tema. Dall’altro, il cambiamento delle abitudini è spesso ostacolato da resistenze culturali, economiche e psicologiche.

Elementi di resistenza al cambiamento possono essere:

1. Attaccamento alle comodità e alla routine – Molte persone trovano difficile rinunciare a consumi e stili di vita consolidati, come l’uso dell’auto privata, il consumo eccessivo di risorse o il fast fashion.

2. Scarsa percezione dell’urgenza – Nonostante gli eventi climatici estremi, alcune persone non avvertono immediatamente gli effetti della crisi ambientale sulla propria vita quotidiana.

3. Diffidenza verso i cambiamenti imposti dall’alto – Le misure ecologiche imposte da governi o istituzioni possono essere percepite come sacrifici forzati, soprattutto se non accompagnate da una vera educazione alla sostenibilità.

4. Ostacoli economici – Non tutti possono permettersi soluzioni sostenibili (ad esempio, acquistare cibo biologico, installare pannelli solari o comprare un’auto elettrica).

Segnali positivi di apertura al cambiamento ritengo che siano:

1. Crescente sensibilità etica e spirituale – Il messaggio della custodia del creato sta trovando sempre più ascolto nelle comunità cristiane, spingendo molti a rivedere il proprio stile di vita.

2. Nuove generazioni più attente – I giovani, spesso più consapevoli della crisi climatica, sono più propensi a modificare abitudini e a chiedere cambiamenti strutturali.

3. Esperienze di comunità ecologiche – Iniziative come orti condivisi, gruppi di acquisto solidale e parrocchie ecologiche dimostrano che il cambiamento è possibile quando si crea un senso di comunità e condivisione.

4. Eventi estremi che scuotono le coscienze – Ondate di calore, alluvioni e altri eventi meteo estremi stanno facendo comprendere a sempre più persone la necessità di adattarsi e ridurre il proprio impatto ambientale.

Come facilitare il cambiamento? Secondo me ci vuole:

• Educazione e accompagnamento – Piuttosto che imporre sacrifici, è più efficace mostrare i benefici di uno stile di vita sostenibile, anche in termini di benessere personale e relazioni comunitarie.

• Esempio concreto delle chiese – Se le comunità cristiane adottano pratiche sostenibili e ne mostrano l’efficacia, possono essere un modello per il resto della società.

• Creazione di alternative accessibili – Rendere le scelte ecologiche più facili e convenienti (trasporto pubblico efficiente, incentivi per il risparmio energetico, mercati locali accessibili) aiuta a superare le resistenze.

In sintesi, il cambiamento non è immediato e incontra difficoltà, ma ci sono segnali positivi e opportunità di azione concreta.