(Glasgow) COP26 – 100 mila miliardi, 90% dei Paesi verso Zero Net e – 30% di emissioni di metano. Sono questi i numeri “magici” che raccontano COP26 a seguito del Finance Day appena concluso.
Ma a ben vedere, si tratta ancora di bla bla bla: non si ha ancora nessun vincolo e, soprattutto, ci attendono ancora 9 giorni di trattative, durante i quali i negoziatori degli oltre 190 Paesi si aggireranno frenetici, giorno e notte, tra le sale dello Scottish Exhibition Centre.
Ma andiamo con ordine.
La finanza
Come abbiamo ricordato, protagonista della giornata di ieri è stata la finanza che dopo 6 lunghi anni di orecchie da mercante (a partire dall’Accordo di Parigi), sembra che si sia “accorta” che non solo gli investimenti – che per praticità definiremo – “green” sono necessari alla stabilità finanziaria, ma sono anche redditizi e potrebbero portare a un aumento del PIL globale del 2%.
Così la Gfanz, la grande coalizione di banche e più di 450 società da 45 Paesi, nata ad aprile per contrastare il global warming, composta da colossi come Hsbc, Bank of America e Santander, si è fatta sentire. La «Glasgow financial alliance for net zero», capitanata dall’ex governatore della Banca centrale inglese, Mark Carney, s’impegna a rispettare gli impegni presi dall’Accordo di Parigi con ormai il 40% degli asset finanziari globali e il peso di un patrimonio complessivo che vale 130mila miliardi di dollari. Come riporta il Financial Times, Carney ha affermato che “potrebbe fornire fino a 100 mila miliardi di finanziamenti per aiutare le economie a passare a Net Zero nei prossimi tre decenni”, ma si tratta del capitale complessivo dell’alleanza.
Nelle stesse ore, Rishi Sunak, il ministro delle finanze britannico, ha annunciato che Londra e il Regno tutto, voglioni diventare un centro finanziario a emissioni zero: le società quotate in borsa e tutti i fondi dovranno, a partire dal 2023 obbligatoriamente pubblicare il piano in cui spiegano come intendono procedere alla decarbonizzazione, fissando obiettivi su base annuale fino al raggiungimento degli obiettivi.
90% dei Paesi verso Zero Net
Nel primo pomeriggio Alok Sharma, presidente di COP26, ha annunciato che il 90% dei Paesi ha aderito a Net Zero, con una drastica diminuzione al 2030, per poi arrivare alla neutralità nel 2050. Il presidente ha mostrato una evidente soddisfazione, ma staremo a vedere a quanto ammonerà il taglio in questo decennio e cosa intenderà fare il 10% dei Paesi che non ha aderito. Sharma, ora che “il clima è mainstream” spera in una grande mobilitazione anche dei privati per investimenti nel settore della sostenibilità. Patricia Espinosa, segretaria esecutiva, in generale, rileva un maggior coinvolgimento della finanza e spera finalmente di poter raggiungere l’obiettivo di attivare nel 2022 il fondo da 100 miliardi di dollari all’anno (quello atteso dal 2015) per aiutare i paesi più poveri nella trasizione. “A questa Cop26 ho visto un grande cambiamento nel sistema finanziario, che ha capito che il cambiamento climatico è un grande rischio e che gli investimenti vanno fatti in un modo sostenibile. C’è un cambiamento visibile” ha affermato Espinosa
Il metano
Intanto i leader mondiali si sono impegnati a ridurre i livelli di emissioni di metano del 30% entro il 2030. John Kerry, l’inviato per il clima dell’amministrazione Biden, ha affermato che più di 100 paesi si sono uniti per raggiungere questo obiettivo. “L’amministrazione Biden – ha detto – vuole impegnarsi prima su pozzi di petrolio e gas, oleodotti e altre infrastrutture come parte della sua più ampia strategia per contrastare il cambiamento climatico”. Ha poi aggiunto: “L’obiettivo è eliminare oltre 0,2 °C di riscaldamento a breve termine tagliando il metano globale di almeno il 30% entro il 2030”. Un buon proposito detto dal rappresentante di uno dei principali emettitori del mondo, ma che non deve far distrarre dall’obiettivo di riduzione delle emissioni di CO₂. Il metano è infatti un gas serra causa dell’aumento di 0.5 °C della temperatura globale, come ha ricordato anche l’ultima edizione del Rapporto IPCC. Ogni molecola liberata nell’atmosfera contribuisce circa 26 volte di più al global warming di una molecola di CO₂, ma rimane nell’atmosfera per circa un decennio a fronte di un periodo di molte decine di migliaia di anni dei diossido di carbonio. Quindi la riduzione del 30% delle emissioni di metano, corrisponde all’abbassamento della temperatura di circa 0,1°C al 2050.
La protesta
Intanto dal proprio account Twitter, Greta Thunberg incalza la società civile e ricorda che il cambiamento non arriva se la voce dei cittadini non si fa sentire e invita tutti ad unirsi al climate strike di venerdì (Kelvingrove Park 11:00) e alla marcia per il clima sabato (11:30)
Time is running out. Change won’t come from these conferences like #COP26 unless there is big public pressure from the outside.
— Greta Thunberg (@GretaThunberg) November 2, 2021
Join the climate strike this Friday (Kelvingrove Park 11am), and the climate march Saturday (11.30am) to make your voice heard. Together we are strong. pic.twitter.com/BYoVHukkyM
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